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E' finita a Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo, l'evasione con fuga d'amore tra un galeotto e l'agente di polizia penitenziaria innamorata che lo ha aiutato a fuggire. Lui, 27enne siriano, lei 32enne svizzera. Sono stati arrestati dai carabinieri con l'aiuto dei militari del Ros di Milano, rispettivamente per evasione e favoreggiamento dell'evasione.
Entrambi ricercati, il 27enne era evaso dal carcere di Limmattal, vicino a Zurigo in Svizzera, dove era detenuto per diversi reati sessuali e di violenze contro la persona; e dove la donna lavorava: secondo l'accusa avrebbe favorito l'evasione del suo amante la notte tra l'8 e il 9 febbraio scorso.
L'uomo era arrivato in Svizzera nel 2010 come richiedente l'asilo dalla Siria ed era stato condannato a più riprese per reati a sfondo sessuale. Oggi le manette sono scattate di prima mattina su esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dalle autorità elvetiche.
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L'Islam e il Medioriente. Per i Ros alla base della fuga dal carcere ci sarebbe la storia d'amore tra la coppia: si erano conosciuti nella casa circondariale dove lui era detenuto da oltre 2 anni per una pena di 4 totali. Il comandante colonnello dei Ros di Milano Paolo Storoni non esclude che la destinazione finale fosse il Medioriente. "Alcune telefonate fatte dal 27enne in Austria e Germania fanno pensare che i due volessero tornare nelle sue terre d'origine. La fuga potrebbe essere iniziata proprio per raggiungere insieme il Medioriente", spiega Storoni.
La tana. Secondo quanto raccontato ai carabinieri dall'ex marito della 32enne, lasciato dalla donna dopo che si era innamorata del carcerato, lei negli ultimi tempi avrebbe mostrato delle simpatie per la religione islamica. Questa notte sono intervenuti 40 uomini delle forze dell'ordine per trovare la coppia. Si nascondevano da almeno due settimane in un appartamento al settimo piano di un palazzo di via Duca d'Aosta 37 a Romano di Lombardia. Il blitz è scattato tra le 3.30 e le 4, con l'intervento degli elicotteri.
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Siriano evaso con amante poliziotta del carcere, presi nel Bergamasco: "In partenza per il Medioriente"
Il blitz. I militari hanno dovuto sfondare la porta d'ingresso dell'abitazione e sono serviti quattro carabinieri per bloccare la donna, atleta di karatè che non ha mostrato alcun segno di collaborazione. Successivamente all'evasione i due erano riusciti ad attraversare il confine e arrivare a Romano di Lombardia con l'automobile della donna, e - dopo una sosta a Como - si erano diretti nella bergamasca dove, secondo la prima ricostruzione, la poliziotta penitenziaria aveva alcuni contatti tra la comunità slava date le sue origini balcaniche. Tutto lo stabile, un condominio di 9 piani con 36 appartamenti abitato per lo più da arabi e slavi, è stato ispezionato alla ricerca dei due fuggiaschi, di armi e di qualsiasi altro elemento necessario per risolvere il caso.
I preparativi per la partenza. La città d'origine del siriano è Khatania, mentre della donna è Arau. Individuare il palazzo e l'appartamento in cui i due si nascondevano non è stato semplice, spiega Storoni dei Ros: "Avevano preso tutte le precauzioni del caso: uscivano poco per non attirare l'attenzione dei vicini, se non per comprare del cibo, e negli ultimi giorni si stavano preparando per partire".
In una stanza c'erano numerosi sacchi dell'immondizia: avevano limitato al minimo le uscite, anche per gettare la pattumiera. Al momento dell'arresto avevano con loro non più di 500 euro. "Dopo la fuga dal carcere si sono ritrovati con pochi contanti. Stavano raccimolando del denaro per continuare la fuga attraverso un altro cittadino arabo residente in Svizzera - continua Storoni - gli aveva mandato dei soldi in banca su un conto aperto con nome falso. Il 27enne, però, si era presentato con il suo vero documento di identità e non ha mai potuto prelevare quanto inviato".
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Le armi e gli appoggi. In casa non sono state trovate armi, ma secondo i carabinieri, vista la conoscenza in materia della poliziotta penitenziaria in merito alle aggravanti e disposizioni di legge, è probabile che i due ne fossero in possesso e le abbiano nascoste altrove, in un posto più sicuro.
Qualche giorno dopo essere arrivato a Romano di Lombardia nella stazione della cittadina, che si trova poco distante dall'appartamento in cui si nascondeva, l'uomo aveva fatto amicizia con un tunisino di 60 anni. "Una brava persona - commenta Storoni - che in buona fede ha voluto aiutarlo vista la cultura d'origine". Scambiando qualche battuta in arabo erano entrati subito in confidenza: il tunisino gli aveva prestato il suo documento per comprarsi una scheda telefonica. Il loro rapporto è durato pochi giorni e il 60enne è risultato essere estraneo ai fatti. Con la nuova sim, però, il siriano ha cominciato a contattare altre persone del suo Paese residenti all'estero, soprattutto in Austria e Germania.
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Incastrati da telefonate e video. Queste telefonate, oltre a un video realizzato dall'amante, sono servite per cogliere in fallo la coppia. La donna, infatti, aveva girato un filmino dentro casa e lo aveva inviato al padre. Rivolgendosi ai genitori, diceva di amare l'uomo evaso dal carcere e spiegava i motivi della sua scelta. Era pentita di averli fatti soffrire, ma chiedeva di essere compresa. I due saranno estradati in Svizzera. Nelle prossime settimane di terrà l'udienza: la corte d'Appello di Brescia, competente del caso, si esprimerà in merito alla richiesta della polizia elvetica.
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