yara gambirasio bossetti

ERGASTOLO PER MASSIMO BOSSETTI. DOPO DIECI ORE DI CAMERA DI CONSIGLIO, RICONOSCIUTO COLPEVOLE DELL'OMICIDIO DELLA TREDICENNE YARA GAMBIRASIO. -LO SFOGO: "È COME SE MI FOSSE PIOMBATO UNA CARRO ARMATO SULLA TESTA, AVEVO FIDUCIA NELLA GIUSTIZIA. E' ALLUCINANTE, NON SONO STATO IO"

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Repubblica.it

 

yara gambirasioyara gambirasio

Ergastolo per Massimo Bossetti. Dopo dieci ore di camera di consiglio, la Corte d'Assise torna in aula e rende noto il verdetto: l'uomo che è in carcere da due anni viene riconosciuto colpevole dell'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio. Lui, in piedi, ascolta la decisione e rimane impassibile. Poi, invece, con i suoi legali si sfoga: "E' una mazzatta grossissima, è come se mi fosse piombato una carro armato sulla testa, avevo fiducia nella giustizia. E' allucinante, non sono stato io".

 

massimo bossettimassimo bossetti

Impassibile la moglie, Marita Comi che però, appena fuori dall'aula, è scoppiata in lacrime abbracciando la sorella gemella del marito. "Fatti forza" le ha detto Laura Letizia Bossetti. In mattinata il muratore di Mapello aveva letto una lunga dichiarazione d'innocenza nella quale supplicava la Corte di ripetere il test del Dna.

 

marita bossetti marita bossetti marita comi bossetti marita comi bossetti

"Sarò uno stupido, sarò un ignorantone - aveva detto - ma non sono un assassino. Ripetete l'esame del Dna, se mi condannerete sarà il più grave errore del secolo". Sobrio il commento della madre di Yara: "Ora sappiamo chi è stato - ha detto al suo avvocato - non abbiamo mai avuto dubbi sulla sua colpevolezza".

La sentenza e i risarcimenti. Ergastolo dunque. I giudici, inoltre, hanno tolto a Bossetti la potestà sui tre figli, mentre non hanno accolto la richiesta del pubblico ministero, Letizia Ruggeri, che oltre all'ergastolo aveva chiesto anche l'isolamento. Il muratore è stato assolto, invece, dall'accusa di calunnia ai danni di un collega.

 

la casa di bossettila casa di bossetti

I giudici non hanno applicato l'isolamento diurno per sei mesi, come chiesto dal pm. Per quanto riguarda i risarcimenti, l'imputato è stato condannato a un risarcimento danni in questa forma: 400 mila euro per ogni genitore di Yara, 150 mila euro per ogni fratello di Yara e 18 mila euro per gli avvocati. In tutto quasi 1 milione e 300mila euro.

La Procura: "Siamo a metà strada". "Siamo arrivati a metà strada - ha detto il Procuratore di Bergamo, Massimo Meroni - nel senso che questa è una sentenza di primo grado, è stata un'inchiesta difficile e la collega Ruggeri è stata fantastica". E sulla prova del Dna - terreno di scontro tra accusa e difesa durante buona parte delle 45 udienze - è stata "decisiva".

 

Amareggiato, invece, è Claudio Salvagni, legale dell'imputato: "Siamo veramente convinti della sua innocenza, 45 udienze non hanno restituito nessuna prova a suo carico". Poi ha annunciato uno scontato ricorso in Appello. La madre Ester Arzuffi e la gemella di Bossetti sperano che nei successivi gradi di giudizio "l'innocenza di Massimo venga acclarata".
 

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Il ritrovamento. Le indagini sull'omicidio della tredicenne sono cominciate per davvero il 26 febbraio del 2011. Erano le 15.15, nella frazione Chignolo d'Isola (distante pochi chilometri dal luogo della sparizione, Brembate Sopra), quando un aeromodellista che non trovava il suo aeroplanino, si imbatté nel cadavere in stato di avanzata decomposizione.

 

letizia ruggeri pubblico ministero del processo yara bossettiletizia ruggeri pubblico ministero del processo yara bossetti

Era in un campo vicino a una zona industriale. Una visione che - dirà poi - non lo fece dormire per giorni. Quel cadavere ha parlato e ha restituito del liquido organico, la traccia genetica del muratore, ha detto in seguito la Procura. Tanto che alcuni poi definirono quella traccia 'la vendetta di Yara'. Il ritrovamento era avvenuto a 300 metri dal comando della polizia municipale dell'Isola Bergamasca, che era proprio il centro di coordinamento delle ricerche.

 

MASSIMO BOSSETTI MASSIMO BOSSETTI

Per giorni le persone assediarono la zona, chi portando fiori e biglietti con pensieri e preghiere, chi per scattare macabri 'selfie' su un'area aperta al pubblico sin dal giorno dopo e poi riaperta e richiusa più volte. Il 26 maggio, tre mesi esatti dopo, Yara venne riconsegnata alla famiglia, per riposare finalmente in pace.

Il dna. E' stata la prova regina del processo, come ha riconosciuto anche il Procuratore di Bergamo. Il gip che decise più volte che Bossetti doveva rimanere in carcere, Ezia Maccora, l'aveva definita "ottima". Nel fascicolo processuale è la "31G20" e fu trovata sugli slip e sui leggings di Yara.

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attraverso questa che si è risaliti prima a Ignoto 1, in seguito all'autista di autobus scomparso nel 1999, Giuseppe Guerinoni e, infine, alla madre di Bossetti, Ester Arzuffi (che ha sempre negato relazioni extraconiugali). La difesa ha sempre contestato la mancata corrispondenza tra il Dna nucleare, attribuito a Bossetti, e quello mitocondriale nella traccia la cui appartenenza non è stato possibile stabilire, il giudice Maccora era stato tranciante e così l'accusa e parti civili nel corso del processo: "Quel che conta è il Dna nucleare, che, stando agli esami scientifici, è di Bossetti". Sul Dna, comunque, è stata battaglia campale.

Un destino segnato da tre donne. Gli investigatori non vanno a caccia di madri o mogli infedeli. Ma ha ruotato attorno a questi aspetti, così intimi e personali nella vita di un uomo, la vicenda processuale di Bossetti. Costretto a scoprire di essere nato da una relazione extraconiugale (mai ammessa dalla madre) e a vedersi sbattuti in faccia i tradimenti della moglie (negli anni successivi però al 2010). Un'altra donna ha avuto un ruolo fondamentale, la pm Letizia Ruggeri. Mentre sullo sfondo è rimasta la più silenziosa, distrutta dal suo dolore, Maura, la mamma di Yara.

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