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DISOCCUPATO È CHI IL DISOCCUPATO FA – AUMENTANO LE IMPRESE CHE PROGRAMMANO ASSUNZIONI MA NON SI TROVANO LAVORATORI. FACCI: “ANCHE LA DISOCCUPAZIONE COME SCELTA DI VITA È UNA POSSIBILITÀ. ANCHE VOLER RESTARE INVISIBILI AL FISCO. E ANCHE CONTINUARE A LAVORARE AI CONFINI DELLA LEGALITÀ” – INGEGNERI, OPERAI SPECIALIZZATI E PERFINO DIRIGENTI: ECCO I PROFILI PROFESSIONALI PIÙ DIFFICILI DA TROVARE
Filippo Facci per “Libero Quotidiano”
Disoccupato non è solo chi non trova il lavoro perché non c' è, disoccupato è anche chi non trova il lavoro che c' è: non lo trova perché non ne è informato, perché domanda e offerta non s' incontrano o, in ultima istanza, perché è lui a fare di tutto per non farsi trovare.
I dati di Unioncamere e Anpal comunque non lasciano dubbi: in questo ottobre sono aumentate le imprese che programmano assunzioni e nuovi contratti ma è aumentato anche il cosiddetto "mismatch", cioè appunto la difficoltà di far incontrare domanda e offerta di lavoro: fenomeno che è aumentato rispetto a un anno fa. Su circa 370mila contratti da stipulare entro fine mese (sono 31mila in più dell' ottobre scorso) il 29 per cento ha avuto e avrà difficoltà a trovare gente pronta a lavorare: e l' anno passato, nello stesso periodo, la percentuale di posti vacanti era solo il 25 per cento. Ma ora siamo quasi a un profilo professionale su tre.
È chiaro che le differenze territoriali continuano ad avere un loro peso: questa discrepanza, il citato mismatch, tocca i vertici del 42 per cento in zone nordiche come Pordenone, Lecco, Ferrara e Bologna e scende a solo il 15 per cento nelle zone meridionali in particolare attorno a Brindisi, Benevento, Taranto e Ragusa. Ma attenzione, non stiamo parlando solo di professionalità qualificatissime e che implicano perciò problemi di formazione e di aggiornamento: cercano gli ingegneri, sì, ma anche i fattorini e gli addetti alle pulizie.
Vediamo dunque di capire di che professioni si tratta e in che misura il problema riguarda i giovani, visto che tra loro la disoccupazione resta mediamente alta e vengono sempre citati assieme ad altre parole chiave come poveri, nuovi poveri, vecchi poveri, reddito di cittadinanza, immigrati e - categorie che aggiungiamo noi - furbastri e posapiano.
CACCIA ALL' INGEGNERE
I profili professionali più difficili da trovare restano comunque gli ingegneri (61,2%) e in particolare gli addetti alla programmazione di macchine a controllo numerico, nonché i tecnici per la gestione e l' uso di robot industriali. Seguono però gli operai specializzati nella lavorazione dei metalli (58%) che poi sono i fonditori, i saldatori e i fabbri.
Mancano poi addetti ai macchinari dell' industria tessile (50,3%) e ancora elettromeccanici e operai di macchine automatiche (47 e 49,7%) che poi sarebbero gli installatori, i montatori e manutentori di macchinari industriali, oltreché di apparecchiature elettriche, elettroniche ed informatiche.
Paradossalmente, però, non si trovano neanche i dirigenti, cioè il personale ad alta qualificazione: rispetto a un anno fa è aumentata di 1,3 punti percentuali la quota di contratti che verranno offerti a dirigenti e ad altre professioni intellettuali e scientifiche e di elevata specializzazione. Più li cercano e meno li trovano.
Nel caso delle professioni tecniche, manca all' appello addirittura il 35,7 per cento dei contratti programmati. Settori più colpiti: in generale il made in Italy e la meccatronica (sarebbe meccanica più informatica) e quindi le industrie metallurgiche (48%) oltre alle tessili e di abbigliamento e calzature (45%) e via così. Non si trova la gente.
A quanto pare a essere esiguo è proprio il numero dei candidati che si presenta, il che aumenta anche la percentuale di persone che non hanno assolutamente una preparazione in linea con le richieste: ci provano, ma le imprese, chi difetta delle competenze che servono, ovviamente lo rimanda a casa.
A casa dove? Su questo mancano dati: ma non stupirebbe se, nel Paese che ha la minore mobilità mondiale a partire dagli studenti (piuttosto che a Pordenone vanno all' estero) ci fosse anche un problema di stanzialità: forse in parte si preferisce aspettare il lavoro vicino a casa, laddove, soprattutto al Sud, il costo della vita è anche più basso e l' arte di cavarsela è più sviluppata. È anche vero che solo il 22 per cento dei contratti offerti è a tempo indeterminato: e trasferire una famiglia a centinaia di chilometri, solo per un contratto annuale, non è strano che possa sembrare azzardato anche a un volenteroso disoccupato del Sud.
INFORMATICI ASSENTI
Ma torniamo ai famosi giovani. Un altro dato interessante è che non c' è, neppure, un problema di classismo scolastico: le imprese cercano più diplomati (66%) e meno laureati (15%) ma nel 19 per cento dei casi va anche bene la terza media. E le professioni - quelle con più difficoltà di reperimento specifico di giovani - vedono al primo posto l' informatica (che parrebbe roba loro) ma anche attività tecniche o progettistiche, operai d' ogni tipo, anche autisti o comunque conduttori di mezzi di trasporto: anche di quest' ultimi rimane scoperto il 38 per cento delle richieste.
Guardando poi tra le professioni sparse: possibile, in quest' epoca edonistica, che rimanga scoperto un' alta percentuale di "operatori della cura estetica"? E lo stesso con gli "specialisti in scienze informatiche" che pure le scuole sfornano a ripetizione?
Il resto a grandi linee lo sapevamo. La regione che offre più lavoro è la Lombardia (80mila posti in ottobre) e lasciando da parte la Valle d' Aosta e il Molise (780, 1.360) il fanalino di coda è la Basilicata con 2.780. Il secondo posto è del Lazio (38.000) e il terzo del Veneto (34.000) ma anche la Campania - nonostante Napoli - ha un sorprendente 29.930.
Però anche la Puglia (20mila) e la Sicilia (20mila) non scherzano: possibile che la gente non sappia che ci sono tutte queste opportunità di lavoro, oppure - alla peggio - possibile che ci siano così tanti soggetti inabili a svolgerli? Possibile. Anche la disoccupazione come scelta di vita è una possibilità. Anche voler restare invisibili al fisco è una possibilità. E anche continuare a lavorare ai confini della legalità. Ma sono possibilità che ora preferiamo non contemplare.
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