xavier dupont mostro di nantes

FALSO AVVISTAMENTO! L'UOMO ARRESTATO A GLASGOW NON E' IL "MOSTRO DI NANTES" - DECISIVO IL TEST DEL DNA - IN FUGA DA 8 ANNI, XAVIER DUPONT E' ACCUSATO DI AVER DROGATO E FATTO A PEZZI LA MOGLIE E I 4 FIGLI E DI AVERLI SOTTERRATI NEL GIARDINO DI CASA INSIEME AI RESTI DEI DUE CANI - LE LETTERE PRIMA DEL MASSACRO (“HO IDEE PERVERSE”), LE TEORIE SULLA SUA FUGA (PROTETTO DALLA MAFIA CORSA, AGENTE DELLA CIA) E LE SOMIGLIANZE CON IL PROTAGONISTA DEL LIBRO DI CARRERE, 'L’AVVERSARIO'...

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Xavier Dupont mostro di nantes

Stefano Montefiori per corriere.it

È stato solo l’ennesimo, il più clamoroso dei tanti falsi avvistamenti di un uomo scomparso da otto anni e sospettato di avere ucciso moglie e quattro figli.

 

I risultati del test Dna hanno stabilito che l’uomo arrestato venerdì sera a Glasgow non è Xavier Dupont de Ligonnès, l’uomo che ha fatto perdere le tracce nell’aprile 2011 ed è sospettato di avere ucciso con colpi di fucile alla testa, fatto e pezzi e nascosto nel giardino sotto la terrazza di casa a Nantes la moglie Agnès, 48 anni, i quattro figli Arthur (21), Thomas (18), Anne (16) e Benoît (13) e i due cani labrador di famiglia.

 

 
La notizia dell’arresto venerdì sera era stata vissuta in Francia e anche all’estero con enorme clamore, con edizioni speciali di radio e tv e tutta la prima pagina del Parisien, il primo giornale a dare l’informazione che sembrava lo scoop del secolo. Più fonti della polizia francese in serata avevano confermato all’Agence France Presse e agli altri media che l’uomo arrestato in Scozia era Xavier Dupont de Ligonnès, perché le impronti digitali coincidevano benché il volto fosse irriconoscibile grazie - si pensava - a operazioni di chirurgia plastica. Tutto sbagliato, è stato un falso allarme.
 
Le certezze si sono incrinate al mattino. La persona arrestata in Scozia aveva un passaporto a nome di Guy Joao, residente a Limay, una cittadina a cinquanta chilometri di Parigi. Si pensava a un passaporto rubato, ma quando la polizia ha perquisito la casa un vicino è intervenuto raccontando poi la sua versione alla radio Europe 1: «Venerdì mattina il mio amico ha preso l’aereo come fa sempre. Rientrava in Scozia, sua moglie lo aspettava a Glasgow. Le ho parlato poco fa al telefono e ha detto ”ecco, l’hanno arrestato e non ho più notizie”. Lei è sconvolta, ma lui non c’entra nulla! Anche tenendo conto degli anni passati, il suo volto non ha niente a che vedere con quello del ricercato.
 
È un uomo alto, la faccia tonda, niente a che vedere. Durante la perquisizione sono andato a parlare con un poliziotto per dirgli che si stavano sbagliando in modo clamoroso. Sono trent’anni che lo conosco, è un amico. Ho detto ai poliziotti ”lasciate perdere, state facendo un errore clamoroso”». La persona arrestata a Glasgow non è Xavier Dupont de Ligonnès con il volto trasformato dalla chirurgia plastica e il passaporto rubato a Guy Joao, ma semplicemente il vero Guy Joao, che da anni vive tra Limay e Glasgow e non ha nulla a che vedere con questa vicenda.

 

IL MOSTRO DI NANTES

Stefano Montefiori per corriere.it

 

 

 

Qualcuno, dopo oltre otto anni, lo ha tradito con una telefonata alla polizia. Il 14 aprile 2011 le videocamere di sorveglianza riprendono Xavier Dupont de Ligonnès, 50 anni, discendente di una famiglia aristocratica, amante della vita confortevole ma pieno di debiti, mentre ritira 30 euro da un bancomat a Roquebrune sur Argens, nel Sud della Francia. Poi dorme in un motel e l’indomani si allontana a piedi, sulle spalle una custodia che potrebbe contenere un fucile. È l’ultima volta che viene visto. Anche il resto della famiglia, a Nantes, scompare.

 

Una settimana dopo, gli investigatori trovano sotto la terrazza del giardino di casa a Nantes i corpi fatti a pezzi della moglie Agnès, 48 anni, e dei quattro figli Arthur (21), Thomas (18), Anne (16) e Benoît (13), drogati e poi uccisi con almeno due colpi di carabina alla testa. Vengono ritrovati anche i corpi dei due labrador di famiglia. Del marito e padre, Xavier, non si saprà più nulla, fino all’arresto ieri sera all’aeroporto di Glasgow, appena atterrato con un volo da Parigi.

 

 

La cattura

Xavier Dupont de Ligonnès era irriconoscibile, con il volto trasformato probabilmente da operazioni chirurgiche. Qualcuno a lui vicino nel pomeriggio di venerdì ha chiamato la polizia francese per avvertire della partenza imminente con un volo per la Scozia. Gli agenti non sono riusciti a fermarlo in tempo all’aeroporto di Charles De Gaulle ma hanno avvisato l’Interpol. L’uomo è stato identificato e fermato a Glasgow grazie alle impronte digitali. Una squadra di inquirenti francesi è partita immediatamente per la Scozia.

 

 

 

Il mistero

Xavier Dupont mostro di nantes con la moglie e i 4 figli

Comincia a chiarirsi così un mistero che ha ispirato libri, documentari, decine di trasmissioni e poche settimane fa un film e una serie televisiva. La scomparsa di Dupont de Ligonnès è diventata proverbiale ed è entrata a fare parte della cultura popolare francese: negli anni l’uomo è stato oggetto di molti avvistamenti più o meno credibili, alcuni hanno detto di averlo incontrato in Francia o nel resto del mondo, altri hanno pensato appartenessero a lui resti umani ritrovati nel Sud della Francia, mentre gli investigatori che non hanno mai interrotto le ricerche si dividevano tra chi pensava si fosse ucciso poco dopo la strage e altri convinti della fuga. Il processo di estradizione si annuncia complicato in tempi di Brexit, ma l’uomo dovrà comunque rispondere dell’accusa di avere sterminato moglie e figli.

 

Vita di famiglia

Xavier Dupont de Ligonnès nasce a Versailles nel 1961, figlio di un ingegnere playboy che se ne va di casa quando Xavier ha circa 10 anni, e di una madre che fonda una setta e si rifugia in un castello della Bretagna in attesa della fine del mondo. Affezionato alla discendenza nobiliare, ma privo di mezzi per vivere all’altezza del suo rango, da adulto Dupont de Ligonnès tenterà alcune iniziative commerciali senza alcun successo, e si ridurrà a chiedere prestiti ad amici e parenti per finanziare casa, varie auto, vacanze e scuole private dei figli. La moglie Agnès, devota cattolica, insegna catechismo nella scuola privata cattolica di Nantes. Nel 2004, sette anni prima della morte, la donna scrive una lunga e dolente testimonianza sulle difficoltà del matrimonio sul forum online Doctissimo.

 

I messaggi e le lettere

Nel gennaio 2010, sedici mesi prima del massacro, Xavier Dupont de Ligonnès invia un’email alla sua amante, che già gli aveva prestato 50 mila euro. «Non dormo più, sono insonne quasi tutte le notti — scrive Dupont de Ligonnès — e ho idee perverse (incendiare la casa dopo avere dato un sonnifero a ognuno, buttarmi sotto a un camion perché Agnès prenda 600 mila euro. La mia vita attuale finirà nei prossimi mesi se non trovo immediatamente 25 mila euro: non posso continuare a vivere senza pagare affitti, bollette, le scuole etc.». Qualche mese dopo, scrive un’altra email a due amici,

Xavier Dupont mostro di nantes massacro

 

Dominique e Martin: «Se le cose vanno male, mi restano due soluzioni: farmi saltare in aria in macchina o appiccare il fuoco quando tutti dormono (...). Dovrò prendere una soluzione definitiva: suicidio da solo o suicidio collettivo». In un’altra lettera inviata a famigliari pochi giorni prima della strage, con un tono piuttosto divertito, l’uomo scrive:

 

«Al momento in cui leggerete queste righe non saremo più in Francia e non potremo tornarci per un tempo ancora indeterminato, perché rientriamo in un programma di protezione di testimoni del governo americano nell’ambito di un affare di droga». Ci sono poi le lettere alle scuole dei figli, con le quali avverte i professori di non allarmarsi per le loro prossime assenze visto che la famiglia sta traslocando altrove, un possibile modo per guadagnare giorni preziosi per la fuga.

 

Le teorie

In questi otto anni sono state avanzate le ipotesi più fantasiose sulla sorte di Xavier Dupont de Ligonnès: protetto dalla mafia corsa a Bastia, nascosto nelle grotte del Var, rifugiato in Italia, riparato negli Stati Uniti in quanto agente della Cia, tesi sostenuta dalla sorella Christine de Verdun che ha aperto un blog per sostenere «un’altra verità, basata sulla presunzione di innocenza» attivo fino al 2013. L’affare Dupont de Ligonnès sembra avere molti punti di contatto con quello di Jean-Claude Romand, che dopo una vita di debiti e menzogne uccise moglie, due figli e il cane labrador, e che lo scrittore Emmanuel Carrère ha raccontato nel libro «L’avversario». Diversi sono gli epiloghi: mentre Romand ha tentato il suicidio, Dupont de Ligonnès ha scelto la fuga.

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