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Moira Di Mario per “il Messaggero”
È giallo all'Idroscalo di Ostia per il ritrovamento del cadavere di una donna. Il corpo, completamente nudo e in avanzato stato di decomposizione, era incastrato tra gli scogli a destra dell'imboccatura del porto, nella parte più a nord verso terra.
A scoprirlo, ieri dopo le 12,30, è stato un abitante della zona mentre cercava di prelevare alcuni pezzi di legno e tronchi scaraventati contro i massi dalle mareggiate dei primi giorni di dicembre. L'uomo ha chiamato immediatamente la guardia costiera che insieme agli agenti del X Distretto Lido, delle volanti e agli uomini della Polizia Scientifica hanno circoscritto e chiuso l'area per recuperare il cadavere.
LA DATA Secondo una prima ipotesi investigativa, ancora tutta da confermare, il corpo senza vita della donna sarebbe stato trascinato dalla corrente verso il porto proprio durante i tre giorni di forti mareggiate che hanno flagellato la costa di Ostia: il 5, 6 e 7 dicembre scorsi. Il cadavere potrebbe essere stato addirittura spogliato dai marosi. Finito prima contro gli scogli e poi il mare in burrasca, con onde fino a tre metri, potrebbe averlo sollevato oltre la prima barriera di sassi, depositandolo e incastrandolo tra i massi dove è stato trovato ieri.
Quei poveri resti, sarebbero rimasti lì forse ancora a lungo: una parte in acqua e l'altra nascosta dai detriti e dai rifiuti trascinati dalle mareggiate. È ancora presto per stabilire da dove sia arrivato quel corpo e soprattutto se la donna fosse già morta prima di finire in mare. Il medico legale e la Scientifica sono al lavoro per cercare di fare luce su quello che si prospetta come un vero e proprio giallo. Ma la lunga permanenza in mare non facilita il riconoscimento.
I DUBBI Fino a ieri sulla scogliera non sarebbero stati trovati i vestiti della donna. Pochi anche gli elementi che possono essere ricavati dal corpo. Da una prima sommaria analisi, i resti sembrerebbero appartenere ad una persona piuttosto giovane, forse addirittura minorenne, forse 16enne. Solo l'esame autoptico potrà fornire qualche risposta. C'è da capire se la donna sia caduta in acqua accidentalmente o si sia gettata intenzionalmente oppure sia stata abbandonata in mare dal suo assassino. Da chiarire anche il percorso che avrebbe fatto il corpo.
Le impronte digitali potrebbero essere utili solo se la pelle non è completamente macerata dall'acqua salata. L'esame tuttavia potrebbe rivelarsi vano. Se la vittima non è foto segnalata dalle forze dell'ordine, il cervellone del ministero dell'Interno non potrebbe che dare esito negativo. Stesso discorso per il Dna. Prelevarlo sarebbe utile solo nel caso in cui già risulti inserito nella banca dati nazionale della direzione centrale della Polizia criminale.
Intanto gli agenti del Commissariato Lido stanno passando al setaccio tutte le denunce di scomparsa presentate nelle ultime settimane a Roma e nei Comuni dell'hinterland capitolino. Tra le ipotesi c'è anche quella che il cadavere possa provenire dal Tevere, la cui foce si trova ad appena trecento metri dal luogo del ritrovamento
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