DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Zita Dazzi per “la Repubblica”
Avrebbero preferito un ascensore di cristallo alto 70 metri per portare i turisti di Expo in cima al Duomo, alla modica cifra di dieci euro a cranio. Ma visto che il Ministero dei Beni culturali ha bocciato il progetto, la Veneranda Fabbrica che da secoli veglia sulla cattedrale simbolo della città, ha trovato un sistema alternativo per spremere i visitatori: un biglietto da 2 euro per entrare nella basilica più celebre di Milano. ll cartello lo spiega chiaro a cinesi e giapponesi che arrivano in Duomo dopo le scorribande fra i padiglioni: «Ingresso Cattedrale Solo Con Biglietto 2 euro ».
I turisti, pratici di visite alle chiese a pagamento di tutto il mondo, si rassegnano e mettono mano al portafogli. Quelli che si arrabbiano sono gli altri, i fedeli milanesi, increduli del “pedaggio” introdotto dal primo maggio. Senza preavviso e senza tener conto che per entrare in San Pietro non si paga un centesimo. Il cartello spiega anche in inglese che la “admission free” è solo domenica, quando ci sono le messe. «Ma scusi, io mi devo confessare. Come sarebbe a dire che devo pagare due euro per farlo?», protesta la signora Adelina Formasetti, 80 anni suonati, accompagnata dalla badante peruviana, che la scorta in cattedrale. La signora Adelina viene informata della “svolta commerciale” del Duomo, con le rassicurazioni del caso: «Sciura, se deve pregare, entri pure dall’ingresso di servizio. È solo per i sei mesi di Expo. Poi si vedrà».
In questi giorni di delirio turistico, il Duomo, montagna di 108 metri in marmo di candoglia, invece degli abituali 7-8mila visitatori, ne vede almeno il doppio. Così, i dirigenti della “Veneranda” hanno deciso di mettere la città davanti al fatto compiuto. Da un giorno all’altro, sono spuntate le transenne sul sagrato e una folla di commessi alti e nerboruti che hanno cominciato a fare i buttafuori. «Chi non paga, non può entrare, a meno che ci sia una funzione sacra o che si debba confessare ».
E chi ha questo scrupolo, deve fare il giro ed entrare dalla porta laterale, in via dell’Arcivescovado. «Vede? Laggiù. Non protesti con me, perché sono ordini dall’alto», indica il custode. Per entrare in chiesa da fedeli, bisogna percorrere 160 metri lungo la facciata sud della chiesa, scavalcando le code dei turisti davanti alle biglietterie. All’interno della “zona preganti”, poche silenziose anime che si inginocchiano a lato del Ciborio sorvegliato dalle statue dei santi patroni, Ambrogio e Carlo. Anche la tomba del cardinal Martini è insolitamente deserta.
«Il mio nome non lo metta, ma questo biglietto d’ingresso ha creato un caos tremendo e ha fatto anche diminuire i fedeli», si lamenta l’anziano confessore che alle tre del pomeriggio sgattaiola fuori dall’area riservata al clero e ai preganti, transennata e presidiata da uno stuolo di commessi. «Già prima, non c’erano le folle — continua il monsignore — Ma adesso, ne vediamo meno del solito. E quelli che vengono, si lamentano perché si sentono in gabbia». Nell’area “protetta” per i fedeli — un quarto della chiesa, navata sinistra davanti all’abside — ci sono due o tre persone di mattina, una decina nel pomeriggio. Nella navata di fronte, invece, fiumi di turisti dai quattro continenti, che scattano selfie davanti a qualcuna delle 1100 statue del Duomo.
IL PROGETTO DI UN ASCENSORE SUL DUOMO DI MILANO
I commessi, controllano i varchi, come fossero al confine di uno Stato autonomo. «Ce ne sono di furbi, sa? — confida uno — Fingono la crisi mistica, entrano gratis, e poi cercano di scavalcare per andare a vedere la chiesa come quelli che pagano». Fuori dall’ingresso di servizio riservato ai fedeli, si allunga una comitiva di studenti francesi. Li accompagna la professoressa Lucia Bagianti, liceo linguistico “Setti Carraro”, che per ottenere un salvacondotto va anche a parlare con la segretaria dell’arciprete. «Non c’è stato nulla da fare: in gruppo non ci fanno passare — confida la prof sconsolata — Ma noi entriamo col trucco: due alla volta, facendo finta di dover pregare».
IL PROGETTO DI UN ASCENSORE SUL DUOMO DI MILANO
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