stefano leo

DI RASTA E DI COLTELLO! GIALLO A TORINO, 34ENNE SGOZZATO IN CENTRO MUORE PER STRADA, GLI INVESTIGATORI SULLE TRACCE DI UN UOMO CON I CAPELLI "RASTA" – L’IPOTESI E’ QUELLA DELL’AGGRESSIONE DI UN FOLLE, NON SEMBRANO ESSERCI QUESTIONI DI DROGHE – IL GIOVANE, ORIGINARIO DI BIELLA, SI ERA TRASFERITO A TORINO DA POCHI MESI: “E’ UN BUON POSTO PER VIVERCI”

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IRENE FAMÀ MASSIMILIANO PEGGIO per la Stampa

 

 

stefano leo

«Torino è un buon posto per viverci. Mi dà energia».

Dopo aver attraversato in lungo e in largo l' Australia, visto il sole specchiarsi sui grattacieli di Hong Kong e Tokyo, Stefano Leo, 34 anni, aveva scelto di vivere in un piccolo appartamento con vista sul Po, non lontano dal centro. Condividendo l' alloggio con un amico d' infanzia. Ieri mattina, Stefano è stato ucciso intorno alle 11 sulla passeggiata dei Murazzi. Gli hanno squarciato la gola con un taglio netto. Un grosso coltello, forse. Non sembra una rapina. In tasca aveva il portafogli e il cellulare. Né una questione di droga. «Stefano era uno a posto», dicono gli amici.

 

Era metodico, ogni giorno andava al lavoro a piedi. Dal lungo viale sul Po fino in centro, in via Roma.

 

L' ipotesi Al momento la pista percorsa dai carabinieri del comando provinciale di Torino è quella di una lite di strada. L' aggressione di un folle che ha sfogato la sua rabbia contro un passante qualsiasi. «Forse si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato». Stefano Leo, originario di Biella, aveva studiato legge a Milano e si era laureato a pieni voti. Dopo un breve praticantato in uno studio legale, aveva capito che fare l' avvocato non faceva per lui. Così era partito per l' Australia, sognando la barriera corallina e il bush sconfinato. Due anni dall' altra pare del mondo. Aveva lavorato la terra, volontario in una farm. Poi aveva trovato ospitalità in una comunità hare krishna, dove si occupava della cucina. Era andato nell' emisfero australe a cercare una nuova vita e una nuova spiritualità. «Stefano era così.

 

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La sua grande passione erano i viaggi. Credeva nei legami profondi.

Per lui erano importanti gli amici e la famiglia», dice Sebastiano, coinquilino e amico da oltre 20 anni. «Alcuni mesi fa era tornato dall' estero: dopo un breve periodo a Biella, con la mamma, pensava di raggiungere il papà a Milano. Io l' ho convinto a condividere con me l' appartamento di mia nonna». Tra lui e Torino è stato amore a prima vista. «Stefano diceva che in questa città c' erano vibrazioni positive.

 

Voleva trascorrere un periodo di equilibrio e tranquillità. E Torino faceva al caso suo» racconta un' amica, che in alcune occasioni l' ha anche ospitato a dormire, prima che si trasferisse stabilmente a casa di Sebastiano.

Ieri mattina, metodico come sempre, si era incamminato per raggiungere il negozio K-way di via Roma, dove aveva trovato lavoro da più tre mesi.

 

«Un collega adorabile. Gentile, sempre puntuale. Aveva sempre mille cose da raccontare», dicono i commessi che sono stati sentiti dai carabinieri.

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L' aggressione è avvenuta in cima al viale pedonale di Lungo Po Machiavelli, alle spalle di piazza Vittorio, a mezza costa tra la strada e la passeggiata dei Murazzi. Stefano è stato ferito alla gola ai piedi di una scalinata. Indossava un giubbotto mimetico, felpa grigia, sciarpa e occhiali da sole. Nelle orecchie le cuffiette e sulle spalle uno zaino giallo e nero. Con la gola tagliata ha percorso più di sessanta metri, prima di accasciarsi in mezzo all' incrocio che sovrasta un lato dei Murazzi. Una lunga scia di sangue.

 

Il testimone Un giovane che stava portando a spasso il cane lo ha visto barcollare e cadere sull' asfalto.

 

«Stavo attraversando la strada per raggiungere la passeggiata lungo il Po. Quell' uomo è sbucato da dietro gli alberi. Si teneva la gola con una mano e con l' altra cercava di chiedere aiuto. Di colpo è crollato in mezzo all' incrocio», ha raccontato il testimone agli investigatori. Un automobilista, sopraggiunto pochi secondi dopo, si è trovato il corpo sull' asfalto, in una pozza di sangue. Ha chiamato i soccorsi. In pochi minuti è arrivata un' ambulanza del 118, ma non c' era più nulla da fare.

 

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Le indagini sono coordinate dal pm Fabio Scevola. Gli investigatori del comando provinciale, guidati dal colonnello Francesco Rizzo, hanno raccolto le testimonianze e i filmati di molte telecamere di videosorveglianza. Da luogo dell' aggressione sarebbe stato visto allontanarsi un giovane con i capelli rasta che indossava un giubbotto chiaro con una scritta rossa. Le prime ricerche, a cui hanno partecipato tutte pattuglie delle forze dell' ordine in servizio, per ora non hanno portato a nulla. E si affidano alle telecamere per risolvere il giallo dei Murazzi.

 

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