
FLASH! – NONOSTANTE SIA FINITO NEL MIRINO DI FAZZOLARI (TRAMITE IL BRACCIO ARMATO, MARCO OSNATO), IL…
CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI! - SOTTO IL TITOLO “LA ROMANIA AL VOTO”, ALESSANDRA MUGLIA DEL “CORRIERE DELLA SERA” RICORDA CHE “MANCANO POCHE ORE AL VOTO PIÙ IMPORTANTE DELLA STORIA POST-COMUNISTA DELLA ‘BULGARIA’”. CHE INVECE DELL’AEREO PER BUCAREST ABBIA PRESO QUELLO PER SOFIA? - EDITORIALE DI PRIMA PAGINA DEL DIRETTORE DELLA “VERITÀ”, MAURIZIO BELPIETRO: “CLAUDIO DESCALZI È PROBABILMENTE IL MANAGER PIÙ COMPETENTE IN MATERIA DI ‘ENERGIA DI CUI L’ITALIA DISPONGA’”. QUINDI SIGNIFICA CHE NON È COMPETENTE SULL’ENERGIA DI CUI L’ITALIA NON DISPONGA?
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi” (http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
«Il 19 maggio 1978, in pieno sequestro Moro, imbavagliati in tv per gli otto referendum, Pannella, Mellini, Bonino e Spadaccia erano i fantasmi mentre le Br erano gli spettri che dall’inferno mandavano le foto di Moro», rievoca Francesco Merlo nella rubrica La carezza sulla Repubblica. Il 19 maggio 1978 anche Aldo Moro era ormai un’ombra, purtroppo, essendo stato assassinato 10 giorni prima dalle Brigate rosse, che dunque non potevano più mandare ai giornali foto del prigioniero.
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Sotto il titolo «La Romania al voto, testa a testa tra Simion e l’“europeista” Dan», Alessandra Muglia, inviata del Corriere della Sera, alla settima riga ricorda che «mancano poche ore al voto più importante della storia post-comunista della Bulgaria». Che invece dell’aereo per Bucarest abbia preso quello per Sofia?
••• Lo scrittore Gabriele Romagnoli sulla Repubblica racconta da par suo l’udienza concessa da Leone XIV al campione Jannik Sinner: «Il papa constata: “Hai vinto”. Il tennista replica con il pluralia maiestatis: “Ci siamo riusciti. Ora siamo in gioco”». «Pluralia»? Romagnoli è pregato di aggiornarci, perché per la locuzione sostantivata che designa il plurale maiestatico siamo ancora fermi (come peraltro Lo Zingarelli 2026, che è senz’altro più avanti di noi) al pluralis maiestatis e al suo plurale latino plurales maiestatis.
la repubblica pluralia maiestatis
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Marzio Breda nelle pagine culturali del Corriere della Sera firma uno splendido ritratto del suo corregionale Giulio Nascimbeni (1923-2008), veronese che per quasi mezzo secolo lavorò nel quotidiano di via Solferino. Lo fa in occasione dell’uscita di un libro, scritto da Stefano Vicentini e pubblicato da Ianieri, dedicato al giornalista che guidò a lungo la terza pagina del Corriere.
Ma il compianto elzevirista, titolare sul quotidiano milanese di una rubrica intitolata Esame di giornalismo, dall’aldilà tirerà le orecchie ai suoi ex colleghi, perché fin dal titolo («Con il paròn in via Solferino») l’appellativo viene ripetuto per ben 6 volte in modo sbagliato. Infatti si scrive «parón», con l’accento acuto, come faceva Luigi Meneghello, autore vicentino amico di Nascimbeni: «“Ehi, parón!”. “Ma che parón del casso! No son parón d’un casso!”» (Le Carte, Bur Rizzoli). Questa grafia è peraltro attestata fin dal 1892 in Archivio glottologico italiano (Loescher) di Graziadio Isaia Ascoli, considerato il fondatore della dialettologia italiana.
(Breda ci ha raccontato la genesi del soprannome: «Adriana Mulassano, che con Giulia Borgese in quegli anni era l’unica donna assunta in via Solferino, un giorno cercò il giornalista veronese nella sua casa di Sanguinetto. Rispose al telefono l’anziana domestica: “El parón nol ghe. L’è andà a l’ostarìa”»).
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Incipit dell’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «Claudio Descalzi è probabilmente il manager più competente in materia di energia di cui l’Italia disponga». Quindi significa che non è competente sull’energia di cui l’Italia non disponga? No? Allora bisognava scrivere: «Claudio Descalzi è probabilmente il manager più competente di cui l’Italia disponga in materia di energia».
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auto motori corriere della sera 01
A Luigi Mascheroni, autore (di solito molto accurato) che firma la rubrica Giù la maschera sulla prima pagina del Giornale, scappa un errore di ortografia in un corsivo in cui punzecchia Mirella Serri, autrice «di fortunati saggi», fra cui «un libro – figlio di molti articoli scritti all’epoca sulla Stampa per avvallare la chat “Bella ciao” di Massimo Giannini – destinato al successo». Un «Nota bene» sullo Zingarelli 2026 avverte che «il verbo avallare si scrive con una sola v in tutte le sue forme flesse», nel senso di garantire con avallo. Avvallare significa invece «abbassare verso terra; avvilire, umiliare; scendere a valle» o, nella forma intransitiva, «abbassarsi, affondarsi».
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Pagine automotori del lunedì sui due principali quotidiani italiani. Titoli del Corriere della Sera: «Dacia, la marcia inarrestabile»; «Il Suv cinese di Stellantis Leapmotor C1O Reev»; «L’Hilux in Cappadocia». Titoli della Repubblica: «L’arma ibrida Dacia»; «Sull’inarrestabile Toyota Hilux»; «Leapmotor C1O Reev». Ma sono pagine o impianti stereo?
auto motori corriere della sera 02
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In una paginata sulla Stampa dal titolo «Caro Papa ti scrivo», Piergiorgio Odifreddi, matematico ateo uscito dal seminario vescovile di Cuneo, cita «il logico Kurt Gödel, il cui lavoro matematico del 1931 fornì ad Alan Turing gli strumenti teorici per l’invenzione del computer nel 1936». Difficile stabilire se avere l’idea di una macchina equivalga a inventarla. Il fatto è che Turing immaginò che potesse esistere un computer, ma rimase sul piano teorico come Gödel, perché non costruì mai uno strumento fisico.
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Parlando della Resistenza a Torino, Luca Rolandi cita sul Corriere della Sera i nomi di cattolici che furono impegnati nella guerra di liberazione. Fra loro, «Ignazio Vian, partigiano, 27 anni veneto giunto in Piemonte a combattere per la libertà e la democrazia, impiccato in corso Vinzaglio per non tradire i suoi compagni». Tralasciando la virgola mancante dopo «anni», la frase è davvero paradossale: sembra che i nazisti abbiano impiccato l’eroico combattente per compiere un gesto di fedeltà verso i suoi compagni.
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Scrive Enrico Filotico sul Corriere del Mezzogiorno online: «Sono bastati pochi controlli ai funzionari dell’Ateneo di Bari per prendere atto che il documento che attestava la laurea in Economia e Managment prodotto da Carmela Fiorella, moglie del consigliere regionale del Pd Filippo Caracciolo, fosse falso». A parte la fantasiosa laurea in «Managment», che ci auguriamo per la reputazione dei falsari sia un refuso del giornalista, la frase riportata presenta un caso di abuso del congiuntivo. «Prendere atto che il documento (...) fosse falso» non si può sentire. Il prendere atto pretende l’indicativo, dato che toglie spazio a qualsiasi dubbio e dunque nega per sua natura il congiuntivo. La frase doveva pertanto concludersi così: «Prendere atto che il documento (...) era falso».
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