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Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”
Lo Stato maggiore russo torna a sparare contro la regione di Kiev e le sue infrastrutture civili. «Non ci sarà tregua di Natale», annunciano dal Cremlino. Ma la buona notizia per gli ucraini è che i sistemi di difesa antiaerei nazionali sembrano notevolmente migliorati e ormai la larga maggioranza degli attacchi viene sventata sia dai razzi terra aria che dall'intervento dell'aviazione. A quasi dieci mesi dall'inizio dell'invasione militare voluta da Vladimir Putin, l'Ucraina mantiene un elevato grado di controllo del proprio spazio aereo.
I dati parlano chiaro. Ieri mattina all'alba, ben 13 droni kamikaze Shahed di fabbricazione iraniana sono stati abbattuti nei cieli della capitale prima di poter raggiungere i loro obiettivi. «Un successo del 100 per cento, tutti i droni sparati oggi sono stati fermati», specificano i comandi militari locali. I rottami dei droni sono caduti sull'area urbana, danneggiando almeno cinque condomini residenziali e due palazzi dell'amministrazione pubblica nel quartiere centrale di Schevchenkivskyi.
Non si registrano vittime, ma solo danni limitati alle strutture; le reti idrica ed elettrica non sono state colpite. Ancora una volta gli alti comandi ucraini dimostrano così un alto grado di efficienza nel fronteggiare il mutare delle strategie di attacco russe. È infatti dalla seconda metà di ottobre che Mosca si concentra nel mirare alle infrastrutture civili con l'obbiettivo dichiarato di costringere la popolazione al freddo e al buio nel pieno dell'inverno.
La prima massiccia ondata combinata di missili e droni sparata il 10 ottobre vide gli ucraini in grave difficoltà, con un tasso di successo fermo al 54 per cento. Allora oltre il 75 per cento della rete energetica nazionale venne messo temporaneamente fuori uso. Ma il 23 novembre il tasso di successo degli abbattimenti era già salito al 76 per cento. E al momento degli ultimi bombardamenti importanti, il 5 dicembre, era ancora migliorato al 87 per cento.
A detta di Kyrylo Budanov, capo dell'intelligence militare, nel mese di ottobre la Russia aveva sparato 330 droni iraniani e di questi 222 erano stati abbattuti. «Gli attacchi terroristi del nemico non ci fermeranno», ripete di continuo nei suoi discorsi pubblici il presidente Zelensky. L'aviazione ha intensificato gli addestramenti per artiglieri e piloti, anche se il governo di Kiev continua a chiedere agli alleati l'invio di sistemi avanzati per missili terra-aria.
i resti di un drone kamikaze iraniano dopo l attaco a kiev
Gli americani starebbero infatti per inviare una batteria di nuovi missili Patriot nuova generazione, tra i migliori esistenti al mondo. Ma sarà comunque necessario qualche mese affinché gli artiglieri ucraini possano addestrarsi al loro utilizzo in una delle caserme Nato in Germania. Intanto, però, non si ferma la guerra sul fronte orientale del Donbass e in quello meridionale lungo il Dnipro a est di Kherson.
Le truppe ucraine continuano a difendere la zona attorno alla cittadina di Bakhmut e avanzano per accerchiarla alle spalle verso il Lugansk. Scambi di artiglierie avvengono anche attorno alla città di Melitopol. Qui gli ucraini lavorano per tagliare le vie di rifornimento alle truppe russe che si sono posizionate in prima linea con un articolato sistema di trincee, bunker, campi minati e cavalli di frisia mirati a fermare l'avanzata dei blindati.
Rispetto alla logica dei primi mesi la situazione è dunque totalmente mutata: i russi sono fermi a cercare di difendere le terre appena conquistate e invece gli ucraini sono all'offensiva per liberarle. I responsabili ucraini delle inchieste per indagare gli abusi di civili da parte delle truppe russe sostengono di avere le prove dell'esistenza di «camere di tortura per bambini» nel villaggio di Balakliya a sud di Kharkiv e anche a Kherson.
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