DAGOREPORT - SE DOMANI SALVINI SARÀ CONDANNATO, CHE FARÀ LA DUCETTA DEI DUE MONDI? CHIEDERÀ AL…
Testo di Carl Safina pubblicato dal "Corriere della Sera"
Traduzione di Mariolina Mapelli
Oggi voglio rispondere a questa domanda: «Il mio cane mi ama davvero oppure vuole solo una golosa ricompensa?». Guardando i loro musi dolcissimi, subito capiamo che ovviamente ci ama, vero? O... Forse non è poi così ovvio. Ma, «mi ami?» in realtà è una domanda che riguarda noi stessi. Penso che la domanda che dovremmo porci è piuttosto: «Chi sei?».
La consapevolezza, l' intelligenza, l' empatia e l' amore sono prerogative esclusive della mente umana? Per lungo tempo, gli scienziati hanno pensato che persino nei cervelli più grandi di questo pianeta non succedesse proprio nulla.
Affermavano che la domanda in sé non fosse scientifica, perché non vi era modo di penetrare la mente. Oggi invece ci sono almeno tre metodi validi per esplorare la mente. Si può visualizzare il cervello, si può prendere in considerazione l' evoluzione e si possono osservare i comportamenti delle specie animali.
Le meduse furono le prime creature con cellule nervose. Ma una cellula nervosa è praticamente la stessa in una medusa, uno scimpanzé, un cane o un' aragosta. E questo che cosa ci dice della vita interiore di un' aragosta? Assai poco.
Tuttavia, se si sottopongono delle aragoste in una vasca a scosse elettriche mentre sono alla ricerca di cibo, sviluppano ciò che sembra una forma di ansia. Smettono di cercare cibo, e all' osservazione sembrano depresse e spaventate.
Se si aggiunge un ansiolitico ad uso umano all' acqua, il clordiazepossido (Librium), si rilassano e si riattivano. E noi quale considerazione diamo a questa forma di ansia nelle aragoste? In genere, le facciamo bollire in grandi quantità.
Le piovre sono molluschi che riconoscono il volto umano e sono in grado di usare alcuni oggetti proprio come molte scimmie. In che modo celebriamo l' intelligenza di questi molluschi, pari a quella delle scimmie? In genere, ne buttiamo a migliaia in pentola.
Le cernie inseguono i pesciolini più piccoli fra i coralli o negli anfratti rocciosi, dove talvolta si trovano le murene a dormire. La cernia segnala alla murena di seguirla. La murena recepisce il messaggio e la segue nei luoghi dove si nascondo i pesciolini. La murena s' infila nei nascondigli. Alle volte, la murena riesce a catturare i pesci, altre volte invece ci riesce la cernia.
Questa è un' alleanza che esiste da tempo immemore, ma ne siamo venuti a conoscenza solo recentemente. In che modo celebriamo quest' antica alleanza? Friggendola in padella.
Ora, si delinea qui un profilo che dice di più su noi stessi che su loro, gli animali.
Insegnare è quando si dedica del tempo, preso della propria attività, e si dimostra a qualcuno come fare qualcosa. Gli esseri umani insegnano. Gli scimpanzé, sorprendentemente, no.
Tuttavia le lontre e le orche insegnano molto. Alcune lezioni di caccia delle orche richiedono anni di apprendimento. Il cervello umano è un' elaborazione del cervello base di un mammifero. Se confrontiamo il cervello umano con quello di uno scimpanzé, osserveremo che il cervello umano è praticamente un cervello di scimpanzé molto grande.
Tuttavia, se consideriamo solo le dimensioni, la neocorteccia (la parte pensante) nel delfino è più estesa che nel cervello umano. Questo ci dice forse qualcosa su come pensano o si sentono i delfini? Forse sì e forse no.
Riusciamo a vedere i cervelli, ma non le menti. Eppure, è possibile vedere il funzionamento della mente attraverso le logiche dei comportamenti. Gli elefanti adulti fanno dormire i cuccioli mentre loro restano vigili, con lo sguardo verso lo spazio aperto, stretti gli uni accanto agli altri. La scelta che hanno fatto è chiara.
Siamo diversi nell' aspetto, ma gli imperativi che ci guidano sono gli stessi: sopravvivere, trovare cibo e proteggere la prole. Sotto la pelle siamo quasi identici: stesso scheletro e stessi organi. I nostri sistemi nervosi sono praticamente identici.
Abbiamo gli stessi ormoni e le stesse sostanze chimiche che determinano l' umore e la motivazione. Ci chiediamo: «Sono coscienti di sé?».
Ma in fondo perché continuiamo a porci questa domanda? Perché conferma la nostra storia preferita: siamo speciali; siamo i migliori; siamo gli unici che contano.
Tuttavia, ci sono molti altri animali consapevoli. Questi animali sanno chi sono e sono definiti dai loro rapporti personali.
L' empatia è la capacità della mente di immedesimarsi nello stato emotivo altrui.
Non è una caratteristica esclusivamente umana. Tutti gli animali che vivono in gruppo hanno bisogno di empatia.
Se tutti i tuoi compagni all' improvviso sono allarmati e spiccano il volo, non ha senso che tu resti lì a pensare: «Caspita, perché mai se ne sono andati tutti?». Non funziona.
Ci sono tre tipi di empatia. Il primo è l' empatia di base, la capacità di comprendere lo stato d' animo altrui. Quello successivo, la simpatia (intesa in senso etimologico come comprensione, ndt): «Mi spiace, ho saputo che tua nonna è mancata».
Non sento lo stesso dolore, ma lo capisco. Se poi questa simpatia ci motiva ad agire, allora siamo nell' ambito della compassione.
Per chi non lo sapesse, il termine «antropomorfismo» significa attribuire pensieri o emozioni umane a esseri non umani. Gli scienziati non devono farlo. Ciò che davvero non è scientifico, però, è negare la possibilità che animali ed esseri umani condividano delle esperienze.
Come facciamo veramente a sapere che gli altri animali possono pensare e sentire? La risposta è chiara di fronte ai nostri occhi. Quando il mio cane cuccioletto vuole una grattatina sulla pancia, viene da me si mette a zampe all' aria.
Lo fa perché ha appena pensato: «Voglio una grattatina. Vado da lui perché è la mia famiglia. Mi fido di lui e so che quando mi giro a pancia all' insù sa cosa voglio, lo farà e mi farà sentire bene». Ha pensato e ha provato qualcosa.
Noi etichettiamo gli animali come specie. Ma loro si vedono come individui. L' ultimo lupo nel parco nazionale di Yellowstone è stato ucciso da una guardia forestale nel 1926.
Senza predatori, la popolazione di alci è cresciuta a dismisura e ha distrutto la flora del parco. In seguito, i lupi sono stati reintrodotti e protetti per controllare la popolazione di alci. I lupi si sono ripopolati e nel 2012 sono stati tolti dalla lista delle specie a rischio di estinzione.
Poco dopo, due adulti della famiglia di lupi più nota di Yellowstone sono stati uccisi con arma da fuoco. Subito dopo il fatto, i giovani lupi hanno iniziato a lottare fra di loro. Una delle femmine più precoci è stata buttata fuori dal branco dalle sue sorelle.
Il padre andava cercando la sua compagna e il fratello che erano stato uccisi e così ha perso il suo territorio e la sua famiglia. La giovane femmina è stata uccisa presso un pollaio, stava morendo di fame, mentre suo padre è vissuto a lungo.
Uccidere un animale spesso ha conseguenze maggiori su quanti sopravvivono, perché famiglie intere vengono distrutte e le vite cambiano.
Causiamo agli animali così tanto dolore, che spesso mi domando perché loro non ci facciano più male di quanto non ne facciamo noi a loro. Le orche in natura non hanno mai attaccato nessun essere umano. Due scienziati in due Paesi diversi hanno raccontato storie simili, cioè si erano persi nella nebbia e le orche li hanno riportati a riva, a casa.
Nelle menti di altre specie succede molto di più di quanto possiamo immaginare.
In Sudafrica, Dolly, una cucciola di delfino che veniva ancora allattata, ha visto un operatore dell' acquario fumare vicino al vetro della sua vasca.
Dolly è andata dalla mamma, ha succhiato il latte, poi è tornata al vetro della vasca e ha sputato il latte intorno alla testa, come se fosse una nuvola di fumo. Quando gli esseri umani utilizzano una cosa per rappresentare qualcos' altro, noi parliamo di arte.
I nostri elementi costitutivi non sono molto diversi da quelli di molte altre creature. Molte di queste fanno cose che facciamo anche noi e noi facciamo cose che anche loro fanno.
Gli esseri umani sono gli animali più estremi. Siamo l' animale più creativo e distruttivo, più compassionevole e crudele che sia mai vissuto. Noi siamo tutte queste cose al tempo stesso.
Non siamo gli unici a provare amore, non siamo gli unici a prenderci cura dei nostri amici o figli. Gli albatros in alcuni casi percorrono in volo fino a quasi 13.000 chilometri per portare un pasto ai loro piccoli.
Vivono sulle più remote isole dell' oceano, lontano dai nostri occhi e dalle nostre menti. Cosa portano da mangiare alla loro prole, dopo aver volato un mese intero, coprendo distanze fino a quasi 13.000 chilometri? Ho trovato dei piccoli morti, erano pieni di accendini per sigarette, spazzolini e tappi di plastica.
Questo non è il rapporto che dovremmo avere con il resto del mondo vivente. Eppure è il rapporto che abbiamo, perché non utilizziamo le nostre menti per pensare alle conseguenze di ciò che facciamo.
Quando aspettiamo la nascita di un bimbo, dipingiamo tanti animali sulle pareti della sua stanzetta. Abbiamo questo augurio inconscio per i nostri bebè: «Benvenuto in questo mondo meraviglioso. Non siamo da soli, abbiamo compagnia».
Tuttavia ciascuno degli animali dipinti sulle pareti della stanzetta e ogni animale raffigurato nelle rappresentazioni dell' Arca di Noè - reputato degno di essere salvato dal Creatore - è oggi in pericolo di vita. E il loro diluvio siamo noi.
Siamo partiti con una domanda. La domanda era: «Ci amano?». Ora però, in conclusione, voglio ribaltare la domanda e chiedere, semplicemente: «Siamo capaci di amarli abbastanza da lasciarli semplicemente continuare a esistere?».
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