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Andrea Galli per www.corriere.it
Nel 2012, Giacomo Oldrati era stato arrestato per violenze e sequestro di persona a danno di quattro donne: la fidanzata dell’epoca, una coinquilina e due amiche. I fatti erano avvenuti a Bologna, dove l’oggi 40enne si era momentaneamente trasferito. Oldrati aveva anche minacciato di morte le vittime assicurando che le avrebbe comunque fatte risorgere. Testuale. Nel 2018, il Tribunale di Bologna l’ha riconosciuto incapace di intendere e volere. Oldrati ha lasciato il carcere, pur se in libertà vigilata e con l’obbligo d’essere seguito dai medici per i suoi disturbi mentali. Ed è tornato a Milano, la città d’origine.
Nel primo pomeriggio di martedì, l’ultima sua fidanzata si è lanciata dal balcone al secondo piano, nuda, in fuga dal persecutore che l’aveva obbligata a immergersi nella vasca da bagno piena fino all’orlo di acqua gelata. Puro caso che si sia «soltanto» ferita (ne avrà per quaranta giorni).
Oldrati, non senza fatica — ha aggredito un agente, hanno dovuto bloccarlo con lo spray al peperoncino talmente era fuori asse —, è tornato in galera. Prima della vasca da bagno, da giorni, forse da settimane se non addirittura di più, aveva picchiato la compagna, una 26enne ugualmente italiana, con schiaffi, pugni, calci: lei non l’aveva mai denunciato, nel timore passasse dei guai.
Per il compagno, per una relazione nella quale credeva, aveva anche litigato con i genitori, i quali non «volevano» quella storia e invano avevano provato a portar via la figlia dall’appartamento di via Biella, nella periferia della Barona, di proprietà del nonno del 40enne. Avevano fatto l’ultimo tentativo tra domenica e lunedì, dopo aver saputo che Oldrati, esplodendo durante un periodo apparentemente tranquillo, aveva cominciato da capo. Uguale identico. Da dietro la porta, sia l’uomo che la ragazza avevano urlato ai due di andarsene e lasciarli perdere.
Fermo restando che, al momento, ci sono tre (vecchie) perizie psichiatriche omogenee nel riconoscere nel paziente Giacomo Oldrati «un’alterazione provocata da sindrome bipolare», e dunque ogni descrizione è viziata all’origine, il soggetto è il seguente. Oldrati ha un forte amore per la Katana, la spada giapponese (ne possiede due e per esse nutre un’enorme devozione), e in generale è un cultore dell’Oriente, o almeno un presunto cultore, convinto d’essere un esperto di religioni e filosofie asiatiche. Dopodiché, è appassionato anche di acquari. Ai tempi di Bologna, gli investigatori avevano accertato che avesse drogato le donne con cocktail allucinogeni a base di corallo polverizzato, per appunto estratto dal suo acquario.
Dall’appartamento di via Biella, sembra che i litigi e le urla non potessero passare inosservati, nel senso che i vicini di casa hanno sentito, ma la maggioranza si sarebbe ben guardata dal chiamare le forze dell’ordine. Martedì mattina, la 26enne ha telefonato al lavoro annunciando che stava male e non sarebbe potuta arrivare in ufficio. Forse Oldrati le aveva proibito di uscire di casa, in previsione nell’immersione nell’acqua gelida. Così è avvenuto. Erano le 14. La ragazza è stata «spinta» nella vasca. Ha chiesto, a ripetizione, di essere liberata. Oldrati, ovviamente, ha detto di no.
Quando s’è distratto, spostandosi nel soggiorno, la 26enne è corsa in direzione del balcone. S’è aggrappata alla ringhiera con l’obiettivo di calarsi sul balcone sottostante. Non ha mantenuto la presa, forse a causa delle mani bagnate, ed è precipitata sull’asfalto. C’era una donna, in strada, l’ha soccorsa e accompagnata nel primo negozio.
Il commerciante le ha prestato una giacca per coprirsi, poi ha chiamato la polizia. La ragazza zoppicava, una conseguenza della caduta; ma aveva ematomi in viso, causati dalle botte di Oldrati, il quale se n’è rimasto tranquillo nell’abitazione, incurante di accertarsi delle condizioni della fidanzata. I poliziotti hanno bussato e il persecutore s’è preparato per caricare a testa bassa.
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