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DAGOREPORT
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Giacomo Amadori per "La Verità" - Estratti
Clamorosa svolta nel caso dei presunti dossieraggi ai danni dei politici orditi all’interno della Direzione nazionale antimafia. Infatti, il procuratore di Perugia
Raffaele Cantone ha chiesto l’arresto dei due principali indagati dell’inchiesta, ovvero l’ex coordinatore dell’ufficio Segnalazioni di operazioni sospette della Dna, l’ex sostituto procuratore Antonio Laudati, oggi in pensione, e Pasquale Striano, tenente della Guardia di finanza e per anni di stanza alla Direzione investigativa antimafia, che dell’attività di monitoraggio delle Sos si occupava in prima persona.
I due sono accusati di accesso abusivo a sistema informatico, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio (reato recentemente cancellato dal Parlamento) e diverse rivelazioni di segreto (solo Striano, anche se al magistrato è contestato di aver «caldeggiato» la pubblicazione di un articolo), in buona parte a favore di tre giornalisti del quotidiano Domani.
Cantone ha chiesto i domiciliari per i soli pubblici ufficiali (e non anche per i cronisti) dopo aver completato le indagini. Il gip di Perugia ha rigettato l’istanza non ritenendo sussistenti le esigenze (entrambi non si trovano più sul loro vecchio posto di lavoro, Laudati addirittura è in pensione), evidentemente non avendo ravvisato né pericoli di fuga, di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove (le investigazioni sono concluse).
Ma Cantone non si è arreso e ha fatto appello. Adesso il Tribunale del riesame dovrà valutare la richiesta in un’udienza. Tre giudici dovranno decidere chi abbia ragione tra il procuratore e il gip. Come prevede la legge, agli avvocati dei due «catturandi» è stata notificata la data della Camera di consiglio in cui far valere le ragioni dei propri assistiti ed evitare che finiscano in ceppi.
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POLITICI - MANAGER E VIP SPIATI DA PASQUALE STRIANO
La decisione del Riesame diventerà esecutiva, se sfavorevole ai presunti rei, solo dopo che si sarà, eventualmente, pronunciata la Cassazione.
Ovviamente la notizia oggi manderà in fibrillazione il mondo politico e quello giudiziario-investigativo dopo che la vicenda del presunto «spione» Striano ha occupato per settimane il centro del dibattito pubblico. Ricordiamo che a marzo la Commissione antimafia, su proposta degli stessi magistrati, convocò Cantone e il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo.
Il procuratore generale della Procura di Perugia Sergio Sottani ebbe da ridire sull’eccessiva esposizione mediatica dell’inchiesta (chiese di «verificare il corretto bilanciamento tra il doveroso diritto dell’opinione pubblica a essere informata nella fase delle indagini e il rispetto della presunzione d’innocenza») e contestò, in un altro procedimento parallelo, la legittimità della Procura di Perugia di indagare sui magistrati della Dna. In questo caso la Procura della Corte di Cassazione ha dato ragione a Cantone.
GAETANO PECORARO INTERVISTA PASQUALE STRIANO - LE IENE
Nell’inverno scorso Cantone ha convocato Striano dopo avergli contestato decine di presunti accessi abusivi alle banche dati in uso presso la Dna, in particolare all’archivio delle segnalazioni di operazioni sospette dell’Antiriciclaggio e ai database dell’Agenzia delle entrate.
L’uomo si sarebbe illecitamente occupato degli affari del ministro della Difesa Guido Crosetto. Notizie che, in parte, sarebbero poi finite sul quotidiano Il Domani. Da qui la denuncia del politico e l’apertura dell’inchiesta. «Hanno cercato di spaventarmi e delegittimarmi», aveva commentato a marzo Crosetto.
Nella presunta rete di Striano sarebbero finite decine di altri politici. Anche se a volte l’interesse derivava dalla lettura di articoli di giornale. Nell’elenco dei presunti target figurano i ministri Francesco Lollobrigida, Adolfo Urso, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Giuseppe Valditara, Marina Elvira Calderone e Gilberto Pichetto Fratin, i sottosegretari Giovanbattista Fazzolari, Andrea Delmastro, Claudio Durigon e Federico Freni, il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, la presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo, il vicepresidente di Montecitorio Fabio Rampelli.
Nel presunto mirino anche gli ex ministri Roberto Cingolani (oggi a Leonardo) e Vittorio Colao, Marta Fascina, parlamentare di Forza Italia e ultima compagna di Silvio Berlusconi, Olivia Paladino, fidanzata di Giuseppe Conte e i figli di Denis Verdini, Tommaso e Francesca, quest’ultima compagna di Matteo Salvini.
Gli accessi abusivi sulla posizione di Crosetto riconducibili a Striano sono due, una del 28 luglio 2022, e l’altra del 20 ottobre dello stesso anno. In entrambi casi il finanziere avrebbe consultato «informazioni concernenti i dati anagrafici e i redditi percepiti» da Crosetto, notizie sensibili che sarebbero poi confluite in alcuni «scoop» del quotidiano Domani tra il 27 e il 29 ottobre 2022.
Secondo i pm di Perugia, il settuagenario Laudati, in concorso con il quasi sessantenne Striano, avrebbe, invece, confezionato alcuni pre-dossier investigativi mentendo sui veri motivi per cui sarebbe partita l’attività d’indagine. Secondo gli inquirenti dietro ai fascicoli contestati ci sarebbero stati interessi personali della toga, come quando sarebbe andato a caccia di infiltrazioni mafiose in un cantiere edile vicino alla sua casa al mare. Tutte contestazioni respinte dal diretto interessato.
Adesso le nuove carte potrebbero offrire ulteriori spunti di dibattito politico e, forse, contenere la contestazione di nuovi episodi illeciti, anche se uno dei legali ci ha garantito che le accuse sarebbero le stesse dei mesi scorsi.
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