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GENDER COME NOI - BUFERA SULLO SPETTACOLO TEATRALE “FA' AFAFINE”: IL PROTAGONISTA DI 8 ANNI SI SENTE UN GIORNO MASCHIO E UNO FEMMINA - LA PETIZIONE DEI CONTRARI: “DISEDUCATIVO. INVIEREMO AL MINISTRO FEDELI LE NOSTRE FIRME” (ANCHE LA MELONI ADERISCE ALLA PETIZIONE) - IL REGISTA: "LE SITUAZIONI CHE PORTO IN SCENA SONO NORMALI"

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Lorenza Castagneri per la Stampa

 

C' è uno spettacolo teatrale che da una settimana sta facendo litigare genitori, scuole e promotori. Si intitola «Fa' afafine.

 

Mi chiamo Alex e sono un dinosauro». Il protagonista è un bambino di 8 anni che un giorno si sente maschio e un giorno femmina e si innamora di un amico. Un bambino gender fluid, o arcobaleno, così li chiamano in italiano, cioè che non si riconosce completamente nella sua identità biologica.

 

È come C.J., il figlio dell' americana Lori Douron, che ha raccontato la sua storia ne «Il mio bellissimo arcobaleno», il libro a cui si è ispirato Giuliano Scarpinato, giovane autore siciliano che ha scritto lo spettacolo e che lo sta portando in tour nelle scuole. «Queste sono situazioni reali, vanno raccontate», spiega con calma. L' associazione Generazione Famiglia, invece, ha lanciato una petizione online contro «Fa' afafine» e le attività scolastiche in cui si tratta il tema del gender.

 

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«Le scuole e le famiglie non sono state informate sul contenuto dello spettacolo», attacca Fabrizio Savarese, portavoce di Generazione Famiglia, tra gli organizzatori del Family day di due anni fa a Roma.

 

«Non a caso, dopo la petizione, molti genitori hanno ritirato l' adesione. A Bologna ci sono state varie defezioni e la data di Potenza è saltata». «Davvero? Non lo sapevo.

Comunque la trama si può trovare su Internet ed è riportata nei comunicati stampa», replica Scarpinato, da Udine, dove lunedì lo spettacolo ha debuttato in matinée. E aggiunge: «Certa gente critica ma non si fa vedere in sala. Si nasconde dietro petizioni anonime».

 

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Quella pubblicata sul sito Citizen go ha raccolto quasi 82.500 sottoscrizioni in una settimana. Obiettivo: arrivare a 100 mila. «Invieremo i fogli con le firme al ministro dell' istruzione Fedeli», riprende Savarese. «Vorremmo incontrarla e spiegarle che non siamo omofobi o chiusi. Chiediamo più trasparenza da parte delle scuole sulle attività. Questo spettacolo è fortemente diseducativo». Lo ha visto? «No, ma alcuni nostri soci sono stati a teatro.

 

E poi ci sono spezzoni su YouTube. Come si fa a pensare che un bambino un giorno si senta maschio e un giorno femmina?». «È qui che chi ci attacca sbaglia», controbatte l' autore. «Per molte famiglie, le situazioni che porto in scena sono normali. Che cosa vogliamo fare? Nascondere la diversità ai bambini finché non hanno 18 anni? Far passare l' idea che il mondo è di un solo colore? Io parlo di conoscenza, di inclusione, di accoglienza».

 

MELONIMELONI

Scarpinato fa una pausa. È arrabbiato. «Questo spettacolo ha anche ricevuto il patrocinio di Amnesty International per aver trattato con dolcezza un dramma vissuto da molti giovani?». «Fa' afafine» ha anche fatto incetta di tutti i più prestigiosi riconoscimenti per il teatro ragazzi: il premio Scenario Infanzia, l' Infogiovani al Festival di Lugano, l' Eolo Award.

 

Le stroncature, però, non sono mancate. Pure Giorgia Meloni e l' assessore all' Istruzione del Veneto, Elena Donazzan sostengono la petizione di Generazione Famiglia.

«Sono abituato alla mediocrità di certi politici», commenta Scarpinato. «No, la colpa è di sindaci e assessori che stanno dall' altra parte e che usano anche i bambini per propugnare certe idee», replica Savarese.

 

Il pubblico Uno scontro totale. E i ragazzi? «Alle mie classi lo spettacolo è piaciuto parecchio. Molti sono intervenuti nella discussione finale con l' autore», racconta la professoressa Elena Rossi del Quarto comprensivo di Udine che lunedì ha accompagnato due gruppi di terza media a teatro. «All' uscita hanno partecipato tutti gli allievi. I genitori sapevano ciò che i figli avrebbero visto e nessuno si è lamentato». Martedì a Pordenone c' era anche una V elementare. «Abbiamo preferito riservare la visione dello spettacolo agli studenti più grandi. Ci sembrava più indicato - continua la professoressa Rossi -.

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Ma non capisco le polemiche.

La scuola deve parlare anche di attualità. Affrontiamo questa tematica come abbiamo parlato di migranti, sicurezza stradale e ambiente».