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Hanno a più riprese scavato nelle pareti della caverna, in cerca di una via d'uscita, i 12 ragazzini thailandesi che il 23 giugno scorso si sono persi nel complesso di grotte di Tham Luang e sono stati tratti in salvo 18 giorni dopo grazie a una gigantesca operazione di soccorso internazionale.
Lo hanno raccontato loro stessi nel primo incontro con la stampa: insieme al loro allenatore hanno riferito che, dopo un allenamento, si sono inoltrati nella grotta, ma ad un certo punto hanno realizzato che l'acqua stava crescendo e hanno capito che dovevano inoltrarsi sempre più all'interno.
Quando hanno capito che si erano persi, hanno realizzato che avrebbero dovuto trascorrere lì la prima notte.
"Dalla prima intersezione ci siamo mossi, inoltrati per circa 200 metri, dove c'era una collina e una cascata. E poichè era vicina all'acqua, abbiamo pensato che fosse un posto migliore.
Non avevamo paura in quel momento e abbiamo pensato: 'il livello dell'acqua dovrebbe scendere e sicuramente qualcuno cercherà di trovarci'. E poi abbiamo scavato un po', utilizzando pietre, cercando una via di uscita. Pensavamo 'dobbiamo trovare una via d'uscita, forse c'è una via d'uscita'.
Alcuni dei ragazzi erano stati già nella grotta, e dicevano 'c'è un'altra uscita'". I ragazzi hanno anche raccontato di come cercavano di sostenersi e darsi coraggio l'un con gli altri e di come abbiano 'ammazzato il tempo', giocando a scacchi e con giochi da tavolo: "Ho cercato di sostenere un po' il gruppo e trovare soluzioni", ha detto uno.
Fuori prima del previsto E' stato permesso loro di lasciare l'ospedale un giorno prima del previsto ed stata subito organizzata una conferenza stampa "perche' i giornalisti possano fare loro tutte le domande che vogliono -ha spiegato un portavoce del governo - e poi, una volta a casa con i loro genitori, li lascino in pace".
Con la divisa della squadra I ragazzi hanno preso parte ad una conferenza stampa in cui raccontano la loro storia per la prima volta, come hanno annunciato le autorità locali. Tutti indossano la divisa della loro squadra, i Wild Boars ("Cinghiali"). I 'cinghialotti' sono apparsi in buona salute e sorridenti.
"Quando ho visto i soccorritori ho pensato a un miracolo" "Quando ho visto i soccorsi ho pensato fosse un miracolo": così, incontrando per la prima volta la stampa, uno dei dodici ragazzi rimpasti intrappolati per 18 giorni nella grotta di Tham Luang. –
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