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GLI ISRAELIANI SI STANNO SVEGLIANDO? NETANYAHU ADESSO DEVE FARE I CONTI CON LA RIVOLTA DEI RISERVISTI: ALMENO IN 1500 HANNO FIRMATO UNA LETTERA PER CHIEDERE LA FINE DELLA GUERRA A GAZA PERCHÉ “NON HA PIÙ L’OBIETTIVO DI RIPORTARE A CASA GLI OSTAGGI. LE BATTAGLIE PROSEGUONO PER INTERESSI PERSONALI E POLITICI” - L’ESTREMA DESTRA RIDIMENSIONA LA PROTESTA, MA LE STRATEGIE ESPANSIONISTICHE DI "BIBI" DEVONO TENERE CONTO DEI RISERVISTI CHE COSTITUISCONO LA MAGGIOR PARTE DELLE FORZE ARMATE…
Estratto dell'articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
benjamin netanyahu alla casa bianca foto lapresse
[…] Almeno 1.500 veterani delle forze speciali — anche dell’unità Shaldag, paragonabile ai Seals americani — hanno firmato una lettera per chiedere la fine della guerra contro Hamas a Gaza perché — sostengono — non ha più l’obiettivo di riportare a casa gli ostaggi: ancora 59 sono tenuti dai terroristi, solo 22 sarebbero ancora in vita. «Le battaglie proseguono per interessi personali e politici».
[…] Tanti dei «pensionati» in realtà sono ancora in servizio attivo, almeno il 16 per cento tra le squadre di élite. Così spiegano di non promuovere la diserzione, confermano di rispettare la chiamata dello stato maggiore.
manifestazione contro netanyahu a tel aviv foto lapresse 5
Ma sottoscrivono i passaggi del documento pubblicato una settimana fa dai piloti di jet riservisti: «L’offensiva ormai non contribuisce più ai suoi obiettivi dichiarati, porterà alla morte dei rapiti, dei militari e di civili innocenti». Tomer Bar, il capo dell’aviazione, li ha cacciati anche se tra di loro c’è qualcuno dei suoi predecessori.
L’estrema destra prova a ridurre la portata della ribellione nelle forze armate e nei servizi segreti (anche gli ex capi del Mossad si uniscono all’opposizione), come già aveva fatto quando gli ufficiali della riserva avevano partecipato alle manifestazioni del gennaio 2023 contro il piano giustizia antidemocratico del governo, cortei durati dieci mesi fino ai massacri del 7 ottobre, quando 1.200 israeliani furono uccisi dai paramilitari di Hamas.
Ancora una volta Netanyahu tenta di addossare al dissenso responsabilità che sono sue: «Mettono tutti in pericolo, mostrando al nemico le nostre divisioni, permettendogli di credere che siamo deboli, lo hanno già fatto prima del sabato nero». In realtà sono state le scelte strategiche del primo ministro — al potere per 13 degli ultimi 15 anni — a rafforzare i fondamentalisti nella Striscia, convinto com’era che i milioni di dollari in contanti consegnati ogni mese dal Qatar, con il suo beneplacito, avrebbero comprato la calma sul confine Sud.
manifestazione contro netanyahu a tel aviv foto lapresse 3
Eyal Zamir, nominato capo di stato maggiore dopo le dimissioni a marzo di Herzi Halevi, deve fare i conti con un numero di truppe insufficiente
Il ministro della Difesa Katz: «Resteremo nelle zone di sicurezza a Gaza, in Libano e Siria» rispetto alle ambizioni del premier e di Israel Katz, il ministro della Difesa. Che ieri ha proclamato: «Resteremo nelle zone di sicurezza catturate a Gaza, in Siria e Libano».
Calcoli espansionistici che non tornano rispetto agli effettivi: i riservisti costituiscono la maggior parte delle forze. Katz ha anche ribadito che gli aiuti umanitari non entreranno nella Striscia, dove i morti hanno superato i 50 mila, fino a quando non verrà trovata una soluzione che tagli fuori Hamas dalla gestione. Da oltre un mese e mezzo gli israeliani hanno bloccato l’ingresso di cibo, medicinali e materiali di prima necessità nei 363 chilometri quadrati sotto assedio.
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