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1. VIDEO - L'INTERPRETE PER SORDI FA GESTI A CASO DURANTE IL FUNERALE DI MANDELA
2. MANDELA: INTERPRETE SORDI INCAPACE SPIEGA, "NESSUNA BEFFA, SONO SCHIZOFRENICO"
(AGI) - Ci sarebbe un attacco schizofrenico dietro lo strano gesticolare dell'interprete per i sordi al memoriale di Johannesburg per Nelson Mandela, in cui nessuno degli interventi e' stato tradotto nella lingua dei segni. E' stato lui stesso a giustificarsi cosi' in un'intervista, spiegando che soffre di questo tipo di attacchi e che aveva preso un medicinale, ma una volta sul palco l'emozione lo ha tradito e ha cominciato a sentire voci e ad avere allucinazioni.
"Non potevo farci nulla, ero solo in una situazione molto pericolosa", ha raccontato il 34enne Thamsanqa Jantjie al quotidiano Star, "ho cercato di controllarmi e di non mostrare cio' che stava accadendo, mi dispiace molto, e' la situazione in cui mi sono trovato".
Alla domanda del perche' non avesse semplicemente abbandonato il palco, Jantjie ha spiegato che si sentiva una grande responsabilita'. "La vita e' ingiusta, questa malattia e' ingiusta", ha affermato. - La vicenda resta pero' un giallo, anche perche' in un'altra intervista a Talk Radio 702, un'emittente sudafricana, lo stesso interprete si era definito soddisfatto della sua prestazione: "Assolutamente, si', credo di essere stato un campione della lingua dei segni".
Dopo le proteste della comunita' dei sordi, anche a livello internazionale, per non avere visto tradotti correttamente i discorsi di leader come Barack Obama e Jacob Zuma, Raul Castro e Ban ki-moon, si era aperta la caccia all responsabile di questo clamoroso flop in mondovisione. Il governo si e' difeso affermando di non sapere chi fosse l'interprete del Soccer City stadium e l'Istituto dei traduttori ha spiegato di aver gia' ricevuto reclami in passato per l'operato di Jantjie, ma nessuno aveva preso provvedimenti.
3. AL POVERO MANDELA Ã TOCCATO IL FUNERALE PIÃ PAZZO DEL MONDO
Giordano Tedoldi per "Libero"
Doveva essere la grande celebrazione globale di Madiba, come lo chiamano spudoratamente tutti i leader mondiali, fingendo una familiarità con Mandela che non hanno mai avuto, e che infatti sugli spalti dello stadio di Johannesburg, martedì scorso, per il «Mandela Memorial» si comportavano come a un party o a un derby.
Il padre del nuovo Sudafrica post-apartheid era deceduto solo cinque giorni prima, e loro stavano lì a sghignazzare in tribuna, a scambiarsi sguardi come facevano i libertini dai palchi dei teatri, a raffigurarsi con i «selfies », gli autoscatti già formattati per finire sui social, accompagnati da solenni parole di ricordo per quell'uomo così diverso da loro, se non altro perché aveva il senso della serietà e della tragicità della storia, mentre quest'altri sono tragici nelle sciocchezze e sciocchi ai funerali.
CASA VIANELLO
C'era Obama, allo stadio, con la moglie Michelle, che si esibivano nella loro migliore imitazione di Casa Vianello. Obama che fa il lumacone con la statuaria Helle Thorning- Schmidt, premier danese e vanesia il giusto per proporre di ritrarre se stessa, il premier inglese David Cameron e Obama in una foto ricordo col sorriso scolastico, esclusa invece l'imbronciata Michelle.
La quale, in perfetto stile Mondaini quando si frammetteva tra Raimondo e Heather Parisi, si piazza tra i due capi di stato impegnati in una troppo calorosa conversazione. Chissà quali parole di lutto sulla storia del loro intimo amico Madiba stavano spendendo, visti i loro sorrisi.
Se la vanità dei potenti è un male antico e che non sa contenersi nemmeno a una cerimonia funebre, del tutto nuova è la pantomima dell'interprete abusivo per sordi. Ecco salire accanto al palco delle autorità un signore che accompagna le orazioni funebri delle autorità con gesti che dovrebbero essere nel linguaggio dei sordi, ma che invece non hanno nessun significato. Il tutto ripreso dagli occhi digitali di tutto il mondo, in occasione della più grande burla, da sempre, nella storia dei funerali.
Gesti suggestivi, a dire il vero, la mano a becco sul cuore, sulla testa, la mano che si alza e si abbassa come a fare un tuffo, e mancava solo che la mano, sempre a becco, se la portasse nella bocca spalancata, il nostro impagabile interprete abusivo, nell'inequivocabile espressione che dalle nostre parti vuol dire: abboccate a tutto, creduloni. Che poi è spesso il gesto più adeguato da accompagnarsi ai discorsi pubblici, e quindi non sappiamo chi fosse l'impostore, sappiamo di certo che si è comportato con più onestà di Obama e avvenenti premier danesi con lo smartphone rivolto sempre su se stesse, come lo specchio delle attrici più egocentriche.
BRUTTA SORPRESA
E mentre per il Memorial arrivavano e andavano i disperati dello show business, Bono, Naomi Campbell, Charlize Theron e il resto del cast, per rappresentare un'altra volta la contraddizione dell'intrattenimento pop e milionario che ha bisogno di pronunciare con compunzione la magica parola Madiba per guadagnare ancora di più, esibirsi ancora di più, falsificarsi ancora di più, da tutt'altra parte, a Cape Town, «nel frattempo», come dicono le tavole dei fumetti, ladri probabilmente senza un soldo in tasca, tra le diciannove e le ventuno di mercoledì ora locale, svaligiavano la casa dell'arcivescovo Desmond Tutu che nello stadio di Johannesburg ha recitato la preghiera conclusiva, lui sì compagno di strada e di lotte di Mandela, uno degli artefici della sua liberazione nel 1990 e per nulla sminuito nei suoi meriti dal Nobel per la Pace ricevuto nel 1984.
Tra frivolezze presidenziali, interpreti del linguaggio dei segni dell'assurdo, ladri che agiscono secondo il più ortodosso metodo del «tanto il padrone è fuori», e il solito contorno di celebrities eticamente imbacuccate, addolora, per più di una ragione, che il corpo di Mandela non sia tornato con gli amati guantoni distribuendo ganci ai suoi allegri amici. Per fortuna domenica si terranno i funerali solenni a Qunu, il suo villaggio. Niente selfies, laggiù, nossignore.
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