RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Francesco Specchia per “Libero quotidiano”
C' è un curioso effetto collaterale del Coronavirus: passata la buriana ecologista fatta di borracce di vetro, slogan verdi e guerra ai polimeri, torniamo ad essere -come diceva un vecchio detto- "bollicine della plastica in mano a divinità nervose". Nonostante il terrore del virus che dimorerebbe sulle "superfici lisce" (vetro e metallo soprattutto) per almeno 9 giorni, riecco la plastica fare irruzione, prepotente, nelle nostre vite. L' accurato reportage di Piazzapulita su La7 in un reparto ospedaliero di terapia intensiva ha reso plasticamente -scusate il bisticcio- l' idea del cambio di paradigma: mostrava un impressionante garbuglio di corpi malati e intubati, di provette, di fili aggrovigliati come serpenti tra mascherine, di drappelli di infermieri in tute (di plastica) e respiri mozzati.
MASCHERINA E BOTTIGLIA DI PLASTICA IN TESTA PER DIFENDERSI DAL CORONAVIRUS
La plastica, dunque, come ultimo baluardo della resistenza. Appare un tantino sfocata, oggi, la foto di Ursula Von Der Leyen e Greta Thunberg, le amazzoni del compostabile, che levano le loro voci verso l' investimento ambientalista da 1000 miliardi di euro ora procrastinato al 2050; e che organizzano la cancellazione del Plasmix, la plastica non riciclabile- a vantaggio di un mondo biodegradabile. Fino a qualche mese fa, anche giustamente, era tutto un tripudio di New Green Deal: si offrivano incentivi a chi rispolverava recipienti in vetro e terracotta; si elevava la plastic tax a indispensabile tributo etico ecc ecc.
Oggi, invece, in tempi di emergenza epidemica, la salute della Terra slitta in second'ordine rispetto a quella degli uomini. E la plastica diventa una sorta di mantra inconsapevole, di elemento salvifico, di timone nella tempesta del contagio. Per dire.
Onde evitare il propagarsi del Covid-19, la catena Starbucks ha sospeso in Nord America l' utilizzo delle tazze personali, che comportavano per il cliente uno sconto di 10 centesimi sulle bevande, iniziativa lanciata nel 2010 per ridurre il consumo di bicchieri di carta usa-e-getta; e ha ripristinato tazzine e bicchieri monouso, in plastica. Le scuole alla prossima (speriamo) riapertura delle mense sostituiranno i cestoni per il pane e la frutta in sacchettoni. Di plastica.
L' Unionplast ha chiamato a raccolta le aziende italiane produttrici di stoviglie in plastica monouso per distribuirle negli ospedali e nei presidi delle Zona Rossa. A Pechino si vendono scudi di plastica tra sedili anteriori e posteriori, a separare la zona del conducente da quella dei passeggeri; mentre nei ristoranti di Hong Kong vanno di moda i "separè trasparenti anti-contagio", ovviamente in plastica.
E decine di migliaia di flaconi -in plastica- di disinfettanti e antibatterici sbarcano ogni giorno nei negozi, tra gli uffici, nelle mense: la loro confezione, la loro forma, si è insinuata naturalmente nel nostro quotidiano spazio fisico, nelle nostre tasche tra il portafoglio, il telefonino e -per alcuni- lo spazzolino da denti (anch' esso in plastica).
Nel nostro immaginario si sta sfarinando l' immagine della giovane Greta Thunberg e riprende a troneggiare quella del vecchio Giulio Natta, Nobel per la Chimica che diede al polimero una dignità che sembrava persa nella furia dell' economia circolare. Beninteso: l' eccesso di plastica va combattuto per ridare ossigeno a un mondo che abbiamo preso in prestito ai nostri figli. Ma la comune opinione si domostra, come sempre, volatile quanto una zaffata di etilene. Diceva Marcello Marchesi: «Questa è l' epoca della plastica. Memoria di plastica, classe di plastica, raccomandato di plastica. Sembra pesante è leggera, sembra cedevole è resistentissima. Insomma, è l' epoca di tutto ciò che sembra ma non è». Per l' appunto...
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