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DAGOREPORT - SERVIZI E SERVIZIETTI: IL CASO ALMASRI E' UN “ATTACCO POLITICO” ALLA TRUMPIANA MELONI?…
LE FEMMINISTE FANNO MALE ALLE DONNE – MA DAVVERO SI PUÒ CREDERE CHE UNA MAGLIETTA CON UNA SCRITTA POSSA INCITARE AL FEMMINICIDIO? DOPO IL CASO MONTATO DALLA CIRINNÀ PER LA T-SHIRT CAZZONA IN CUI UN UOMO SPINGE GIÙ LA MOGLIE ROMPIPALLE, VALE LA PENA RICORDARE CHE DI MAGLIETTE IN CUI LE FEMMINE MALTRATTANO I COMPAGNI CE NE SONO A BIZZEFFE DA ANNI E NESSUNO SI È MAI LAMENTATO – LA PARITÀ SI SVENTOLA SOLO QUANDO FA COMODO?
Azzurra Barbuto per “Libero quotidiano”
maglietta moglie marito tshirt cirinna
"Ho una figlia bellissima, ma anche una pistola, una pala e un alibi perfetto", "ti avevamo detto di prendere un mojito e non un marito", "frequento solo gente per bere", "salva un maiale, mangia un vegano", "a mali estremi, bevi e rimedi", "ogni uomo ha il diritto di fare quello che vuole lei". Sono alcune delle frasi che appaiono stampate sulle magliette in vendita sia online che in numerosi negozi della penisola.
Le compriamo, le sfoggiamo, ci suscitano una risata, eppure mai nessuno si è sognato di fare il processo ad una di queste t-shirt accusandola di incitare all' omicidio, o all' alcolismo, o alla violenza. L' unica vera e indiscutibile colpa di simili indumenti è che risultano di cattivo gusto e non andrebbero indossati neanche come pigiama, quantunque si vada a letto da soli o al massimo in compagnia del proprio gatto.
Tuttavia, tacciare chi li veste, li produce o li vende di esortare al femminicidio più che da malpensanti è da folli. Come può infatti una scritta demenziale impressa sul cotone istigare al compimento di un brutale assassinio?
LA FURIA DELLA CIRINNÀ È bastato che la senatrice del Pd Monica Cirinnà postasse su Twitter la fotografia della maglia inquisita, in cui appare un omino che spinge una sagoma femminile che gli urla nell' orecchio, perché deflagrasse l' ennesima polemica di stampo sessista. Cirinnà scorge insulti al gentil sesso persino mentre spinge il carrello al supermercato e si imbatte in un prodotto che peraltro ha il suo corrispettivo al femminile: una sposa che si libera dello sposo con uno spintone e la frase "problema risolto".
Dovremmo forse ritenere che tale vignetta rappresenti un invito rivolto alle mogli a fare fuori i mariti? O si tratta piuttosto di una asserzione ironica, mirante a strappare una risata? Non è plausibile pensare che la signora insoddisfatta della sua vita coniugale una volta intravista la maglietta in questione torni a casa e accoltelli il coniuge, poiché indotta alla realizzazione del delitto da una specie di straccetto demoniaco.
Se ammettessimo codesta circostanza, un domani potremmo ritrovarci un imputato per omicidio che giustifica il suo atto tirando in ballo una t-shirt innocente pescata sul bancone del mercato, come se egli non avesse avuto capacità di intendere e di volere, come se non fosse un soggetto in grado di discernere e di riconoscere il sarcasmo, eccellente o pessimo che sia, secondo i gusti personali, dal momento che ciò che diverte me non per forza deve divertire anche te.
PRETESE ASSURDE Siamo alle solite, insomma. Il neo-femminismo lagnoso, che mira a fare delle donne vittime perfette del sistema, della società, degli uomini, seguita a cogliere ogni fantomatica pretesa per piagnucolare, per additare qualcuno, per prendersela e dirsi offeso, anzi oltraggiato.
Questo tipo di femminismo è un insulto a tutto il nostro genere. Dovremmo essere innanzitutto noi ad emanciparci dal ruolo di martiri.
Tuttavia, sembra che ci piaccia, e pure tanto. Dovremmo chiedere di essere trattate come gli uomini, né meglio né peggio, eppure noi davanti alla maglietta del Carrefour ci stracciamo le vesti, i maschi invece se leggono la scritta "meglio un moijto che un marito" si fanno una risata.
Qualche giorno fa ha suscitato un pandemonio un titolo di Repubblica sul web: "Prima passeggiata al femminile per le due astronaute della Iss". Gli utenti si sono proclamati indignati dal maschilismo dei giornalisti, i quali hanno soltanto riportato una notizia, ossia che per la prima volta nella storia due donne, Christina Koch e Jessica Meir, si sono avventurate nello spazio senza colleghi maschi (rimasti a guardare), uscendo dalla stazione spaziale internazionale per un intervento tecnico alle batterie durato 7 ore e 17 minuti.
Non era accaduto prima per la mancanza di tute e protezioni delle taglie adeguate. Persino la Nasa ha festeggiato l' evento definendolo "HERstory", ossia "storia di lei". Intanto, dall' altra parte dell' oceano Atlantico, ovvero in Italia, si deplorava la fallocrazia di Repubblica nei confronti delle misere astronaute maltrattate
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