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ZUCK VUOTA – PER IL #FACEBOOKDOWN DI IERI SPUNTA LA PISTA DELLA VENDETTA DEGLI HACKER PER L’ARRESTO DI ASSANGE, MA È PRATICAMENTE IMPOSSIBILE CHE SIA SUCCESSO SENZA CHE I PROVIDER SE NE SIANO ACCORTI – IN REALTÀ È PIÙ PROBABILE CHE SIANO I SERVER A ESSERE ANDATI IN PAPPA. PANICO TRA GLI INFLUENCER CHE HANNO PERSO MIGLIAIA DI DOLLARI, ZUCKERBERG IN TRE ORE HA BRUCIATO 23 MILIONI…

Martina Pennisi per il “Corriere della Sera”

 

1. Cos' è successo?

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Ieri dalle 13 alle 16 circa, per un totale di tre ore, Facebook, Instagram e Whatsapp sono stati irraggiungibili in molte parti del mondo. Un numero imprecisato dei due miliardi e mezzo di utenti (quanti usano almeno una delle app del colosso di Mark Zuckerberg) delle piattaforme non è stato in grado di aprire Facebook, aggiornare i flussi di notizie e post di Facebook e Instagram e inviare e ricevere messaggi su Whatsapp.

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Intorno alle 16, poco prima di tornare alla normalità - anche se in serata alcuni utenti lamentavano ancora qualche disservizio - la società ha confermato i «problemi di accesso», si è scusata «per l' inconveniente» e ha assicurato che «il problema è stato risolto» senza dare ulteriori dettagli sulle possibili cause. Secondo quanto risulta al Corriere , non si sarebbe trattato né di un attacco hacker né di un' interferenza esterna.

 

2. Le cause potrebbero essere le stesse del blackout di metà marzo?

Innanzitutto, le tre ore di ieri sono sembrate un grattacapo passeggero - sul quale le persone hanno ironizzato e speculato sulla piazza rimasta online, Twitter - rispetto alle 14 di buio di esattamente un mese fa. In quel caso, Facebook aveva parlato del «cambiamento nella configurazione di un server».

 

MARK ZUCKERBERG E IL #FACEBOOKDOWN

Una definizione abbastanza generica che fa riferimento ad attività di manutenzione interna. Nove anni fa, quando il social network di Zuckerberg aveva una dimensione e un ruolo nella società che rendevano la sua momentanea assenza molto meno rumorosa, era stata data una spiegazione un po' più specifica a un problema analogo: la gestione automatizzata di un errore di configurazione aveva creato un effetto a valanga sull' intera infrastruttura e richiesto di interrompere il lavoro di un gruppo di database, bloccando di fatto il traffico.

 

3. Il blackout di ieri ha qualcosa a che fare con l' arresto di Julian Assange?

E se, invece, si trattasse di una reazione a quanto capitato ad Assange? Se gli attivisti stessero reagendo all' arresto del fondatore di Wikileaks nell' ambasciata dell' Ecuador di Londra di giovedì 11 aprile?

 

JULIAN ASSANGE

La domanda, che sottintende la convinzione di una risposta affermativa, rimbalza in Rete citando il blocco - sempre di giovedì 11 - della pagina Facebook dell' ex presidente dell' Ecuador Rafael Correa e immaginando attacchi e vendette di diversa natura. Come Menlo Park ha però subito chiarito, la rimozione era relativa alla violazione della sua policy (la condivisione di documenti finanziari che potrebbero compromettere l' identità di altri, nel caso specifico). Altro indizio citato dai complottisti, l' offensiva subita e comunicata da Microsoft nelle caldissime ore fra l' arresto di Assange e il blackout di Facebook.

 

4. D' accordo, ma siamo sicuri che gli hacker non c' entrino?

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Non è un mistero che Facebook sia preda, probabilmente quotidiana, di malintenzionati informatici. In settembre, un attacco ha coinvolto 50 milioni di utenti. Di diversa natura l' esposizione dei dati di 540 milioni di profili, comunicata a inizio aprile, e di centinaia di milioni di password, scoperta in gennaio e trapelata a fine marzo, ma c' è comunque ragione di seguire con attenzione il trattamento riservato alle (nostre) informazioni.

Però, «se ieri o un mese fa si fosse trattato di un attacco Ddos volumetrico (oltre un Terabit al secondo, ndr ) per oscurare le piattaforme - spiega l' esperto di cyberiscurezza Andrea Zapparoli Manzoni - se ne sarebbero accorti anche gli Internet service provider perché sarebbe stata necessaria una enorme quantità di traffico malevolo».

 

Semplificando: la dimensione e la struttura di colossi come Facebook rendono più difficile attaccarli con offensive che consistono nel generare più traffico di quanto riescano a gestirne. Gli Internet service provider citati da Zapparoli Manzoni, sarebbero inevitabilmente stati testimoni se si fosse verificata un' operazione così massiccia.

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5. Quanto costano a Facebook questi blackout?

Le variabili di cui tenere conto sono molteplici. Una, su tutte: non sono solo Facebook, Instagram e Whatsapp a rimanere isolati, ma anche i cosiddetti influencer come Chiara Ferragni, che secondo Blogmeter guadagna circa 11 mila euro a post (sponsorizzato), e gli inserzionisti a caccia di traffico per i loro portali, motivo per cui in marzo Menlo Park aveva considerato di rimborsarli.

 

Volendo prendere in considerazione solo le tasche di Zuckerberg, come ha suggerito Sarah Frier di Bloomberg , si possono considerare i 68,9 miliardi di dollari di entrate che ci si aspetta Facebook generi nel 2019. In media, si tratta di 188,8 milioni al giorno. Tre ore di blackout «costano» (almeno) 23 milioni.