“IL FOGLIO” CONTRO LA TRISTE FIERA DEL VOYEURISMO FUNEBRE DI “VANITY FAIR” SUL SUICIDIO DEL GIUDICE D’AMICO

Da "Il Foglio"

Signore e signori, ecco a voi la morte moderna, raccontata su sei pagine di una rivista che si vorrebbe molto glamour, tra un servizio di moda e un reportage su George Clooney che ha mollato l'ultima fidanzata. "Giovedì prossimo può venire a morire", è il titolo della cronaca che sull'ultimo Vanity Fair racconta, passo dopo passo, un suicidio assistito a Basilea.

Come quello di cui è stato protagonista (e vittima) il giudice calabrese Pietro D'Amico. E anche se il giornalista, autore di testo e immagini - foto un po' fuori fuoco, vedo-non-vedo, di un uomo barbuto come il giudice, steso su una poltrona, già attaccato alla flebo con il Pentobarbital - anche se il giornalista, si diceva, il nome di D'Amico nel pezzo non lo fa mai, siamo tutti caldamente invitati a capire che è proprio del magistrato calabrese che si tratta.

Il giornalista, che ha accompagnato nel viaggio il candidato suicida e che mai, in nessun istante, ha pensato che forse quel desiderio di essere accompagnato poteva alludere al desiderio di essere dissuaso, compila il suo catalogo di domande che invitano al brivido ("Documento sconvolgente", si promette in copertina): che cosa porta con sé un uomo che va a morire? E come mai mangia di gusto, un uomo che va a morire? Seguono descrizioni dettagliate, anche del monolocale di Basilea dove la dottoressa Preisig - proprio quella del suicidio assistito di D'Amico - soddisfa le richieste di morte previa esibizione di certificati. Certificati che, nel caso del magistrato calabrese, si è poi scoperto che attestavano malattie inesistenti. Ma il pezzo andava fatto, e poco importa se ci sono una figlia e una famiglia ferite. Una triste fiera di voyeurismo funebre.

 

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