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BRACCIA RUBATE ALLA SCUOLA - LE GANG CHE CONTROLLANO LE PIAZZE DI SPACCIO A ROMA ARRUOLANO RAGAZZINI, MOLTO PICCOLI, PER FARE DA "VEDETTE" E AIUTARE I PUSHER - NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI SI TRATTA DI MINORI CHE ARRIVANO IN ITALIA ILLEGALMENTE E SENZA DOCUMENTI, CHE VENGONO PAGATI FINO A 100 EURO AL GIORNO - DOVE SI INCROCIANO POVERTÀ E MANCANZA DI LAVORO, I CLAN OTTENGONO CONSENSO SOCIALE PERCHÉ...

Estratto dell'articolo di Irene Famà per “la Stampa”

 

bambini vedette delle piazze di spaccio di roma

Un lungo fischio. «Le guardie, le guardie!». Se hai dodici anni e vivi nelle piazze di spaccio della Capitale sai bene come funziona. Sai bene che non appena vedi una divisa devi iniziare a correre e a fischiare. Devi lanciare il segnale: «Ci sono gli sbirri». E così fa quel ragazzino […] arruolato nell'esercito dei bambini vedetta. E addestrato a dovere. Soldato dello spaccio, lui come tanti altri.

 

Ecco la nuova frontiera del racket dei minori non accompagnati. Da soli lasciano il loro paese e arrivano in Italia. Finiscono nei centri d'accoglienza, vengono intercettati in strada e inseriti nella piramide del commercio degli stupefacenti. Roma, Napoli, Palermo. Non hanno documenti, nessuno sa davvero chi sono. E non hanno nulla da perdere. Cento euro al giorno per fare la sentinella sono più di quanto potessero sperare. La criminalità lo sa e ne approfitta. I più piccoli non sono nemmeno imputabili, per i più grandicelli non è necessario pagare un avvocato. […]

 

armi nascoste dei bambini vedette delle piazze di spaccio di roma

Si parte dal Quarticciolo, quartiere popolare ad est di Roma. […] Scheletri di motorini e auto rubate e date alle fiamme sono ammassati nel cortile del quadrilatero a lato di corso Palmiro Togliatti. Una sciabola è nascosta vicino a un albero, un martello e una pistola (riproduzione di una vera, ma questo verrà accertato solo dopo) sono appoggiati dietro le centraline dell'acqua: da utilizzare quando arrivano «le guardie» o gli estranei. Le vedette sono tutte lì, sedute sul balconcino di un bar. Quando è il loro turno, salgono sui monopattini e iniziano a perlustrare la zona. Don Antonio Coluccia, il prete salentino sotto scorta che sfida i clan, ne intercetta una.

 

Avrà sì e no quindici anni, arriva dal Marocco. «Ma lascia perdere sta cosa. Che c'è qua? Che c'è? Ci sono gli anni di carcere». Il ragazzo ha paura, si guarda intorno: «E prete c'hai ragione».

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Il parroco lo incalza: «Quanto dura il tuo turno? Sei, sette ore?». L'adolescente ribatte: «Boh, sì. Ma, con tutto il rispetto, questo esce dalla parola vostra». Prende e scappa. Chi parla troppo, da quelle parti, si guadagna l'epiteto di infame.

 

Don Coluccia afferra il megafono: «Qui si incrociano povertà e mancanza di lavoro». Il parroco denuncia «vuoti istituzionali. E spacciatori nord africani con i clan italiani stanno cercando di minare questo territorio che invece va riscattato». Le parole sono nette: «I clan hanno consenso sociale perché lo Stato, qui, non c'è». Pensa ai giovani. Che radunati in un angolo osservano spavaldi. Alzando il dito medio.

 

armi nascoste dei bambini vedette delle piazze di spaccio di roma

«I ragazzi di questo territorio non sono all'asta», tuona don Coluccia. […] Due signore, solo due in quel crocevia di palazzoni, scendono in cortile. Una di loro ha una figlia che studia chimica all'università. «Guardi, nessuno si affaccia. Io lo faccio per mia figlia. Magari poi me menano. Qui è così. E io ci sono nata, ho visto tutte le trasformazioni. Ora usano pure i bambini».

 

Lo stesso succede a Tor Bella Monaca, definita la piazza di spaccio più grande d'Europa. Quarto municipio che ospita venticinque centri d'accoglienza sui cinquanta di Roma. I nomi di chi gestisce quello che gli investigatori definiscono «il supermercato della droga» sono altisonanti: le famiglie Longo, Lionello. Pure i Moccia, vicini alla Camorra. Anche lì hanno compreso che i minori non accompagnati sono un affare. Soprattutto se impiegati nel commercio della cocaina, dell'eroina e del crack.

 

bambini vedette delle piazze di spaccio di roma

[…] A San Basilio, altra zona di spaccio della Capitale, è tutto più in ordine. La chiamano piazza della Coltellata, per una resa dei conti davanti a un bar. I "boss", e il termine non è errato perché sono eredi dei Marando, noto clan della ‘ndrangheta, si ritrovano davanti al circolo di Padel. La criminalità organizzata calabrese sembra avere tutto sotto controllo: lasciare il territorio in mano ai ragazzini è un rischio troppo alto. Qualcuno c'è. Ed è monitorato con attenzione.

 

Sul racket dei minori non accompagnati finiti in mano ai narcos nostrani indaga la polizia. […] «È un fenomeno che continua ad allarmare – dice Fabio Conestà, segretario generale del movimento sindacale autonomo di polizia Mosap – Si tratta di ragazzini, spesso molto piccoli, intorno ai dodici e tredici anni, che finiscono in mano a dei criminali che gli rubano il futuro». […]