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GLI EBREI ROMANI AFFONDANO IL SOTTO-MARINO- IL RABBINO CAPO DI ROMA DI SEGNI E LA PRESIDENTE DELLA COMUNITA’ EBRAICA DI ROMA DUREGHELLO IN PIAZZA CONTRO IL SINDACO (E' LA PRIMA VOLTA CHE IL RABBINO CAPO DI ROMA PROTESTA CONTRO IL PRIMO CITTADINO)

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Paolo Conti per “roma.corriere.it”

 

Nell’intera storia del dopoguerra (Ignazio Marino può contare anche su questo record) non si era mai visto un Rabbino capo della comunità ebraica di Roma manifestare in piazza del Campidoglio contro il sindaco in carica. Dalla Liberazione a oggi, i Rabbini si sono visti in quel luogo per celebrazioni, ricorrenze, funerali pubblici, manifestazioni contro l’antisemitismo.

 

Ma mai per protestare contro la giunta. È una scena che sintetizza tutta la frattura tra la collettività ebraica romana e i vertici capitolini, anche perché accanto a Riccardo Di Segni, attuale Rabbino capo e successore di Elio Toaff, c’era anche Ruth Dureghello, nuova presidente della comunità.

 

EBREI ROMANI PROTESTA CONTRO MARINOEBREI ROMANI PROTESTA CONTRO MARINO

 

La questione è ormai nota. I cento «urtisti» (ovvero i venditori ambulanti di ricordi per turisti e di oggetti religiosi, la parola deriva dall’antica abitudine di «urtare» i passanti con la tavoletta portaoggetti tra le braccia, fissata al collo con una cinghia) sostengono di aver avuto una promessa formale dal Campidoglio di un loro rientro (parziale) al Colosseo dopo essere stati allontanati con i camion bar. Affermano che la mediazione sarebbe avvenuta alla presenza anche del prefetto Gabrielli, il 7 agosto scorso.

 

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Non è questa la sede per affrontare il merito della questione, o per assegnare torti o ragioni. Lo è, invece, per riflettere sul metodo di governo del sindaco e sul suo rapporto con una comunità tanto antica quanto significativa per questa città. Sulle lunghe vacanze si è discusso molto.

 

Ma ora Ignazio Marino è tornato e ha l’obbligo di non far decantare i problemi. Già sull’auditorium si rischia una vera catastrofe, proprio per l’abitudine di non affrontare immediatamente i nodi che si annunciano (non si designano quindici consiglieri senza firmare il decreto e non mettendo nel conto che le regole per i Cda stanno cambiando per legge, riducendo i posti a cinque).

 

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Ma ora la frattura con la comunità ebraica appare inaccettabile. Non si costringe un capo religioso a protestare in piazza per difendere le ragioni della sua collettività. Lo si invita in Campidoglio senza esitazione, per rispetto del suo ruolo e della sua telefonata lasciata alla segreteria del sindaco il 9 agosto (per sentirsi rispondere da una segretaria che «se ne riparlerà a settembre»). Obblighi che derivano da una normale educazione e dalla capacità di comprensione dei problemi. In particolare di quelli, sotto numerosi aspetti, assai delicati.

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