
DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI…
Rita Cavallaro per “Libero quotidiano”
E tra le carte di Mafia Capitale spunta il «nano feroce». Lo chiama così Massimo Carminati, non fa mai il suo nome, ma potrebbe trattarsi di una persona molto in alto, probabilmente un politico mai sfiorato dall’inchiesta. La circostanza è riportata nell’informativa dei carabinieri del Ros, che stanno indagando per dare un nome all’uomo che poteva oscurare altre pedine importanti per il clan del Nero. Soprattutto Luca Gramazio, il consigliere regionale di Forza Italia sul quale il ras delle coop rosse Salvatore Buzzi e il Cecato puntavano per i loro affari.
la cupola di mafia capitale carminati
Del «nano feroce» Carminati parla riguardo a un incontro che «Mister X» aveva chiesto con un sodale. Il Nero voleva far intercedere il consigliere forzista con l’uomo misterioso «affinché rinunciasse alla convocazione del sodale giallorosso» visto che quella mossa avrebbe significato un «depotenziamento» di Gramazio e questo avrebbe nuociuto agli interessi del sodalizio.
«E allora te dico la verità, io preferirei proprio evitare perché tanto abbiamo più o meno capito pure quello che cazzo vuole, allora poi preferisco comunque non mettere in mezzo lui», dice a un altro arrestato, riferendosi a Gramazio, «perché potrebbe poi trovarsi in difficoltà di fronte ad un rifiuto, capito?». L’interlocutore è d’accordo con il ragionamento del Nero: «eh… lo depotenziamo e basta».
Un’intercettazione, questa, che dimostrerebbe il peso politico del «nano feroce», riuscito finora a rimanere fuori dall’inchiesta. Gli inquirenti stanno inoltre cercando di localizzare il denaro dell’organizzazione, probabilmente nascosto in conti segreti esteri. Ieri, invece, Buzzi è tornato a parlare, collegato in videoconferenza nell’udienza della sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Roma, durante la quale i giudici dovevano decidere per la confisca dei beni.
L’uomo delle coop ha difeso Carminati, definendolo «una brava persona» e minimizzando l’azione corruttrice delle tangenti che riguarderebbe, semmai, «solo il 3% del fatturato», dell’ammontare di 16 milioni di euro. A lui andava «solo» uno stipendio da 200mila l’anno. Buzzi, dal carcere di Nuoro dove è detenuto dallo scorso dicembre con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, ha prima parlato del Nero e del suo rapporto con l’ex Nar: «Massimo è una brava persona, con me si è comportato sempre bene perché avevo procurato lavoro alla cooperativa, avevo fatto ottenere una fornitura di pasta a costi vantaggiosi».
Poi è passato alla questione affari: «Ammettendo che ci sia stata corruzione questa riguarda solo il 3 per cento del fatturato della cooperativa. Quindi poca cosa. La cooperativa ha 16 milioni di euro di liquidità ed aveva un giro d’affari di sei milioni l’anno. Quindi il 3% del fatturato è un’inezia». Inoltre ha precisato che la sua casa, pagata 910mila euro, è stata comprata con denaro «pulito» e non con soldi di provenienza illecita, come sostengono i magistrati. Al vaglio dei giudici pure la richiesta di misure di sorveglianza speciale e la confisca di beni per altri nove indagati. Oggi sono attesi nuovi interrogatori.
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