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GLI AMERICANI SI SONO ROTTI LE PALLE DI BILL GATES E DEGLI ALTRI FILANTROPI – STANDO AI SONDAGGI, I CITTADINI USA CHIEDONO A GRAN VOCE POLITICHE FISCALI REDISTRIBUTIVE - L’AMERICANO MEDIO E' STANCO DI VEDERE L’INDICE DI ACCUMULAZIONE DELLA RICCHEZZA CONCENTRARSI IN MANO DI POCHI CHE, PER DI PIÙ, CONDIZIONANO LA POLITICA – LA BIOGRAFIA SU BILL GATES, SUPERDOTATO PER LA TECNOLOGIA, MA POCO PORTATO PER LE RELAZIONI UMANE...
Estratto dell’articolo di Stefano Mannoni per “Mf- Milano Finanza”
«Nerd» è un neologismo entrato nel vocabolario proprio per descrivere personaggi come Bill Gates: superdotato per la tecnologia, ma poco portato per le relazioni umane.
E non è un caso che questa espressione figuri nel titolo della biografia che la giornalista del New York Times Anupreeta Das ha dedicato proprio a Bill Gates: Billionaire, Nerd, Saviour, King. Con un sottotitolo vagamente minaccioso: The Hidden Truth About Bill Gates and His Power to Shape Our World (Simon & Schuster).
(...)
Dei due grandi momenti della vita di Bill Gates, il primo, quello della grande cavalcata tecnologico-industriale si conclude con la damnatio memoriae del procedimento antitrust della fine degli anni ‘90 che ha colpito in pieno l’ego smisurato di una personalità che non sopporta null’altro che un coro di celebrazioni.
anupreeta das bill gates and his quest to shape our world
Scottato da questa esperienza, Bill Gates si getta a capofitto nella filantropia, inaugurando la seconda fase di un’esistenza che continua ancora oggi sotto le spoglie di un profeta della salvezza del pianeta e del genere umano universalmente corteggiato. Beninteso, l’autrice non sminuisce minimamente i meriti di questa avventura: e sarebbe difficile farlo visto le decine e decine di miliardi di dollari che la fondazione di Bill e signora riversa sui continenti che disperatamente ne hanno bisogno.
Tanto più che in questa crociata Bill Gates ha saputo coinvolgere schiere di altri miliardari a cominciare da Warren Buffet, che ha riversato grande parte della sua fortuna, e tanti altri protagonisti delle pagine patinate di Forbes, convertiti senza troppa difficoltà alla causa.
Ma allora cosa c’è di verità nascosta in tutta questa frenesia di benefattori? La risposta è in un saggio di Andrew Carnegie del 1889 che è diventato il livre de chevet di Bill Gates. Il titolo? Il Vangelo della ricchezza.
Spiegava Carnegie che il sistema capitalista e ferocemente individualista degli Usa esigeva che chi avesse ricevuto molto dalla sorte restituisse altrettanto alla comunità in vita, senza zavorrare i figli di un’eredità che più di un beneficio era destinata a rivelarsi una maledizione. Lodevole, no?
Vi è però un grande assente in questa equazione: ricevo e quindi dono. Ossia lo Stato. E non è un caso, visto che la filantropia costituisce un possente sistema di legittimazione dell’accumulazione del capitale in poche mani, in una logica tutta spenceriana, senza interferenze della mano pubblica. Ebbene ecco la novità.
Stando ai sondaggi gli americani si sono stancati di dire grazie a questi disinteressati benefattori e cominciano a chiedere a gran voce politiche fiscali redistributive.
warren buffett e la figlia susan
Dipendere dalle buone grazie di pochi eroi del nostro tempo, per quanto bene intenzionati, solletica il narcisismo dei diretti interessati, a cominciare da Bill Gates, ma non appaga più l’americano medio, stanco di vedere l’indice di accumulazione della ricchezza concentrarsi in mano di pochi che, per di più, condizionano, l’agone politico. Ed ecco allora un ingrediente per la campagna presidenziale in corso: mettere al centro del dibattito una maggiore distribuzione della ricchezza, invece di precipitarsi a corteggiare i grandi donatori di fondi per i candidati. Un po’ di socialismo all’Europea potrebbe giovare, no?
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