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GIUSTIZIA È SFATTA – UN GIUDICE HA NEGATO IL RISARCIMENTO AD ANDREA FURLAN, 35ENNE DI PADOVA, RIMASTO INVALIDO 12 ANNI FA DOPO CHE UN LADRO GLI HA SPARATO UN COLPO DI PISTOLA ALLA TESTA, DURANTE UNA RAPINA NEL SUPERMERCATO IN CUI LAVORAVA – LA RABBIA DELLA MADRE, CRISTINA CALORE: “SENTIAMO PRESI IN GIRO. È COME SE A UN CERTO PUNTO LO STATO FOSSE DIVENTATO NOSTRO NEMICO” – “LA PERSONA CHE HA SPARATO A MIO FIGLIO NON È MAI STATA TROVATA. C’ERANO DELLE TELECAMERE IN QUEL SUPERMERCATO, MA…”
Estratto dell’articolo di Roberta Polese per www.corriere.it
cristina calore e andrea furlan 1
Un altro rinvio, l’ennesimo. Per Cristina Calore la nuova proroga della Corte d’Appello è come una coltellata. A lei, che da dodici anni attende un po’ di giustizia, ma soprattutto a suo figlio Andrea, trentacinquenne che nel 2013 fu vittima di un tentativo di rapina mentre lavorava al supermercato Prix di Albignasego (Padova) .
Era il 14 dicembre, il discount stava chiudendo, Andrea, 23 anni, assunto da due mesi, stava scendendo dallo spogliatoio al primo piano per prendere la sua bici e tornare a casa, si è trovato davanti a un uomo armato, che lo ha colpito alla testa, un proiettile gli ha perforato il capo. Da quel giorno Andrea è in carrozzina, ha bisogno di tutto, non può muoversi e non può parlare.
Il rapinatore e il suo complice non sono mai stati trovati, la procura ha archiviato il caso nel 2018. La battaglia giudiziaria si è quindi spostata sul piano civile: l’Inail ha riconosciuto ad Andrea un assegno di invalidità, ma il giudice civile in primo grado gli ha negato il risarcimento: per la giustizia il Prix non deve nulla ad Andrea.
Ma la famiglia non si arrende, l’avvocato Matteo Mion sta facendo il possibile per anticipare i tempi, ma anche lui è stremato dai continui posticipi. La burocrazia mette a dura prova la pazienza di Cristina, che assieme al padre di Andrea da 12 anni si prende cura di tutti gli aspetti della vita di suo figlio.
Cristina, l’udienza in Appello era prevista la settimana scorsa, che cos’è successo?
«Non lo sappiamo, ma ci sentiamo presi in giro. È la terza o quarta volta che rinviano l’inizio di un processo. Ci sentiamo raggirati, è come se a un certo punto lo Stato fosse diventato nostro nemico: ogni volta questa data si sposta di sei mesi in avanti, come se davanti a noi ci fosse tutto il tempo del mondo, come se mio figlio potesse aspettare i tempi infiniti».
cristina calore e andrea furlan 2
[…] Che significato ha la parola «giustizia» per lei oggi?
«Giustizia sarebbe trovare il colpevole, la persona che ha sparato a mio figlio, che ha fermato la sua vita nel fiore degli anni e che ha travolto tutti noi. A quanto pare è impossibile trovarlo, ma mio figlio è la vittima, noi non possiamo arrenderci, io non credo che i titolari del supermercato abbiano delle colpe, hanno però delle responsabilità ed è mio dovere andare avanti».
Che cosa potevano fare loro?
«C’erano delle telecamere in quel supermercato, ma non funzionavano, questo ha ostacolato le indagini, quel rapinatore poteva essere filmato».
Il giudice di primo grado vi ha dato torto.
«Ma noi non possiamo fermarci, dobbiamo andare avanti, non possiamo lasciare nulla di intentato, anche se nessuno darà a mio figlio gli anni che gli sono stati rubati, e nessuno li ridarà a noi».
[…] Qual è la cosa che la spaventa di più?
«Il futuro: ho 65 anni, non vivrò per sempre, mio figlio invece vivrà ancora, chi se ne occuperà quando non ci sarò più io? Non ho mai pensato alla mia morte, però ora ci rifletto spesso, vorrei che Andrea continuasse ad avere tutto l’amore che ha ricevuto fino ad oggi».
Che cosa può fare ora?
«Possiamo fare causa allo Stato per ottenere un risarcimento per questo ingiustificato prolungamento del processo, è un’opzione che stiamo valutando con i nostri avvocati».
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