“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
1 – “LA POLEMICA SU GRISHAM CHE VUOL SALVARE I PEDOFILI ONLINE”
Enrico Franceschini per “la Repubblica”
Nella lunga serie di best-seller che ne hanno fatto il padre dei “legal thriller”, John Grisham difende ogni genere di vittime della giustizia. Mai però ne aveva scelte di così indifendibili come nell’intervista concessa al Daily Telegraph di Londra per il lancio del suo nuovo libro. Lo scrittore americano è sceso in campo inaspettatamente al fianco dei pedofili, o meglio, come lui distingue, dei condannati per reati di pedopornografia, coloro che guardano «magari per sbaglio» immagini di minori ripresi in atti sessuali ma «non toccherebbero mai un bambino ».
Una differenziazione che ha attirato sull’autore de Il socio , L’uomo della pioggia , Il rapporto Pelican e tanti altri romanzi, molti dei quali diventati film di successo, un’ondata di critiche da parte di organizzazioni per la difesa dei minori. Simili posizioni, affermano i suoi accusatori, equivalgono a sostenere che certi stupri sono meno gravi di altri e significano non comprendere che anche dietro una foto di un adolescente sul web ci sono violenze e abusi.
Una polemica così forte che ieri sera ha costretto lo scrittore a scusarsi attraverso il suo sito Internet: «I miei commenti non intendevano in alcun modo esprimere compassione verso chi è condannato per crimini sessuali su bambini. Non riesco a pensare a altro di più deprecabile. Mi rammarico di aver fatto quei commenti e mi scuso con tutti».
Nell’intervista pubblicata dal quotidiano londinese, Grisham comincia col dire che negli Stati Uniti si esagera a mettere la gente dietro le sbarre, notando che l’America, con il 5 per cento della popolazione mondiale, ha il 25 per cento dei detenuti mondiali, qualcosa come 2 milioni e 200 mila persone in prigione.
«Negli ultimi 30 anni il nostro sistema giudiziario è impazzito, mandando in carcere colletti bianchi come Martha Stewart (la conduttrice televisiva e imprenditrice condannata per frode, ndr) e giovani neri per reati secondari legati alla droga», afferma lo scrittore. Ma poi aggiunge che tra le vittime di questa situazione ci sono uomini che guardano pedopornografia online.
«Oggi le nostre carceri sono piene di uomini della mia età, uomini bianchi di 60 anni che non hanno mai fatto male a nessuno e che non toccherebbero mai un bambino». La giustizia, a suo parere, non fa distinzione tra autentici pedofili e coloro che, accidentalmente o meno, scaricano dalla rete contenuti pedopornografici.
«Una sera vanno online, cominciano a navigare, probabilmente hanno bevuto troppo, premono il tasto sbagliato, si spingono troppo in là e finiscono in un sito di pedopornografia », continua Grisham. «Un mio buon amico ha fatto tre anni di prigione per avere guardato un sito. Qualche giorno dopo gli bussano alla porta ed è l’Fbi che lo arresta per quello». Forse consapevole della controversia che avrebbe suscitato, lo scrittore ci tiene a ribadire: «Non ho nessuna compassione per i pedofili. Mio Dio, ti prego, fai che siano messi in gabbia. Ma molte delle persone a cui mi riferisco non meritano dure sentenze in prigione».
La reazione non si è fatta attendere. «Con le sue parole Grisham manda un messaggio pericoloso, come se limitarsi a guardare quelle immagini non provocasse danni», commenta Jon Brown, direttore della Nspcc, una associazione di carità che difende i bambini da abusi sessuali. «La verità è che dietro ogni immagine c’è un minore che ha sofferto e scaricarle crea una maggiore domanda che a sua volta crea nuovi abusi ». Bharti Patel, presidente di Ecpat Uk, un altro gruppo che lotta contro la pedopornografia, definisce le dichiarazioni di Grisham «irresponsabili» e avvocati di organizzazioni analoghe lo esortano a incontrare vittime della pedofilia per meglio comprendere il problema.
Grey mountain , il nuovo romanzo dello scrittore americano, non tratta affatto di questo argomento. Chissà se, dopo la polemica sui pedofili e le scuse tardive, avrà lo stesso successo dei suoi precedenti, che in un quarto di secolo gli hanno fatto vendere 275 milioni di copie in tutto il mondo.
2 – “LO PSICHIATRA CANCRINI: ‘GUARDARE QUEI VIDEO NON È DIVERSO DALL’ABUSO”
Caterina Pasolini per “la Repubblica”
«I concetti di reale e virtuale non possono essere applicati alla pedofilia. Non è innocente chi guarda in Internet un video porno con bambini violentati e maltrattati. È colpevole come chi li abusa fisicamente. Sono tutti e due malati: da condannare, secondo la legge magari con pene diverse, e poi da curare». Luigi Cancrini, psichiatra, psicoterapeuta, Presidente del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale, non ha dubbi davanti alle parole dello scrittore americano.
Grisham parla di innocenti in cella.
«Chi guarda video in cui minorenni vengono seviziati e stuprati in qualche modo diventa complice di un mercato che, sapendo di avere nuovi clienti, continuerà a creare merce e a produrre filmini per gli amanti del genere, per chi ha questa patologia. In fondo, in questo caso, guardare è un po’ come l’istigazione a delinquere».
Lo scrittore dice che chi guarda non abusa.
«Le indagini della polizia italiana raccontano invece che, come i drogati hanno bisogno di dosi sempre più forti, i pedofili chiedono sempre più spesso immagini per eccitarsi. E certo, non ci sono numeri, ma un dato concreto è che nelle case di chi ha aggredito o abusato di minorenni si trovano spesso filmini a luci rosse con bambini come vittime».
Da Internet alla realtà?
«Questo è quello che raccontano gli inquirenti. I filmini, il semplice guardare gli abusi, sono solo il primo passo del pedofilo che poi trova il coraggio di mettere in atto i propri desideri andando magari a fare viaggi in Oriente o Africa... ».
Che fare?
«Leggi e condanne dure, ma dopo, come accade in Belgio, bisognerebbe prevedere la cura della patologia altrimenti è tutto inutile. Purtroppo in Italia niente di tutto questo è previsto, né misure alternative alla condanna né terapie per i pedofili. Che usciranno dalle carceri come sono entrati».
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