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Grazia Longo per la Stampa
I più «morbidi» offendono e insultano. I più agguerriti lanciano pesanti minacce di morte. Quasi dieci pagine di tweet e messaggi Facebook contro il Presidente della Repubblica sono all’attenzione della polizia postale, che ha avviato un monitoraggio su siti web e social network con l’obiettivo di segnalare all’autorità giudiziaria tutti quei comportamenti e dichiarazioni che possono configurarsi come reato. E non siamo certo di fronte a ipotesi di poco conto.
Si va dalle minacce di morte, che con l’aggravante possono portare a una pena di 1 anno di carcere, al vilipendio nei confronti del Capo dello Stato e la diffamazione che prevedono, rispettivamente un massimo di 5 e 6 anni di detenzione. E a poco serviranno blande giustificazioni su esternazioni salaci o minacciose dettate dalla rabbia o dal desiderio di uno scherzo, seppur di cattivo gusto. Ieri sui social si è scatenato un vero e proprio tsunami mediatico contro la prima carica della nostra Repubblica.
Chi protetto dall’anonimato del web, chi pure mettendoci la faccia, in centinaia (lievitati in migliaia in virtù dei retweet e dei like) si sono lanciati in epiteti che vanno dal «dittatore», «burattino» e «pezzo di m...» al «golpista» e «camorrista». Un profluvio di cattiveria e oscenità. Tante anche le intimidazioni di morte, dal classico «muori» al rammarico sul fatto che la mafia abbia «ucciso il Mattarella sbagliato», alludendo alla sorte del fratello Piersanti, ucciso da Cosa nostra nel 1980 quando era presidente della Regione Sicilia. Non finisce qui. C’è anche chi su Facebook augura al Presidente di «morire male con l’uranio impoverito» e chi, di nuovo, auspica una «fine peggiore di quella del fratello».
Qualcun altro, nascondendosi dietro un profilo finto, gli augura poi «un accidente in diretta tv». E c’è chi arriva a chiederne la messa in stato d’accusa e l’esecuzione, mentre si sprecano i più generici «vi verremo a prendere» e i «la pagherete». Sfruttatissimo resta il paragone con il fratello trucidato dalla mafia: «Dovremmo fargli fare la fine del pezzo di m... del fratello».
E ancora «Ti hanno ammazzato il fratello, non ti basta?». La maggior parte ha fatto ricorso a profili anonimi e nickname fasulli. Ma nessuno può stare tranquillo: la task force della polizia postale ha tutti gli strumenti per risalire ai veri autori degli slogan di morte e oscenità. Per fortuna, però, non sono mancati anche molti sostenitori del Presidente Mattarella. In tanti hanno stigmatizzato la vergogna di certi commenti. Su Twitter l’hashtag #iostoconlacostituzione e #iostoconmattaerella raccoglie i tanti che considerano costituzionalmente ineccepibile l’operato del Capo dello Stato. E una raccolta di firme pro Mattarella sulla piattaforma Progressi.org ha raggiunto in poche ore oltre 190 mila adesioni
sergio mattarella carlo cottarelli
2. I POST VIOLENTI SUL QUIRINALE NEL MIRINO DELLA POLIZIA INDAGATO DI BATTISTA PADRE
Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera
Il suo post contro il presidente Sergio Mattarella pubblicato una settimana fa era stato rimosso da Facebook. Ma questo non ha impedito alla Procura di Roma di aprire un fascicolo contro Vittorio Di Battista, il padre di «Dibba». Il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati per la violazione dell' articolo 378 che punisce «le offese al prestigio e all' onore del capo dello Stato». Gli accertamenti sono stati affidati ai carabinieri del Ros e già nei prossimi giorni e il padre di Alessandro, uno dei leader più amati del Movimento 5 Stelle, potrebbe essere convocato per l' interrogatorio.
Sarà invece la polizia postale a dover svolgere verifiche su messaggi e minacce comparsi in queste ultime ore contro il Quirinale, in modo da identificare gli autori e far partire le denunce. Nell' elenco figura anche il poliziotto di Catania che ieri ha pubblicato un video sulla sua «pagina». È in divisa, commenta quanto accaduto nelle ultime ore e tra l' altro dice: «La sovranità decade, io non ci sto».
sergio mattarella e il fratello piersanti ucciso dalla mafia
Dichiaratamente «fascista», Vittorio Di Battista ha spesso utilizzato toni aggressivi per esprimere le proprie idee e il 23 maggio ha scritto pubblicato uno scritto intitolato «i dolori di mister allegria» in cui attaccava in maniera diretta Mattarella scrivendo: «È il papà di tutti noi. È quello che si preoccupa di varare un governo. È quello che ha avallato la legge elettorale che impedisce di varare un governo. Poveretto, quanto lo capisco». Un lungo post nel quale alzava poi il livello affermando: «Lo capisco e per questo, mi permetto di dargli un consiglio, un consiglio a costo zero. Vada a rileggere le vicende della Bastiglia, ma quelle successive alla presa.
Quando il Popolo di Parigi assaltò e distrusse quel gran palazzone, simbolo della perfidia del potere, rimasero gli enormi cumuli di macerie che, vendute successivamente, arricchirono un mastro di provincia. Ecco, il Quirinale è più di una Bastiglia, ha quadri, arazzi, tappeti e statue. Se il popolo incazzato dovesse assaltarlo, altro che mattoni.
Arricchirebbe di democrazia questo povero Paese e ridarebbe fiato alle finanze stremate. Forza, mister Allegria, fai il tuo dovere e non avrai seccature».
Quando Facebook aveva deciso di censurarlo, lo stesso Di Battista si era lamentato con un ulteriore post e anche di questo dovrà adesso rispondere ai magistrati.
vittorio di battistasergio mattarella carlo cottarelli
sergio mattarella carlo cottarelli
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