DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell'articolo di Lara Sirignano per www.corriere.it
La linea è comune: «Ero lì a passeggio. Con la violenza non c’entro nulla». Tre dei sette fermati per lo stupro di gruppo di una 13enne di Catania, comparsi davanti al gip per la convalida del provvedimento restrittivo, si difendono così. Non avrebbero preso parte agli abusi, si sarebbero trovati per caso ad assistere alla terribile violenza subita dalla giovanissima vittima.
Un quarto indagato, invece, ha preferito non rispondere. Il giudice non ha ancora deciso, probabilmente lo farà tra stasera e domani, mentre è tuttora in corso l’udienza di convalida dei fermi degli altri tre indagati che sono minorenni e quindi sono comparsi davanti al giudice dei minori.
In realtà uno di loro ha da pochissimo compiuto 18 anni, ma gli inquirenti ne hanno accertato l’età solo in un secondo momento. La sua posizione, per ora trattata insieme a quella dei due 15enni coinvolti, verrà poi stralciata e riunita al procedimento in corso a carico dei maggiorenni.
La Procura di Catania, che fino a domenica ha sentito la vittima, stamattina ha depositato altri atti che confermerebbero gli indizi finora raccolti a carico dei ragazzi, tutti egiziani. Tre sono stati riconosciuti dalla 13enne nel corso di due confronti all’americana, gli altri li avrebbe riconosciuti il fidanzato, immobilizzato e costretto ad assistere inerme allo stupro. Per i fermati le accuse sono di violenza sessuale di gruppo aggravata e violenza privata.
Secondo il racconto dell‘adolescente, mentre in due (un minore e un maggiorenne) la violentavano, gli altri guardavano la scena e tenevano fermo il fidanzato. «Ero terrorizzata, impanicata», ha raccontato ai carabinieri dopo la violenza.
La ragazzina è riuscita a liberarsi e chiedere aiuto e ha sporto denuncia descrivendo anche i violentatori. «Dicevo “smettila! Basta! Smettila», ha detto. «Poi alzando la testa mi sono accorta che dal soffitto del bagno, comunicante con gli altri due, vi erano due ragazzi del branco (uno a seguire l’altro) che ci guardavano».
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