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Alberto Flores d’Arcais per la Repubblica
Chloe Melas è una giornalista della Cnn, 32 anni, una carriera iniziata in un sito dedicato ai "vip" di Hollywood, che l' ha poi vista conduttrice del programma "The Gossip Table" e collaboratrice di diversi programmi tv.
Una reporter (e volto televisivo) che con il mondo delle "celebrities" ha avuto sempre a che fare, con dozzine di interviste e incontri con star di ogni genere. Non aveva mai avuto problemi, fino a quando lo scorso anno andò sul set dove si girava Going in Style, film con Alan Arkin, Michael Caine e Morgan Freeman. Ed è proprio quest' ultimo che è diventato il protagonista di un' inchiesta della stessa Chloe Melas: che sulla Cnn ha rivelato come decine di donne sarebbero state sessualmente molestate dal più amato attore afro-americano.
Ma protagonista è anche Chloe, perché l' inchiesta su Freeman "molestatore" (l' attore ha chiesto pubblicamente scusa, negando però qualsiasi tipo di violenza) ha preso il via proprio da un commento «poco opportuno» dell' attore miei confronti della giornalista. Lo ha raccontato lei stessa in una conversazione pubblicata ieri dal New York Times, in cui spiega come tutto ebbe inizio da quell' incontro sul set.
«Sul lavoro non mi era mai capitato prima di allora di sentirmi così imbarazzata, anche se ho intervistato decine e decine di persone famose. Nessuno, fino ad allora, si era mai permesso di superare i limiti, quella fu la cosa che mi colpì subito».
Quando andò sul set Chloe era incinta (poche settimane dopo sarebbe entrata in maternità) e rimase di sasso quando Freeman la scrutò da cima a fondo diverse volte con qualche commento di troppo, tipo «vorrei essere lì», frase che finì per essere registrata in video. Tornata in redazione la reporter parlò dell' accaduto alla Cnn e i suoi capi le dissero di rivolgersi all' ufficio del personale.
Visto che la tv "all-news" è proprietà di Time Warner, società della quale fa parte anche Warner Bros. (la casa di produzione di Going in Style) la vicenda venne inoltrata alla casa madre. Dove venne accantonata perché, ricorda Chloe, «c' era solo quella frase registrata e altri impiegati della Warner Bros. dissero di non aver sentito alcun commento».
La giornalista della Cnn andò poi in maternità, portandosi dietro quella spiacevole sensazione e qualche spiffero, raccolto qua e là, sui modi "poco opportuni" con cui Morgan Freeman era solito approcciare le donne con cui si trovava a lavorare.
Una volta tornata al lavoro dopo la nascita del figlio, fu da quegli spifferi che decise di ripartire, chiedendo alla Cnn il via libera per iniziare ad indagare sui comportamenti dell' attore afro-americano. La tv diede l' ok, le affiancò (per evitare conflitti di interesse o situazioni spiacevoli) un' altra reporter e l' inchiesta prese il via.
Quasi negli stessi giorni in cui stavano esplodendo il caso Weinstein e il movimento #metoo («ma quando ho iniziato ad indagare, di Weinstein ancora non si sapeva nulla», ha spiegato Chloe) e andando alla ricerca di tutte le possibili vittime di 'molestie. da parte di Freeman. Sei mesi di indagini giornalistiche, decine e decine di interviste con donne che avevano avuto a che fare con lui e infine la pubblicazione, a poche ore di distanza dall' arresto di Weinstein.
Lui, Morgan Freeman non ci sta ad essere paragonato al produttore: «Sono sconvolto dal fatto che i miei 80 anni di vita rischiano di essere distrutti dai resoconti dei media. Tutte le vittime di aggressioni e molestie meritano di essere ascoltate. Ma non è giusto equiparare gli orribili episodi di violenza sessuale con complimenti mal riposti e umorismo fuori luogo. Non ho aggredito alcuna donna, non ho mai offerto lavoro in cambio di sesso».
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