isis, attentato a dacca

L’ISIS HA COLPITO DACCA, LA CAPITALE DEL BANGLADESH: ALMENO 2 MORTI, TRA GLI OSTAGGI 6 IMPRENDITORI ITALIANI - CINQUE UOMINI ARMATI SONO ENTRATI SPARANDO ALL’IMPAZZATA E LANCIANDO MOLOTOV IN UN CAFÉ FREQUENTATO DA STRANIERI

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Raffaella Cagnazzo e Alessandra Muglia per corriere.it

 

ISIS, ATTENTATO A DACCAISIS, ATTENTATO A DACCA

Dacca ora è più vicina a Parigi. Il terrore ha colpito la capitale del Bangladesh. Al grido di «Allahu Akbar» un commando di almeno cinque uomini armati è entrato sparando all’impazzata e lanciando molotov in un café frequentato da stranieri nella zona diplomatica della città, a soli 100 metri dall’ambasciata italiana e non lontano dal luogo in cui nel settembre scorso fu ucciso il cooperante Cesare Tavella.

 

L'attacco alle 21 locali

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I terroristi sono entrati in azione attorno alle 21 locali (le 17 ora italiana) e si sono barricati all’interno dell’Holey Artisan Bakery, nel quartiere di Gulshan, prendendo in ostaggio almeno una ventina di persone. Tra gli ostaggi, secondo quanto riferito al Tg1 dall'ambasciatore italiana a Dacca, Mario Palma, ci sono 7 imprenditori italiani: uno di loro, riparatosi nel giardino retrostante il locale, è stato liberato. Tra gli ostaggi, ci sarebbero anche 2 coreani e un giapponese.

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Le vittime

Tra le vittime un poliziotto intervenuto subito dopo l’assalto e un collega. Un panettiere italiano che lavorava nel locale e riuscito a fuggire, ha fatto sapere di aver lasciato nel ristorante altri connazionali.

Polizia pronta al blitz

Imponente il dispiegamento delle forze dell'ordine. Secondo quanto riferito dall'ambasciatore Palma, nell'area ci sono oltre 2000 poliziotti pronti a entrare in azione: si tratta del corpo di élite della polizia anticrimine del Bangladesh (Rab). Le immagini delle tv locali mostrano gli agenti armati indossare i giubbotti antiproiettili e pronti al blitz.

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Le testimonianze

Il quotidiano locale Bangladesh Daily Star cita uno dello staff della cucina, Sumon Reza, riuscito a scappare. L’uomo ha raccontato che diversi assalitori armati sono entrati nel ristorante intorno alle 20.45 ora locale e hanno preso in ostaggio il capo cuoco. «Hanno lanciato diverse Molotov scatenando il panico», ha detto, aggiungendo che «erano armati di pistole, spade e bombe» e che «hanno gridato `Allahu Akbar´ prima di far esplodere le bombe». «Io sono riuscito a scappare in questa confusione».

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Un uomo d’affari, Md Suhrawardy, che vive nella zona, ha riferito di essere stato avvisato dalla sua famiglia che lo ha avvertito di non tornare a casa. Anche a lui hanno riferito di aver sentito urlare «Allahu Akbar» prima delle esplosioni.

 
Il ministro Gentiloni: «In contatto con le famiglie»

Farnesina in allerta sulla possibilità che ci siano nostri connazionali coinvolti nell’attacco al locale di Dacca. «Seguo momento per momento la situazione #Dakka. Ansia per gli italiani coinvolti, vicino alle famiglie» ha fatto sapere il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni con un tweet. E anche il premier Matteo Renzi ha fatto rientro a Palazzo Chigi per seguire più da vicino l’evolversi della situazione e gli sviluppi del sequestro in corso.

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La rivendicazione dell'Isis

L'attacco al locale Holey Artisan Bakery, nel quartiere di Gulshan, è stato rivendicato da un gruppo vicino all'Isis, Ansar-al-islam. In un messaggio diramato dall'agenzia di stampa Amaq, legata allo Stato Islamico, si legge che un commando ha «attaccato un ristorante frequentato da stranieri a Dacca, in Bangladesh». Nell’assalto - secondo quanto riferito dal Site, la società statunitense che monitora le attività jihadiste su Internet - sarebbero rimaste uccise oltre 20 persone di diverse nazionalità. Ma la notizia non è confermata da fonti ufficiali, che invece parlano di due poliziotti morti e almeno una quarantina di feriti.

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Scia di sangue

Paese a stragrande maggioranza musulmana (90%), il Bangladesh è laico sulla carta ma alle prese con una preoccupante regressione integralista, con un’ondata di omicidi mirati di intellettuali laici, atei, blogger, attivisti e minoranze. Nonostante alcuni siano rivendicati da Isis, come quello del cooperante italiano Cesare Tavella lo scorso settembre, finora il governo laico della premier Sheikh Hasina, ne ha attribuito la responsabilità a gruppi locali.