LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
1. LA GERMANIA CHE SI SCOPRE IMPERFETTA
Francesca Sforza per “la Stampa”
poliziotti fuori casa di andreas lubitz
Il dettaglio dell’assenza di picchiata, che ha evitato il diffondersi del panico da morte certa fra i passeggeri, è forse quello che più di ogni altro fa sorgere il pensiero secondo cui «solo un tedesco» poteva arrivare a tanto. È un pensiero carico di pregiudizi, che gronda i peggiori stereotipi del Novecento, ma è della stessa stoffa di quello che tutti nel mondo hanno avuto di fronte al capitano Schettino: «Solo un italiano». Ed è altrettanto vero.
Nel nostro Paese sopravvive una formazione involontaria al pressappochismo e alle soluzioni facili - il caso Concordia lo ha esposto globalmente in forma epica.
Allo stesso modo la Germania è chiamata oggi a interrogarsi sul punto di rottura di un sistema sociale strutturato sull’esclusione dell’imprevisto dal novero dei possibili.
Non è previsto che un treno deragli, e infatti i treni non deragliano, non è previsto che i sistemi di riscaldamento delle stazioni si rompano, e infatti non si rompono, non è previsto che uno studente di bassa resa scolastica possa a un certo punto rivelarsi un genio, e infatti non andrà al ginnasio perché resterà confinato nelle scuole tecniche, non è previsto che un ministro copi una tesi di dottorato, e infatti non lo fa, e se lo fa non solo si dimette, ma si disintegra nel nulla (che fine ha fatto Karl Theodor von Guttenberg, promessa della politica tedesca, possibile che per lui il futuro si sia chiuso per sempre e che non vi sia neanche una remota possibilità di riscatto?).
hollande e rajoy si abbracciano davanti a merkel in visita al luogo del disastro germanwings
La società ha le maglie strette, il controllo degli individui gli uni sugli altri è serratissimo (provate a parcheggiare in divieto, prima del vigile arriverà un comune cittadino a segnalare l’infrazione), il numero delle regole non scritte è praticamente infinito, può capitare di sentirsi sussurrare con astio, passeggiando su una strada qualunque, di tenere la destra, per evitare ingorghi di passanti, e pazienza che non c’è nessuno, è una buona regola per quando le persone arriveranno.
Ogni minuto di ogni giorno è assorbito dall’esigenza di evitare che accadano fatti inaspettati, fuori controllo, sbavature rispetto al perfetto disegno immaginato. Fino al punto in cui poi una cosa succede e tutto, ma proprio tutto, si spezza, come dimostrano le allucinate dichiarazioni delle autorità tedesche dopo la rivelazione: «non è nel nostro Dna», ha dichiarato il portavoce di Lufthansa, «un incubo neanche lontanamente ipotizzabile», «incredibile che una cosa del genere si sia verificata nella nostra azienda», «ogni aspetto della formazione del nostro sistema è stato verificato», fino a un annaspante: «al momento non ci sono le condizioni per fare un’autocritica».
hollande e merkel sul luogo del disastro germanwings
Ora, è evidente che la Germania non è solo questo, così come l’Italia non è popolata da affossatori di navi con manie di grandezza. Ma arriva un giorno in cui bisogna avere la forza di dire a se stessi: «noi siamo anche questo», e farci i conti come se il proprio lato-ombra fosse l’unico dato a disposizione.
Perché anche nell’Airbus di Germanwings c’è stato un capitano De Falco – quello che intimò a Schettino di salire a bordo. Il comandante dell’A320 si è attaccato alla porta e ha cercato di sfondarla, verosimilmente imprecando come fece l’italiano. Ma non è servito: capita spesso infatti, nei Paesi che formano grandi caratteri, che un solo uomo sia sufficiente per trascinare tutti gli altri all’inferno.
2. IL GIORNO PIÙ LUNGO DELLA LUFTHANSA - L’AD SPOHR: UN EVENTO TRAGICO E IMPOSSIBILE DA EVITARE, MA I NOSTRI PILOTI RIMANGONO I MIGLIORI
Danilo Taino per il “Corriere della Sera”
disastro del volo germanwings 1
La Lufthansa ha sostenuto ieri che Andreas Lubitz — il copilota che martedì mattina avrebbe volontariamente fatto schiantare sulle Alpi l’Airbus A320 — «era al cento per cento abile per volare». In una conferenza stampa della quale non avrebbe probabilmente mai immaginato di essere protagonista, l’amministratore delegato Carsten Spohr ha cercato di dire qualche parola razionale in un tragedia incomprensibile.
Ha raccontato la carriera di Lubitz, i metodi di addestramento della compagnia, ha sostenuto che i piloti della Lufthansa «rimangono i migliori del mondo». Ma naturalmente non ha potuto spiegare l’inspiegabile. «Siamo colpiti e sconvolti — ha detto —. Non avrei mai potuto immaginare che quello che mi è stato indicato oggi sarebbe avvenuto. Anche nell’incubo più terribile, non avremmo potuto pensare a qualcosa del genere».
Spohr ha raccontato che Lubitz è stato accettato nel programma di addestramento della Lufthansa, a Brema, nel 2008. Dopo non molto tempo, però, il giovane ha interrotto il training per ragioni che il suo datore di lavoro non può raccontare, in omaggio alla legge sulla privacy tedesca. Una ex compagna di classe del pilota, però, ha detto ieri che Lubitz era caduto in uno stato di depressione.
Dal quale, evidentemente è uscito, dopo avere svolto 11 mesi di servizio di attendente di volo, sempre per la compagnia: Spohr ha spiegato che è stato riammesso ai corsi, a un certo punto si è addestrato a Phoenix, Arizona, e dal settembre 2013 ha svolto funzioni di copilota sugli Airbus A320 di Germanwings, l’aerolinea a basso costo di Lufthansa. Durante il periodo di addestramento, Lubitz «ha superato tutti i test e tutti i controlli — ha sostenuto l’amministratore delegato —. Era al cento per cento abile per il volo. La sua performance di volo è sempre stata perfetta».
Spohr non è stato ovviamente in grado di spiegare il comportamento di Lubitz. «Non abbiamo indicazione di cosa abbia spinto il copilota a commettere questo atto terribile — ha detto —. Un atto isolato di questo genere non può mai essere escluso, il miglior sistema del mondo non può evitarlo».
polizia a casa di andreas lubitz
Naturalmente — questo va sottolineato — si è trattato di un caso tragico ma straordinariamente raro. Non per questa ragione, però, Lufthansa ha dato l’impressone di rifiutare le responsabilità. Ha chiarito di avere un sistema di selezione dei piloti sofisticato, «nel quale si monitorano anche le loro famiglie». Ma ha anche ammesso che, finito l’addestramento, i piloti non sono più sottoposti a test psicologici specifici e approfonditi.
Per la Lufthansa questi restano i giorni più neri e più convulsi della sua storia. Ieri, il titolo ha sofferto ancora in Borsa: è sceso da 13,22 a 12,97 euro (era a 13,99 martedì mattina).
Soprattutto, ora si preparano settimane e mesi durante i quali la compagnia dovrà rispondere alle famiglie delle vittime, alle inchieste giudiziarie, alle indagini delle autorità di volo, probabilmente alle commissioni dei politici, ai sindacati con i quali è aperto da tempo un confitto duro.
christoph franz amministratore delegato di lufthansa
Nelle quali dovrà rivedere le procedure di reclutamento e quelle di sicurezza sugli aerei (questo anche le altre compagnie, visto ciò che è successo). E in più dovrà studiare un piano per riconquistare la fiducia di chi vuole volare. Un sondaggio, ieri diceva che l’85% dei tedeschi per spostarsi non ha intenzione di rinunciare all’aereo, ritenuto ancora il mezzo più sicuro. Lufthansa, però, per molto tempo non sarà più quella di prima.
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