mario seferovic alessio il sinto

GLI INVESTIGATORI SOSPETTANO CHE MARIO SEFEROVIC ABBIA VIOLENTATO ALTRE RAGAZZE - C’E’ GIÀ IL NOME DI UNA COETANEA. E POI SUL SUO SMARTPHONE CI SONO LUNGHE CHAT CON ALTRE RAGAZZINE. E POI FOTO SERIALI DA FAR PENSARE A UN'OSSESSIONE PER LE ADOLESCENTI...

1 - L’EX DEL SINTO, UN FIGLIO CON LUI

Camilla Mozzetti per il Messaggero – Roma

 

MARIO SEFEROVIC - ALESSIO IL SINTO

Ha un passato Mario Seferovic, il 21enne accusato di aver violentato e sequestrato, legandole con un paio di manette a una ringhiera, due 14enni lo scorso 10 maggio in una zona incolta nei pressi della via Collatina. Un passato in cui il ragazzo, all'epoca minorenne, ha avuto per circa due anni una relazione con una coetanea italiana da cui poi è nato un figlio che, però, non è stato riconosciuto dal giovane. «Io e Mario racconta Linda (la chiameremo così) siamo stati insieme un bel po' di tempo, avevamo tutti e due 16 anni, è stata una storia un po' difficile».

 

Linda, Mario è accusato di violenza sessuale di gruppo e sequestro di persona. Crede che abbia compiuto questi crimini?

MARIO SEFEROVIC ALESSIO IL SINTO

«Sono cascata dalle nuvole, Mario ha il suo carattere ma non è stato mai assolutamente aggressivo, non mi ha dato segni di essere una persona violenta, mai».

 

Quando l'ha visto l'ultima volta?

«Qualche mese prima che succedesse questa cosa, prima di maggio»

 

E poi non l'ha più visto?

«No, nonostante lui mi cercasse».

 

E perché la cercava?

«Perché abbiamo delle situazioni che ancora oggi ci tengono vicino».

 

mario seferovic detto alessio il sinto

Si riferisce a vostro figlio?

«Non è stato riconosciuto, lui non lo vede, mio figlio porta il mio cognome e ho scelto io così perché lo voglio proteggere non perché Mario sia un mostro ma perché non voglio che sia giudicato, mio figlio non deve avere marchi».

 

Come ha conosciuto Mario?

«Un amico in comune, che ora non c'è più, ci ha fatto incontrare, abbiamo avuto una storia particolare, non sarei mai tornata con lui ma per motivi miei personali nonostante gli voglia bene comunque».

 

Che ragazzo è Mario Seferovic?

«Ha il suo carattere, è un ragazzo particolare nel senso che è di poche parole, cambiava spesso frequentazioni quindi sicuramente una percezione distorta a livello sentimentale ce l'aveva, con me si è sempre comportato bene. Sa di piacere, ha sempre avuto un ascendente sulle ragazze e lo sapeva benissimo, ma non posso dire che frequenta giri strani».

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Mario ha dei precedenti per reati contro il patrimonio.

«Lo so benissimo, non voglio giustificare nessuno, ma in quel contesto (dal quale proviene ndr) trovami uno che non ha avuto un precedente penale, non è una cosa che mi sorprende».

 

Come ha reagito, invece, alla notizia delle accuse di stupro?

«Non ho contatti con lui da tempo, non posso sapere chi è lui e viceversa, le persone possono impazzire. Credo che un fondo di verità in questa storia c'è ma non so fino a che punto tutto quello che è emerso sia vero, lo deve chiarire la giustizia».

 

Con lei, all'epoca della vostra relazione, è stato mai violento o aggressivo?

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«No mai, non mi aveva mai dato segni, non me lo aspettavo, lo conosco bene ma se ha sbagliato è giusto che paghi».

 

2 - L' ESCALATION DI VIOLENZA DI ALESSIO IL SINTO "FORSE CI SONO ALTRI STUPRI"

Corrado Zunino per la Repubblica

 

Oltre la grata che s'apre in Via Longoni, lungo il sentiero che accompagna verso un putrido bosco, ci sono nuove baracche. Materassi sgonfi, due armadietti, una bottiglia di minerale poggiata su un tavolo sbilenco. Servono alle prostitute trans, che qui comandano e fanno all'amore con i clienti.

 

Bottiglie di vino a terra, bottiglie di birra. Preservativi. Per la violenza su due adolescenti di 14 anni, bloccate a quella grata grigia con le manette, Alessio il Sinto - è il nome da Facebook di Mario Seferovic, 21 anni, nato in provincia di Napoli, residente da clandestino nel campo nomadi di Via di Salone in Roma - non poteva scegliere location più adatta. L'inferno, in un tiepido pomeriggio di maggio.

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«Aveva premeditato tutto», raccontano gli investigatori, «aveva scelto una zona insonorizzata dagli alberi e con il traffico del sesso intorno che toglie attenzione allo stupro». Il profilo criminale del predatore bosniaco che vestiva bene, si faceva selfie con borsette alla moda ottenute di frodo, vantava parentele con il clan Casamonica e corteggiava languido su Messenger, il quarto giorno dopo l'arresto si fa pesante. L'ultima indicazione agli investigatori è di ieri sera: indagate sulle possibili violenze su altre adolescenti.

 

L' ipotesi è suffragata da diverse circostanze. Intanto, le testimonianze delle due ragazze nel corso della lunga ricostruzione dei fatti: «Lo abbiamo sentito dire nel nostro quartiere, in estate, dopo che l'aveva fatto a noi».

mario seferovic detto alessio il sinto

 

Altre vittime, sì. Negli appunti degli investigatori già c'è il nome di una coetanea. E poi sullo smartphone del ventunenne sinti ci sono lunghe chat con altre ragazze-bambine, nella memoria foto così seriali da far pensare a un'ossessione per le donne acerbe. Quando lo hanno arrestato al container 323 di Via di Salone, insieme al complice Maikon Bilomante Halilovic, lui 26 anni, incensurato e con un carattere soggiacente, Mario-Alessio era solo sorpreso.

 

In cinque mesi non aveva pensato a scappare, né aveva cancellato il suo profilo social: «Non aveva percezione della gravità di quello che aveva fatto». Come se, riflettono i carabinieri, nella sua testa quella - la violenza - fosse il naturale rapporto tra un uomo e una donna, tra un ragazzo e due bambine. Quel giorno di maggio i quattro ragazzi si sono mossi verso il loro incontro in autobus. Tutto si svolge nel solito, slabbrato quadrante Est della capitale. I due rom prendono il 40 da Case Rosse, quartiere Settecamini.

 

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Le ragazzine - carine, magre - si spostano invece dalla Rustica. Sono cresciute insieme, ora vivono in due quartieri diversi, non lontani. Al capolinea di via Renato Birolli le amiche scendono, la coppia di maschi Rom è già lì. È il primo incontro dopo la lunga conversazione online. Mario continua la recita iniziata su Internet: è il protagonista. Scherza, corteggia e invita le ragazze a una passeggiata verso via Longoni, la campagna urbana a ridosso di questa strada a scorrimento veloce.

 

«Dove stiamo andando?», chiede la fidanzata di Mario, fidanzata ancora da Internet, quando vede il primo travestito seduto ai limiti della strada. Il ragazzo bosniaco si fa aggressivo: la spinge sul sentiero, dove la grata s' interrompe lasciando un ingresso. L' amico abbraccia "la sua"donna, con forza. Mario, alberi smunti intorno, le ammanetta tutte e due. Consuma.

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Quando finisce, le libera. Esce dal bosco con loro, le scorta di nuovo fino all'autobus sibilando minacce senza alzare il tono: «So che non direte nulla alle vostre madri». Le ragazze sono in lacrime. Un uomo, un italiano di mezza età, le vede in via Longoni. Si ferma, chiede: «Tutto a posto?». Mario è rapido: «Fatti i c...tuoi».

 

Quel che accade dopo è inusuale, sconcertante. Il ragazzo nomade continua a scrivere su Facebook alla ragazzina che ha stuprato. Post di nuovo suadenti. Le chiede di uscire insieme, lei lo blocca. Mario, allora, telefona a casa, parla con la madre che già conosceva: «Signora, io sono innamorato, perché sua figlia non vuole vedermi?».

 

Servono settimane acché la madre si accorga delle inquietudini della figlia, la convinca a confidarsi. E quando la storia arriverà al padre, lui proverà a farsi giustizia da solo. Cercherà "Alessio il Sinto" tra le baracche del Salone: ospitano seicento zingari censiti (Alessio e Maikon, per dire, non lo erano, né avevano documenti regolari). Via del Salone resta, nonostante i molti tentativi di contenimento, il più grande campo nomadi d' Europa, un concentrato di traffici.

 

Mario Seferovic nel maggio del 2013 era stato denunciato, in flagranza di reato, per furto.

Un anno dopo per ricettazione. Tre giorni dopo, ancora, per guida senza patente. Più volte è stato controllato dalle forze dell' ordine. Non ha mai lavorato. «Vive di reati predatori», si legge in un' informativa dei carabinieri. A Regina Coeli, per ora, non confessa nulla. Manette, violenze. Non parla.