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Maria Teresa Martinengo per “la Stampa”
I quindicenni italiani hanno competenze di lettura e di scienze inferiori a quelle che avevano i loro coetanei dieci anni fa. E si piazzano significativamente sotto la media dei Paesi Ocse. In matematica, invece, mantengono un livello medio sufficiente, in linea con quello degli altri studenti. È quanto emerge dalla rilevazione "Pisa 2018", l' indagine internazionale triennale promossa dall' Ocse con l' obiettivo di rilevare le competenze in lettura, matematica e scienze.
Lo studio di quest' anno, a cui hanno partecipato 11.785 ragazzi italiani di 550 scuole, si è concentrata in particolare sulla lettura, analizzando «la capacità di comprendere, utilizzare, valutare, riflettere per raggiungere i propri obiettivi». I testi sottoposti ai ragazzi sono tratti dal web: un forum sulla salute dei polli, il blog di una studiosa al lavoro sull' Isola di Pasqua. Gli italiani hanno ottenuto un punteggio di 476 contro la media Ocse di 487, collocandosi tra il 23° e il 29° posto.
Marcate le differenze Nord - Sud: nel Nord Ovest il punteggio è 498, nel Nord Est 501, il Sud e le Isole sono rispettivamente a 453 e 439, il Centro a 484. A livello nazionale, considerando le varie tipologie di scuola, le enormi differenze dicono che il sistema non ce la fa a intervenire sulle condizioni di partenza: i ragazzi dei licei ottengono 521, quelli degli istituti tecnici 458, quelli degli istituti professionali 395, la formazione professionale (404). Le ragazze, in generale, superano i ragazzi.
I risultati in matematica sono migliorati nel 2009 per poi rimanere stabili, anche se modesti. Il 24% dei quindicenni italiani non arriva al livello 2, livello base (media Ocse 22%), e solo il 10% si colloca nell' eccellenza (11%). Qui i ragazzi ottengono un punteggio superiore alle ragazze di 16 punti (più del doppio sulla media Ocse). Per quanto riguarda le scienze, dove non contano le differenze di genere, uno studente italiano su 4 non raggiunge il livello base, mentre nei paesi Ocse è 1 su 5.
Ma sono soprattutto le performance scadenti in comprensione a preoccupare il mondo della scuola. Lo storico Gianni Oliva, dirigente scolastico in pensione da un mese, osserva che «la lettura è poco degna di onore, di questi tempi. Da un lato c' è l' abitudine a leggere con gli occhi e non con la testa: i ragazzi cercano il tvb, il risultato della Juve, notizie flash.
Dall' altro c' è responsabilità da parte della scuola, dove si fanno troppe verifiche a crocette, favorendo il nozionismo».
Oliva sottolinea poi le differenze determinate dalle provenienze. «Non è questione di ricchezza: ai licei si iscrivono ragazzi appartenenti a famiglie che motivano allo studio, non importa se i genitori non sono diplomati o laureati. Nei professionali questo non c' è». Infine, la tecnologia. «In un telefonino c'è tutto ciò che l' umanità ha prodotto, solo che non abbiamo ancora imparato ad usarlo. Accumuliamo notizie che non si trasformano in conoscenza».
Per Tommaso De Luca, dirigente dell' Istituto Avogadro, liceo delle scienze applicate e istituto tecnico, «i risultati del "Pisa" non sorprendono, dicono che la scuola italiana è tante scuole. A cominciare dalle differenze regionali, anche se il sistema dovrebbe essere uno. Poi, è scuola "di classe"». Quanto alla lettura, «il problema è noto. Tanto che in una scuola come la mia - prosegue De Luca, che è anche docente all' Unito di Letteratura del lavoro - il Piano di miglioramento dice che devono essere aumentate le competenze in comprensione del testo, diminuendo il divario tra liceo e istituto tecnico. Una battaglia dura, perché la maggior parte del tempo i ragazzi la passano su internet, molto figurativo e poco testuale. E penso che le difficoltà in comprensione, si riflettano in scienze».
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