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emanuele filiberto con una misteriosa ragazza 2
Michela Tamburrino per “la Stampa”
Vittorio Emanuele oggi si dice soddisfatto, addirittura contento. Si è fatto raggiungere dai parenti stretti e con la moglie e la sorella Maria Gabriella di Savoia festeggia in montagna. «Finalmente giustizia è compiuta. Per me, per i miei cari, per coloro che mi sono stati vicini in questi anni difficili e, soprattutto, per coloro che hanno compiuto e il mio stesso cammino e che non dovranno compierlo mai più».
La notizia che campeggia sul «Giornale» riporta del riconoscimento quantificato nella somma di 40.000 euro dovuti per l’ingiusta detenzione subita nel 2006. Associazione per delinquere, corruzione, sfruttamento della prostituzione i capi ’accusa nell’inchiesta di Potenza diretta dall’allora Pm Woodcock. A parlare oggi è Emanuele Filiberto che ha preso in mano la situazione.
EMANUELE FILIBERTO DI SAVOIA TRAVESTITO DA DALIDA
Come si sente suo padre?
«Ha trascorso anni molto difficili e ora è contento. Il suo pensiero però va a coloro che non hanno la possibilità di difendersi e che vedono le loro famiglie distrutte. Perciò questo risarcimento sarà devoluto a un’associazione italiana che stiamo individuando, capace di prendersi cura e di dare voce a persone deboli che si vedono trattate in questo modo».
Parliamo di sette giorni di detenzione.
«Di un mese di arresti domiciliari e di tre mesi con il divieto di espatrio. Soprattutto parliamo di uno sputtanamento mondiale per un fatto che non sussiste e parliamo anche di 40.000 ero che dovranno uscire dalle tasche dei contribuenti. Poi mi piacerebbe sapere quanto è costata agli italiani questa inchiesta. Decine di milioni buttati».
VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA E MOGLIE MARINA DORIA
Un risarcimento congruo?
«Una cifra che noi spenderemo nel migliore dei modi. Mio padre da quell’esperienza non si è mai più ripreso».
Quanti anni aveva Vittorio Emanuele all’epoca dei fatti?
«Settanta. Una persona forte che aveva i mezzi per difendersi. Comunque ne è uscito molto indebolito. Quando lo vidi non lo riconobbi. Lo sedavano per farlo parlare, in cella c’erano telecamere pronte a carpire chissà che cosa».
E sua madre?
«Ha condiviso la stessa sorte per stargli vicino, a casa e senza espatrio. Io invece fui indagato per pirateria informatica. E non ne sono mai stato informato ufficialmente. Non si possono trattare così le persone, non i principi, non i cittadini meno fortunati».
EMANUELE FILIBERTO MARINA E VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA
E adesso?
«Adesso spero che si faccia più attenzione perché quello che si vede qui in Italia non esiste altrove. Oggi c’è un grave problema con la giustizia che deve essere risolto».
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