francesca albanese massimiliano cali

“A REGGIO EMILIA HO SBAGLIATO A DIRE CERTI FRASI AL SINDACO. ENTRARE IN POLITICA? VOLEVANO CANDIDARMI MA HO SEMPRE RIFIUTATO” – FRANCESCA ALBANESE: “NEL 2024, SONO COMINCIATE LE MINACCE DI MORTE, LETTERE IN CUI DICEVANO ‘SAPPIAMO DOVE VIVI’, MINACCE DI STUPRO VERSO MIA FIGLIA. LÌ, È PARTITA L’ESIGENZA D’AVERE PROTEZIONE DOVE VIVO, IN TUNISIA. MI HANNO CONGELATO I BENI, NEGLI USA HO CHIUSO IL CONTO. NON POSSO FARE PAGAMENTI, NÉ RICEVERNE. IN NESSUN ANGOLO DEL MONDO” – IL “CORRIERE” LE CHIEDE: “NEI SUOI RAPPORTI, LA PAROLA ‘GENOCIDIO’ TORNA 233 VOLTE. MENTRE HAMAS È DEFINITA TERRORISTA SOLO 16 VOLTE. E QUASI SEMPRE FRA VIRGOLETTE”. E LEI RISPONDE: “PARLARE DI HAMAS AVREBBE ALTERATO LA CONDOTTA DELLE OPERAZIONI MILITARI DI ISRAELE? NON C’È DUBBIO CHE CI SIA STATO UN ATTACCO TERRORISTICO VIOLENTO, DA CONDANNARE. PERÒ ISRAELE COSA CAVOLO FA DA 60 ANNI, NEL TERRITORIO PALESTINESE OCCUPATO? IL MIO LIBRO COMINCIA CON UNA FRASE DI BRECHT: ‘TUTTI VEDONO LA VIOLENZA DEL FIUME IN PIENA, NESSUNO VEDE LA VIOLENZA DEGLI ARGINI CHE LO COSTRINGONO’…”

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Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”

 

FRANCESCA ALBANESE

«Antisemita». «Amica di Hamas». Da quattro mesi, Francesca Albanese vive sotto sanzioni, con accuse pesanti. Americani e israeliani non le perdonano i rapporti che ha pubblicato come relatrice speciale Onu sui diritti dei palestinesi: «Sono la prima funzionaria nella storia delle Nazioni Unite a subire un simile trattamento, che condivido con Putin, Khamenei e Maduro. […] La verità è che ho denunciato le violazioni dei diritti umani compiute da Israele».

 

Quei rapporti sulle carceri, sui bambini, sul «genocidio» e soprattutto («Le parole che mi hanno creato più problemi») sui soldi che ci girano intorno, li ha raccolti nel libro Inside.

Dentro la violenza di Israele (Fuori Scena), scritto per «rimettere al centro della discussione il mio lavoro. […] la character assassination non può sovrastare i miei contenuti».

 

FRANCESCA ALBANESE

Il punto è che lei non si limita a denunciare la violenza d’Israele: gli imputa il genocidio e l’apartheid. Ma voi dell’Onu non dovreste favorire il dialogo?

«Il problema è proprio la scelta delle parole che si usano. Dopo tre anni in Palestina, sono andata via nauseata. Non riuscivo più a vivere in quel posto. Ed è l’apartheid a spiegare oggi, dal punto di vista giuridico, quel mio sentimento d’allora: c’è un sistema strutturale di dominio da parte di un gruppo su un altro. Lo stesso vale per il genocidio. Non c’è tregua che possa interromperlo. E il problema non è usare parole “compromesse”: è di chi non guarda la realtà».

 

La criticano anche perché non è imparziale: suo marito ha fatto il consigliere dell’Autorità palestinese.

«No, lui ha lavorato sei mesi per l’Onu in Palestina. L’Onu fa questo: se va in Congo, aiuta le autorità congolesi. Qual è il problema? Io stessa ho lavorato a stretto contatto con l’Anp».

francesca albanese festival di fanpage

 

E poi è stata criticata per l’insofferenza verso Liliana Segre, per le parole al sindaco di Reggio Emilia… C’è qualcosa che non rifarebbe?

«Reggio Emilia, sicuramente. Quando ho rivisto quel mio commento, me lo son detta: no, non è proprio da me».

 

Nei suoi rapporti, la parola “genocidio” torna 233 volte. Mentre Hamas è definita terrorista solo 16 volte. E quasi sempre fra virgolette.

«Parlare di Hamas avrebbe alterato la condotta delle operazioni militari di Israele? Non c’è dubbio che ci sia stato un attacco terroristico violento, da condannare. Però Israele cosa cavolo fa da 60 anni, nel territorio palestinese occupato? Il mio libro comincia con una frase di Brecht: “Tutti vedono la violenza del fiume in piena, nessuno vede la violenza degli argini che lo costringono”».

 

massimiliano cali - marito di Francesca Albanese

La sua vita è stravolta.

«[…] Nel 2024, sono cominciate le minacce di morte, lettere in cui dicevano “sappiamo dove vivi”, minacce di stupro verso mia figlia: “Le faremo quel che han fatto alle donne israeliane”. Lì, è partita l’esigenza d’avere protezione dove vivo, in Tunisia».

 

Ora le hanno congelato i beni

«Negli Usa ho chiuso il conto, ma nell’appartamento dov’è nata mia figlia, né io né mio marito possiamo tornarci, nonostante lui lavori per la Banca Mondiale che ha sede a Washington: c’è anche una persecuzione, affinché sia licenziato. E pene pecuniarie fino a un miliardo, o l’arresto fino a 20 anni, per chiunque mi aiuti. Non posso fare pagamenti, né riceverne. In nessun angolo del mondo».

 

Ora che sparano meno, Gaza tornerà nel cono d’ombra?

francesca albanese a genova

«L’enormità di ciò che è successo è tale, che non si può tornare indietro. S’è svegliata una coscienza, soprattutto fra i giovani. Mi occupo di Palestina da 15 anni e mai ho visto questo livello di maturità: sul genocidio in Ruanda o in Bosnia, non ci fu questa presa di coscienza. Il fatto che uno come Mamdani vinca a New York, peraltro coi voti ebraici, è un segno di cambiamento. Però dipende. I governi potrebbero continuare a far finta di niente. Parlano di pace, ma dall’inizio della cosiddetta tregua sono morti 250 palestinesi».

 

francesca albanese abbandona lo studio di in onda mentre si parla di liliana segre

Sono 30 anni dall’assassinio di Rabin. C’è almeno un leader israeliano che stima?

«Rabin è stato feroce nei confronti dei palestinesi e poi ha capito che non si può vivere opprimendo il prossimo. So che tanti israeliani sionisti vogliono la fine dell’occupazione e dell’apartheid. Il problema del sionista è che per lui il problema è al massimo l’occupazione del ’67 e com’è degenerata. Per un antisionista, il problema è l’esistenza d’Israele come Stato di apartheid all’interno di un Paese che si chiamava Palestina».

 

Che cosa pensa del boicottaggio d’Israele nelle università?

«Fino al 2024, sono sempre stata contraria. Invece poi ho capito perché è fondamentale. L’università israeliana è un pilastro della narrazione ed è un motore della macchina della guerra».

 

francesca albanese marco massari

Non è che si prepara a entrare in politica?

«Se avessi voluto accettare una candidatura, l’avrei già fatto anni fa: non è stato mica un solo partito, a chiedermelo».

 

Ci sarà almeno un leader in Europa che la convince?

«La presidente slovena, Nataša Pirc Musar».

 

E papa Leone, che ha appena ricevuto Abu Mazen?

«Credo sia stato un errore clamoroso ricevere Herzog, uno che ricorre negli atti della Corte di giustizia internazionale per genocidio».

 

Netanyahu finirà a processo?

«Lo spero».

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