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Il governo indiano ha ordinato ai fornitori di servizi Internet e agli operatori di telecomunicazioni del paese di bloccare 857 siti web pornografici. Lo riferiscono i media locali, ma i funzionari del ministero della comunicazione e dell'IT hanno negato il giro di vite e hanno definito la misura «temporanea».
«La direttiva è arrivata dopo che la Corte Suprema lo scorso mese si è espressa sul blocco dei siti pornografici avanzato in un ricorso di un avvocato», ha detto un funzionario che ha chiesto l'anonimato, aggiungendo che lo scopo è quello «di attenersi alle osservazioni giudiziali e di proteggere il tessuto culturale della società».
Tuttavia, ha insistito il funzionario, non si tratta di divieto in quanto molti di questi siti web sono ancora disponibili tramite VPN (reti private virtuali) e server proxy. «Si tratta di un provvedimento provvisorio finché il governo non emanerà un quadro normativo, che potrebbe includere diverse misure tra cui la consapevolezza di massa», ha aggiunto.
I dirigenti Telecom hanno detto ai media locali che ci sarebbero voluti un paio di giorni per bloccare tutti i siti web. Scatenati i social network, con alcuni utenti che hanno lamentato la mossa «conservatrice» e «pudica» del governo nazionalista indù, dicendo che va contro la posizione della Corte Suprema a tutela del diritto degli adulti di accedere a Internet.
La petizione originale, che ha portato alla sentenza della Corte Suprema il mese scorso, sosteneva che i crimini contro le donne e i bambini sono influenzati dalla proliferazione di siti porno, che si stima siano circa 40 milioni. Guardare porno è legale in India, anche se la distribuzione e la vendita di materiale pornografico è illegale.
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