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(ANSA) - Più di mezzo milione di indennizzo per ingiusta detenzione sono stati chiesti da Jonella Ligresti, per aver trascorso, tra il luglio 2013 e il luglio 2014, quattro mesi in carcere e otto ai domiciliari, per l'inchiesta su Fondiaria-Sai condotta dalla procura di Torino e che si è conclusa, dopo una condanna in primo grado e il suo annullamento, con un decreto di archiviazione datato maggio 2021.
E' questa l'istanza ribadita oggi in aula alla quinta Corte d'Appello di Milano, tramite il suo legale, l'avvocato Lucio Lucia, dalla figlia del costruttore siciliano scomparso nel 2018. Nell'istanza, depositata poco meno di un anno fa e discussa oggi, si chiede oltre 516 mila euro, "la somma massima" a causa delle "gravissime conseguenze personali, familiari e personali" dovute alla "privazione della libertà" per 366 giorni complessivi, e al "clamore mediatico della vicenda". In subordine la richiesta è di 246 mila euro. I giudici, dopo che il pg e l'avvocato dello Stato, in rappresentanza del ministero della Giustizia, si sono opposti, si sono riservati di decidere.
Come ricostruisce l'istanza di riparazione per ingiusta detenzione, Jonella Ligresti - stamane in aula - era stata indagata per false comunicazioni sociali e aggiotaggio informativo dalla procura di Torino. Vicenda per cui il 17 luglio di undici anni fa finì in carcere, misura sostituita con gli arresti domiciliari il 20 novembre successivo. Il Tribunale torinese il 18 luglio 2014 la rimise in liberà con l'obbligo di presentazione alla pg.
In primo grado venne condannata a 5 anni e 8 mesi, sentenza annullata dalla Corte d'Appello che trasmise il procedimento a Milano per competenza territoriale. La procura milanese, sulla base degli elementi raccolti in una indagine parallela, ritenne insussistenti le accuse e chiese l'archiviazione poi disposta.
Nel sottolineare come Jonella Ligresti sia stata "sottoposta ingiustamente a misure cautelari custodiali" per 366 giorni, il difensore spiega come la sua assistita si sia trovata "in precarie condizioni di salute", in particolare "psichica", tant'è che in carcere è sempre stata sotto "grande sorveglianza". Inoltre il suo arresto ha determinato "un effettivo sconvolgimento delle abitudini di vita della famiglia e dei figli" a cui si aggiunge "il continuo battage mediatico durato a lungo" con il conseguente danno di immagine. Anche la sorella Giulia aveva chiesto e ottenuti un indennizzo per ingiusta detenzione: mille euro al giorno per 16 giorni trascorsi in carcere, quelli dal 17 luglio al 2 agosto 2013, e non per quelli successivi e per il periodo passato ai domiciliari.
JONELLA LIGRESTI SECONDA DA SINISTRA FA LA GUERRA COL PAINTBALL
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