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Francesco Erbani per "la Repubblica"
Fra i tanti nomi circolati e bruciati, alla fine l'ha spuntata Giovanni Nistri. Un outsider. Sarà lui, generale dei carabinieri, per quattro anni alla guida del Comando per la tutela del patrimonio culturale, a dirigere il Grande Progetto Pompei. Suo vice è Fabrizio Magani, storico dell'arte, direttore dei Beni culturali in Abruzzo. La nomina è arrivata all'ultimo secondo, segno di una dura battaglia intorno alla struttura che gestisce i 105 milioni per la messa in sicurezza del sito archeologico e per avviare interventi anche fuori degli scavi.
Alla fine il ministro Massimo Bray ha segnato un punto a suo favore. Sono state respinte le candidature a lui più sgradite: quella di Giuseppe Scognamiglio prima e di Umberto Postiglione dopo. Entrambi erano stati proposti dal sottosegretario Filippo Patroni Griffi.
La grande tensione degli ultimi due mesi (da quando è stata approvata la legge Valore Cultura) scarica molte aspettative su Nistri e Magani.
Nistri, 57 anni, attualmente alla testa della Scuola ufficiali dei carabinieri, dal 2007 al 2010 ha diretto uno dei nuclei d'eccellenza dell'Arma. Ha riportato in Italia il vaso di Eufronio, e organizzato il rientro da quattro musei americani dei 67 capolavori che furono esposti nel dicembre del 2007 al Quirinale nella mostra "Nostoi". Nistri è stato attivissimo anche contro il tentativo di alcuni parlamentari del centrodestra di varare una norma che sanava il trafugamento di un'opera grazie al versamento di un obolo. L'archeocondono, fu chiamato.
Anche Magani ha un ricco curriculum. Incrementato negli ultimi anni alla Direzione regionale abruzzese che ha ripreso in mano i restauri nel centro storico dell'Aquila dopo l'infelicissima gestione commissariale. Magani è una candidatura della prima ora di Bray.
Ma su di lui si erano abbattuti molti veti, al punto che sembrava scontata la sua esclusione.
Su entrambi pesa l'eredità delle precedenti strutture che hanno tentato di risolvere i drammi pompeiani, non in termini archeologici o di tutela del sito. Accanto ai soprintendenti si sono affiancati nel tempo generali dell'aeronautica, prefetti in pensione, poi i city manager, fino al commissario Marcello Fiori proveniente dalla Protezione civile, più impegnato in megalomani programmi di comunicazione che non in restauri. Ora Fiori, che ha lasciato una scia di inchieste giudiziarie, coordina i circoli "Forza Silvio".
Nistri e Magani sono due persone «che riusciranno a vincere insieme questa ambiziosa sfida che abbiamo voluto lanciare su Pompei», insiste Bray. Con loro lavoreranno 20 persone, provenienti dai ranghi della pubblica amministrazione, più cinque consulenti per le materie giuridiche, economiche, architettoniche, urbanistiche e infrastrutturali. Nistri e Magani vigileranno sugli appalti e sullo svolgimento delle procedure, proteggendoli da infiltrazioni malavitose. Affiancheranno la soprintendenza, cui spetta la direzione scientifica degli interventi. Ma spesso nel passato si è approdati a forme di diarchia paralizzanti.
Infine c'è la partita degli interventi fuori del sito. La coppia Nistri- Magani dovrebbe, nelle intenzioni di Bray, garantire che gli scavi siano meglio accessibili, migliorando le infrastrutture. La legge consente poteri straordinari, anche in deroga a controlli e nullaosta. E se il capitolo delle nomine si è chiuso con un punto per il ministro, ora si apre quello per il soprintendente che prenderà il posto di Teresa Cinquantaquattro (in scadenza a fine dicembre) e quello per tenere a bada gli appetiti intorno a Pompei.
NISTRI GIOVANNI NISTRI Giovanni NistriFILM DOCUMENTARIO SU POMPEI DEL BRITISH MUSEUM SCAVI DI POMPEI CROLLI jpegSCAVI DI POMPEI Filippo Patroni Griffi Vittorio Sgarbi e Massimo Bray
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