DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Filippo Facci per “Libero quotidiano”
Meglio tardi che mai: ma va detto che è tardi davvero. Quello che viene volgarmente definito «decreto svuotacarceri» (definizione miope e da destra forcaiola) in realtà è un adeguamento a minimi criteri di civiltà che prendono il nome di «ordinamento penitenziario», una riforma attesa da 40 anni e resa necessaria, prima di altro, anche dalle condanne della Corte europea dei diritti dell' uomo, oltreché dalle note condizioni subumane di molte nostre carceri. Per dirla male, non si tratta di un chiudere i cancelli quando i buoi sono già scappati, ma di evitare di serrare pure le finestre una volta che i buoi sono già dentro.
Il nuovo ordinamento è stato disegnato da circa duecento esperti durante gli "Stati generali dell'esecuzione penale" organizzati dallo scorso governo, ma ora che succede, visto che il governo non c'è? Qui la sopresa: il neo presidente della Camera Roberto Fico (grillino) ha fatto un appello affinché il decreto approvato dal governo Gentiloni torni nella "commissione speciale" che discute gli atti di governo, e quindi veda la luce quanto prima.
Il gesto potrebbe rappresentare un bel caso politico, visto che sia l'intero centrodestra (Salvini in primis) sia il candidato Guardasigilli dei Cinque Stelle, Alfonso Bonafede, avevano parlato di «affronto che non può essere accettato» e avevano promesso di fare carta straccia del decreto.
A invocarlo però ci sono le Camere Penali (gli avvocati) che già annunciavano scioperi e c'è pure, così risulta, il presidente della Repubblica, che aveva chiesto notizie sull'andamento dei lavori. Più, ovviamente, qualche piddino e una residua trasversalità di garantisti.
Va da sé che il centrodestra, in parte ancora inceppato e sorpreso, si prepari a dare battaglia. Ma su che cosa? Di che parla, in concreto, questo neo-ordinamento? Parla di cose facili da spiegare, di altre più difficili da spiegare e di altre che paiono inspiegabili perlomeno a noi.
In ordine sparso:
1) Colloqui con i parenti anche via Skype. Ossia tramite videotelefono, via internet. Perché no? Non c'è spesa aggiuntiva e vedere i figli crescere, e il padre ingrigire, resta un buon diritto.
2) Ora d'aria da 2 a 4 ore al giorno. Che problema c'è? All' estero ci sono carceri dove l'ora d' aria dura praticamente tutto il giorno: si va, si rientra, si passeggia. Può essere un problema solo se l'interazione tra certi detenuti fosse un problema, ma questo è ovvio e si deve prevederlo.
GAY E TRANS A PARTE
3) Gay e trans in un braccio a loro dedicato. Per alcuni aspetti è un privilegio contraddittorio: sarebbe come mandare Rocco Siffredi in un carcere femminile. Il problema non pare il riunirli, ma evitare i problemi che talvolta nascono dalla loro interazione con altre categorie alle quali sono attualmente associati: i cosiddetti sex offender, gli agenti delle forze dell'ordine (autori di reato) e i collaboratori di giustizia, insomma gente che potrebbe a sua volta essere sbranata dagli altri detenuti, ma per motivi diversi. Il problema è che, a fronte di infinite categorie di condannati, non tutte le carceri hanno infiniti bracci.
4) Integrazione dei detenuti stranieri con corsi di lingua italiana. La parlata carceraria media, in effetti, non risulta essere in linea con l'Accademia della Crusca, ma, fosse per noi, i corsi di lingua italiana dovrebbero farli anche agli immigrati non detenuti.
CIBO E CREDO RELIGIOSI
5) Ispezioni nelle cavità corporee solo da parte di personale sanitario. È una delle prime cose che tendiamo ad associare al carcere: un tizio che indossa un guanto con certa disinvoltura e ci si avvicina. E siccome la cosa riguarda anche i detenuti preventivi (possibili innocenti) e siccome i passaggi da un carcere all' altro costringono a una penosa ripetizione del rito, niente di male se a officiarlo fosse qualcuno che sapesse come si fa: altrimenti diventa una pena aggiuntiva, sebbene lo Stato, in forma metaforica, ce la imponga con certa regolarità.
6) No al piantonamento obbligatorio in ospedale: non dev'essere un automatismo (peraltro costoso) ma una misura che il magistrato decida quanto necessaria.
7) Alimentazione degli stranieri rispettosa del loro credo religioso. Su questo ci si è sempre arrangiati facilmente e si potrebbe anche continuare a farlo, anche perché alla fine stiamo parlando degli islamici e basta. Ma l'eccezione potrebbe aprire le porte ad altre eccezioni che in nessun carcere del mondo (soprattutto islamico) conoscono reciprocità.
8) Detenuti over 70 ai domiciliari anche se sono delinquenti abituali o plurirecidivi. A meno di ritenere il carcere una forma meramente punitiva (in contrasto con la Costituzione) non c'è ragione di opporsi a questa misura, perché gli arresti domiciliari rimangono arresti e quindi non si dovrebbe ricevere visite né ovviamente «evadere».
Ci sono detenuti, stufi della moglie, che hanno chiesto di tornare tra le sbarre. La misura, anche in caso di sorveglianza, consente di risparmiare. Se ci fosse l'annunciatissimo braccialetto elettronico a disposizione - ma non c'è - sarebbe ancora meglio.
9) I trans avranno la possibilità di proseguire il percorso di transizione sessuale in carcere. Questa, se anche non l'approvano, non ci strappiamo i capelli. Tutto deriva dal fatto che il disturbo dell'identità di genere è ormai ritenuto una patologia come un'altra, addirittura rimborsabile dallo Stato. Ma la «transizione sessuale» in fin dei conti consiste in una o più operazioni chirurgiche: ci dicano da che punto in poi il detenuto dovrebbe essere trasferito in un carcere femminile o maschile.
FABBRICHE DI CRIMINI
10) Revisione (in senso permissivo) dell'accesso alle misure alternative ed eliminazione degli automatismi che impediscono ai recidivi benefici e permessi premio; inoltre, per gli ergastolani, permessi premio dopo i primi 5 anni di detenzione (ora è dopo 10) e semilibertà dopo 20 anni.
Sono misure, queste, che non piaceranno a chi considera il carcere come un impedimento fisico a delinquere (funzione retributiva) o un posto dove si deve star male e basta, ma sinché ci teniamo l'articolo 27 sulla funzione rieducativa della pena, beh, dobbiamo partire dal principio che l'obiettivo sia scoraggiare le recidive e convincere che di delinquere non vale la pena.
Per questo esistono gli sconti di pena, le semilibertà, le condizionali, i permessi vari, persino le perizie psichiatriche: strumenti che non piacciono a chi parla di insicurezza «percepita» anche se le leggi garantiste in concreto funzionano: le evasioni sono al minimo e i vari benefici si sono rivelati il miglior modo di ripulire le strade dalla delinquenza. Impedire gli sconti di pena a priori, oltretutto, presto a tardi farebbe esplodere le galere, che in Italia restano una fabbrica o un corso di perfezionamento per delinquenti.
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