VIDEO-FLASH! - L’ARRIVO DI CECILIA SALA NELLA SUA CASA A ROMA. IN AUTO INSIEME AL COMPAGNO, DANIELE…
Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera" - Estratti
processo regeni -manifestazione fuori dal tribunale di roma
Le foto di Giulio Regeni proiettate nell’aula della Corte d’assise — sorridente, con i genitori, amici e amiche, scattate a Fiumicello, Oxford e altrove — restituiscono l’immagine di un ragazzo con tanta voglia di studiare, intrecciare relazioni, approfondire le questioni internazionali a cui s’era appassionato, guadagnarsi da vivere. Con l’idea di mettere su famiglia.
Nel processo a quattro militari egiziani (assenti) accusati di averlo sequestrato e (uno di loro) torturato e ucciso, si ricostruisce la troppo breve esistenza del giovane ricercatore friulano, spezzata al Cairo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio 2016, quando aveva appena compiuto 28 anni.
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Il movente del rapimento e del delitto, secondo l’accusa, è nel sospetto egiziano che Regeni fosse una spia, presunto complice dei nemici del regime, a libro paga di qualche potenza straniera. Ma il padre nega: «Non ha mai fatto alcun cenno a rapporti con autorità governative italiane, britanniche, egiziane o straniere in genere».
Anche i suoi conti correnti dicono tutt’altro: «Ne aveva due, uno cointestato con me in Italia, collegato a una carta di credito-bancomat, dove c’era un saldo di 1,480 euro; l’altro in Gran Bretagna, dove arrivavano i versamenti di Oxford Analytica , e gli anticipi dell’università di Cambridge, da restituire al primo impiego, con un saldo di 6,260 sterline». In totale poco più di 8.000 euro. «Io e mia moglie contribuivamo alle spese, ma lui era parsimonioso e attento a risparmiare», spiega papà Claudio.
processo regeni -manifestazione fuori dal tribunale di roma
Proprio il lavoro a Oxford è stato quello che, subito dopo l’omicidio, fece sorgere i dubbi scacciati ora dal padre, che chiarisce: «Giulio raccoglieva dati da trasmettere a società interessate a fare investimenti nei vari Paesi in via di sviluppo. Un impiego di cui era insoddisfatto, perché avrebbe voluto approfondire analisi e valutazioni, senza limitarsi ad accumulare e comunicare dati. Per questo si licenziò appena fu accettata la domanda di dottorato a Cambridge».
Lì ci fu l’incontro con la professoressa Rabab El Mahdi, la quale «lo mise in contatto con la signora Hoda Kamel al Cairo, che poi incontrammo a Roma, quando ci disse di sentirsi in colpa per aver messo in contatto Giulio con chi lo ha tradito, il sindacalista Mohammed Abdallah».
sit-in per giulio regeni davanti al tribunale di roma di piazzale clodio - elly schlein
Il leader degli ambulanti indipendenti è, nella ricostruzione della Procura, colui che ha fatto cadere Regeni nelle mire e nella trappola della National security egiziana, ed è uno dei testimoni-chiave indicati dal pm Colaiocco. Ma difficilmente verrà a deporre se non si muove qualcosa nella cooperazione giudiziaria tra Italia e Egitto, divenuta inesistente ormai da quasi quattro anni.
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processo regeni a romasit-in per giulio regeni davanti al tribunale di roma di piazzale clodioCLAUDIO REGENIgenitori di giulio regenigiulio regeniprocesso regeni a roma
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