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OMEOPAZZIA! - E’ MORTO IL BAMBINO DI SETTE ANNI CURATO PER QUINDICI GIORNI CON PREPARATI ALTERNATIVI PER UN’OTITE - I GENITORI, CHE NON L’HANNO PORTATO SUBITO IN OSPEDALE, ORA VOGLIONO DENUNCIARE L’OMEOPATA - BASTAVA UN ANTIBIOTICO A SALVARE IL PICCOLO: PERCHE’ I GENITORI NON SONO ANDATI DA UN PEDIATRA?

Paolo G. Brera per “la Repubblica”

 

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«Dritto laggiù, un paio di chilometri fino al burrone». Bisogna risalire le colline a Villa Betti di Monteciccardo, nell' interno di Fano, e poi discendere uno sterrato fino alla Rupe del Falco per trovare la bifamiliare in cui si è rintanato il dottor Massimiliano Mecozzi, medico omepata con studio a Pesaro e a Fano. Ha staccato il cellulare, disattivato i numeri fissi. Eccolo nel patio sul retro, seduto con la famiglia al sole caldo del pomeriggio. «Non abbiamo nulla da dire. Faranno denuncia? Beh, è comprensibile», e via, dietro la porta finestra che conduce in casa.

 

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Centodieci chilometri a sud, all' ospedale pediatrico Salesi di Ancona, Francesco è volato via tra le onde arancioni e i pesciolini a strisce disegnati nella rianimazione. Aveva 7 anni, e un' otite «provocata da germi di tipo comune», spiega affranto il primario Fabio Santelli che alle 10.40 di ieri mattina ha decretato il decesso. Era una di quelle otiti «che si curano facilmente con un normale antibiotico », dice. E invece Francesco l' ha ricevuto troppo tardi, l' antibiotico, e ieri mattina Santelli ha dovuto avvertire i familiari di aver constatato la morte cerebrale.

 

Per due settimane i genitori - questa mamma esile e distrutta dal dolore, che ora percorre il corridoio tra una spalla su cui piangere e un abbraccio in cui nascondersi; e questo padre giovane che non ha mai abbandonato il capezzale del figlio - hanno affidato la salute del loro bimbo al dottor Mecozzi, omeopata della Rupe del Falco.

 

«La nostra famiglia è stata distrutta dal suo delirio di onnipotenza. L' omeopatia non c' entra. C' entra solo lui, e solo lui pagherà. Dedicherò i giorni che mi restano da vivere per vederlo condannato », ha detto venerdì il nonno materno, Maurizio, al Resto del Carlino. Le carte sono già in procura ad Ancona e Urbino, che procede contro ignoti per omicidio colposo. Sono partite segnalazioni da entrambi gli ospedali in cui Francesco è arrivato troppo tardi per essere salvato.

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La magistraturà vaglierà la posizione del medico ma anche quella dei genitori, una coppia di commercianti di Cagli che ha altri due bambini. «A Urbino - ricostruisce il dottor Santelli - Francesco è giunto martedì pomeriggio con un indice di Glasgow di 11: coma lieve o medio.

 

Intubato e sedato, è arrivato da noi ad Ancona alle 5.30 della mattina successiva, e l' indice era precipitato a tre: coma molto grave». L' infezione era estesa al cervello. Lo hanno operato per asportare l' ascesso sottopondendolo a una terapia antibiotica ad ampio spettro. Tutto inutile: ieri pomeriggio i genitori hanno dato l' assenso all' espianto degli organi.

 

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Non c' era nessun super virus invincibile, solo normalissimi germi che un buon antibiotico avrebbe sconfitto facilmente, spiega Santelli. La famiglia, ieri, era devastata e infuriata: «Denunceremo senz' altro il medico omeopata». Per due volte, ha raccontato nonno Maurizio, con Francesco che aveva febbre a 39 e poi vomito, il dottore l' ha visitato tranquillizzandoli; e anzi spaventandoli sulle conseguenze di un eventuale ricovero e di trattamenti con tachipirina e antibiotici: «Lo renderebbero sordo e rischierebbe il coma epatico».

 

Un' ostinazione durata fino a martedì, quando Francesco ha perso coscienza e la mamma ha inviato un video all' omeopata: «Ha detto che se proprio ci tenevamo non si opponeva al ricovero ». Quando Francesco è stato operato al Salesi, l' ascesso aveva già compresso il cervello.

 

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«Ai genitori - dice Santelli - abbiamo detto subito che la situazione era gravissima: rischiava lesioni importanti o il coma irreversibile e la morte cerebrale. Venerdì mattina l' encefalogramma era a bassissimo voltaggio. Ieri, purtroppo, non c' era più attività elettrica ». «Non conosco le ragioni del collega, le spiegherà alla magistratura - dice Marco Del Prete, presidente dell' Associazione italiana di omotossicologia - ma ha commesso un errore. Bisognava dare l' antibiotico, punto e basta».