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Francesco Spini per “la Stampa”
Alla fine saranno ben cinque le scatole con cui i cinesi di ChemChina si apprestano a prendere il controllo di Pirelli. È quanto emerge dai tre patti parasociali stipulati dai soggetti che partecipano all’operazione. In particolare, si legge nell’accordo stretto sulla società di pneumatici, la controllata di ChemChina, China National Tire & Rubber Corporation (abbreviata in Cnrc) «in vista del trasferimento della partecipazione» oggi in mano a Camfin (il 26,2%) costituirà dapprima una società «basata a Hong Kong», la Spv HK, che a sua volta è destinata a controllare il 100% della Spv Lux, altra scatola di diritto lussemburghese. A valle ci saranno poi i tre veicoli italiani: Newco che controllerà Holdco che avrà il 100% di Bidco, che lancerà l’Opa.
La clausola
Marco Tronchetti Provera Afef Jnifen Matteo Renzi Naomi Campbell foto vogue
Nei patti stipulati i cinesi si sono tutelati, ovviamente, anche nel caso in cui arrivi la contro-Opa vagheggiata dal mercato. Nel caso in cui Camfin dovesse aderire all’offerta alternativa prima del closing dell’operazione con i cinesi (previsto entro la fine di luglio) dovrebbe pagare 100 milioni di euro. Una garanzia in più offerta dagli attuali soci. Che comunque non prevedono contro-offerte all’orizzonte. Il prezzo di 15 euro offerto da ChemChina «è corretto - ha detto a Bloomberg il numero uno del gruppo della Bicocca, Marco Tronchetti Provera - ed è improbabile una contro-Opa». Del resto, ha affermato, «non vedo un interesse di terzi a entrare in questa operazione».
Da parte italiana, inoltre, «non c’è spazio per aumentare il prezzo». La Borsa prende atto e il titolo è sceso dello 0,45% a 15,50 euro.
MARCO TRONCHETTI PROVERA SUL PALCO SERATA CALENDARIO PIRELLI
Il patto su Pirelli, per il resto, avrà una durata di cinque anni in caso di uscita di Pirelli dalla Borsa e sarà automaticamente rinnovabile per un ulteriore periodo di due anni, salvo disdetta di una delle parti. Invece, nel caso in cui Pirelli resti quotata il patto durerà per cinque anni per le disposizioni riguardanti i veicoli italiani e per un periodo di tre anni per quelle relative al gruppo degli pneumatici.
Gli altri patti
Un altro patto riguarda invece il «divorzio», se così si può chiamare, tra i soci italiani di Camfin, riuniti in Coinv (la Nuove Partecipazioni di Tronchetti e alleati, più le due banche Intesa Sanpaolo e Unicredit) e i russi di Rosneft, riuniti in Long-term Investment Luxembourg. E si calcola quanto sarà reinvestito dalle parti: i russi metteranno 414 milioni, contro i 735 milioni degli italiani. Il resto dell’operazione da 7,4 miliardi (4,2 a debito) sarà a carico dei cinesi. Così alla fine se nella Newco i cinesi avranno tra il 50,1 e il 65%, gli italiani saranno tra il 22,4 e il 31,9% i russi si attesteranno tra il 12,6 e il 18%.
L’ultimo patto riguarda i rapporti tra Nuove Partecipazioni e le due banche dentro Coinv e dunque in Camfin, lasciando invariate le regole che riguardano la partecipazione dell’8,111% in Prelios.
La riquotazione
La successiva Opa servirà a togliere la Pirelli dalla Borsa. Nel giro di quattro anni spetterà infine a Tronchetti decidere se riportare il gruppo sul listino. Con un’operazione che, ha detto a Reuters, «potrebbe comprendere un aumento di capitale». Mica detto che l’approdo sia di nuovo Piazza Affari, Milano: «Vedremo quale sarà la migliore piazza al momento». Quanto alla sua posizione di capoazienda, confermata dai cinesi, Tronchetti ha detto che potrebbe lasciare l’incarico «anche prima di cinque anni, a patto di trovare il successore giusto».
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