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Luca Fraioli per “la Repubblica”
«Se le lampadine a Led continueranno a diffondersi ai ritmi attuali, entro il 2020 il risparmio energetico sarà tale che potremo chiudere 60 centrali nucleari». In un mondo che divora sempre più energia, e che non sa ancora come produrla senza rischiare catastrofi, la profezia di Shuji Nakamura è un lampo di luce che cancella le ombre. Proprio come l’invenzione che nel 2014 gli è valsa (insieme a Isamu Akasaki e Hiroshi Amano) il premio Nobel per la fisica.
Gli studi di Nakamura hanno permesso la realizzazione dei Led (diodi a emissione luminosa) capaci di emanare luce blu. Nonostante i Led rossi esistessero già dagli anni Settanta, solo con l’introduzione dei Led blu è stato possibile usare questa tecnologia per produrre lampade a luce bianca.
Esordi da ingegnere in un’azienda giapponese, Nakamura oggi è professore all’Università della California di Santa Barbara e il 5 maggio sarà in Italia per inaugurare il Festival della luce che, tra incontri, mostre e installazioni, illuminerà il Lago di Como fino a fine mese.
Professor Nakamura, perché una lampadina può fare la differenza tra il risparmiare e lo sprecare energia?
«Un quarto dell’elettricità prodotta, in alcuni Paesi addirittura un terzo, viene usata per accendere luci artificiali. Le lampade a Led hanno una efficienza molto alta: per irradiare la stessa luce consumano un decimo di elettricità rispetto alle lampadine a incandescenza e la metà rispetto alle lampade fluorescenti. Per questo usare i Led al posto dei sistemi tradizionali permette di risparmiare tanta energia.
Negli Stati Uniti è stato calcolato che entro il 2030 si potrà ridurre del 46% il consumo di elettricità, l’equivalente di 30mila mega-Watt di potenza, con un taglio alle emissioni pari a 185milioni di tonnellate di CO 2 . A livello globale si potrebbe rinunciare entro il 2020 a sessanta centrali nucleari».
Le lampade a Led sono state inventate nel 1993. Qual è la loro diffusione nel mondo 23 anni dopo?
«Varia molto a seconda dei Paesi: in Giappone il 50% della luce è prodotto con i Led, negli Stati Uniti, invece, oscilla tra il 20 e il 30%, e in Europa è intorno al 10%, una percentuale ancora molto bassa. Credo sia soprattutto una ragione economica.
Se si può scegliere tra una lampada a Led che costa cinque dollari e una a incandescenza da 50 centesimi, a istinto la gente normale opta per la più economica, senza valutare l’impatto che questa decisione ha sui consumi di energia... E anche senza considerare che una lampada a Led dura cinquant’anni mentre una a incandescenza si fulmina dopo un migliaio di ore».
Non ci saranno anche ragioni estetiche? C’è chi considera “fredda” la luce dei Led rispetto a quella delle lampadine tradizionali.
«È una obiezione cui si è risposto producendo due tipi di luci Led: bianco freddo e bianco caldo. In effetti, americani ed europei preferiscono il bianco caldo, mentre in Asia non fanno troppa differenza. Certo, la luce migliore per l’occhio umano è quella che arriva dal Sole. Nel 2008 ho contribuito a fondare Soraa, un’azienda che produce lampade a luce bianca usando un nuovo Led violetto: la loro è una luce assai simile a quella solare».
A proposito di energia, quale sarà la fonte del futuro?
«Si è puntato molto sul solare, ma i suoi costi sono alti e per affermarsi ha avuto bisogno di aiuti pubblici. In Germania il solare è stato molto popolare finché il governo tedesco ha previsto incentivi.
Ma quando l’esecutivo ha fermato i finanziamenti, il solare è immediatamente diventato impopolare. In realtà credo che la vera soluzione sarà l’idrogeno, che accumula l’energia prodotta dal Sole, per poi rilasciarla senza produrre scorie inquinanti ».
Cosa accadrà quando anche i Paesi in via di sviluppo vorranno avere i nostri stessi livelli d’illuminazione?
«Useranno i Led, perché sono una luce “mobile”. In queste aree del pianeta i device mobili, come i telefonini, sono molto popolari, non avendo bisogno di infrastrutture che andrebbero costruite da zero. Accadrà anche per le luci a Led: vista la loro alta efficienza, basta una piccola batteria, magari ricaricata dal Sole, per avere un punto luce portatile».
Professor Nakamura, quale sarà la luce del futuro?
«All’Università della California di Santa Barbara stiamo sviluppando la prossima generazione di luci artificiali basate sui laser. In un diodo laser, la densità di corrente è mille volte più alta di quella dei Led. Questo significa che, a parità di dimensioni, un diodo laser è mille volte più brillante di un Led. Ci sono grandi aziende automobilistiche come Bmw e Audi che già usano i diodi laser per i fari dei loro modelli di gamma alta».
Ricercatori del Mit di Boston hanno annunciato una nuova tecnica per “riciclare” il calore prodotto dalle lampadine a bulbo, incrementandone così l’efficienza, fino a superare quella dei Led. Crede a una seconda vita della lampadina a incandescenza?
«Assolutamente no. Per quanto si possa migliorare l’efficienza delle vecchie lampadine, non si riuscirà mai a prolungarne la vita fino a renderle competitive con i Led».
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