DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per il “Corriere della Sera"
Gli Houthi usano l’intero arsenale per mettere a ferro e fuoco il Mar Rosso. Si affidano alle tante armi a disposizione e puntano sulla propaganda, «ramo» fatto crescere con lungimiranza dalla leadership. In cima alla piramide c’è Abdelmalik al Houthi, al suo fianco tre fratelli e uno stuolo di ufficiali scelti dal clan, spesso elementi che hanno scavalcato le gerarchie tradizionali e ai quali sono stati affidati i comandi regionali. Il messaggio, invece, è fatto girare da funzionari […]
[…] L’esperto israeliano Zvi Barel ha sottolineato di recente come la milizia sciita abbia iniziato la campagna di attacchi lungo la rotta in risposta all’invasione israeliana di Gaza e perché membro dell’Asse della resistenza, il fronte di movimenti mediorientali sponsorizzati da Teheran.
Tuttavia, con il passare del tempo, mentre alcuni gruppi in Siria e in Iraq hanno deciso una pausa nelle azioni aggressive contro le basi Usa — per pressione dell’Iran — gli Houthi hanno deciso di proseguire. Perché vogliono confermare un ruolo di forza primaria di opposizione, capace di andare avanti nella sfida alle potenze occidentali. Ancora Barel evidenzia giustamente che i militanti non hanno limiti diplomatici e non devono preoccuparsi di relazioni esterne condizionanti, a parte quelle con l’alleato iraniano.
Per questo hanno maggiore libertà di movimento, ritengono di avere poco da perdere, perseguono un disegno ormai internazionale, ben oltre lo scacchiere teatro delle loro scorrerie. Abdelmalik al Houthi — lo ripetono tutti gli osservatori — sogna di imporre allo Yemen un’egemonia politica, religiosa e militare. Il modello è quello della Repubblica islamica fondata dall’ayatollah Khomeini e non è un caso che il numero uno sia considerato molto vicino ai mullah.
La contiguità non significa però sottomissione ferrea e dunque è opinione condivisa che il vertice Houthi abbia una propria autonomia di scelta. Un legame solido e flessibile, relazione speciale grazie alla quale i combattenti bersagliano mercantili portando la crisi al livello più alto. Un rapporto conveniente anche per l’Iran che cerca di convincere il prossimo di non avere potere di veto su tutte le iniziative yemenite. Al tempo stesso è innegabile l’importanza del vincolo bellico con i pasdaran. Missili e droni sono arrivati con la collaborazione di Teheran: l’intelligence sostiene i miliziani, una nave spia iraniana indica i target, i consiglieri suggeriscono nuove tattiche. […]
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