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PRIGOZHIN È MORTO E ANCHE LA BRIGATA WAGNER NON STA TANTO BENE – IL GRUPPO PARAMILITARE RUSSO HA LASCIATO IL MALI DOPO TRE ANNI E MEZZO E LE SUE UNITÀ SONO STATE RILEVATE DALL'AFRICA CORPS, GESTITO DIRETTAMENTE DA MOSCA – UNA MOSSA DEL CREMLINO PER RAFFORZARE LA PROPRIA INFLUENZA NEL SAHEL – DOPO LA SCOMPARSA DEL FONDATORE PRIGOZHIN, DUE ANNI FA, I MERCENARI DELLA WAGNER SI SONO DIVISI IN ALMENO CINQUE GRUPPI, SPARSI PER IL CONTINENTE AFRICANO…
RUSSIA: GRUPPO WAGNER 'RILEVATO' DALL'AFRICA CORPS GESTITO DA MOSCA
(Adnkronos/Afp) - Il gruppo paramilitare russo Wagner ha lasciato il Mali e le sue unità sono state rilevate dall'Africa Corps, gestito da Mosca. Lo hanno riferito all'Afp fonti diplomatiche e di sicurezza del Paese dell'Africa occidentale.
"Ufficialmente, Wagner non è più presente in Mali. Ma l'Africa Corps sta intensificando i suoi sforzi", ha dichiarato una fonte diplomatica nella regione del Sahel.
WAGNER FUORI DAL MALI. RIASSETTO RUSSO SOTTO LA STORIA DELLA MISSIONE COMPIUTA
Estratto dell’articolo di Ferruccio Michelin per https://formiche.net/
Il 6 giugno 2025 il Gruppo Wagner ha annunciato il ritiro dal Mali, dichiarando conclusa la propria missione dopo tre anni e mezzo di operazioni. Ma dietro la retorica trionfalistica si nasconde un riassetto strategico orchestrato da Mosca, più che un reale successo sul campo.
L’uscita della compagnia militare privata – formalmente indipendente ma da sempre legata agli apparati russi – coincide con il passaggio di consegne all’Africa Corps, una nuova struttura più direttamente controllata dal Ministero della Difesa.
La Russia, in altre parole, resta, ma con un assetto più regolare e gestito dall’alto, dopo mesi di crisi interna alla galassia Wagner e fallimenti operativi sul terreno maliano.
Wagner era arrivata in Mali nel dicembre 2021, chiamata da un governo militare in rotta con la Francia e gli alleati occidentali dopo due colpi di Stato ravvicinati. L’uscita delle truppe francesi dell’operazione Barkhane aveva lasciato un vuoto che il regime del colonnello Assimi Goïta ha cercato di colmare con l’appoggio russo, siglando un contratto da circa 10 milioni di dollari al mese.
LA FOTO DI EVGENIJ PRIGOZHIN PUBBLICATA SU TELEGRAM DAL GRUPPO WAGNER
Il gruppo ha fornito supporto militare, formazione alle FAMa (le forze armate maliane) e protezione del potere centrale. In parallelo, Mosca ha promosso una campagna mediatica anti-occidentale, sfruttando il sentimento antifrancese diffuso nel Paese.
Tuttavia, il bilancio della presenza Wagner è stato tutt’altro che positivo. Oltre alle pesanti accuse di crimini di guerra – tra cui il massacro di Moura nel marzo 2022, con almeno 300 civili uccisi – l’efficacia militare del gruppo si è rivelata limitata.
Nel luglio 2024, un’imboscata dei ribelli tuareg nel nord del Paese ha inflitto una delle peggiori sconfitte subite da Wagner in Africa, uccidendo decine di mercenari e soldati maliani. L’episodio ha evidenziato la fragilità operativa del gruppo: conoscenza scarsa del terreno, logistica inadeguata, isolamento rispetto al contesto locale.
La narrazione della “missione compiuta”, rilanciata da canali vicini al Cremlino, punta a salvare l’immagine. Wagner sostiene di aver contribuito a neutralizzare migliaia di jihadisti e rafforzato la stabilità. Ma fonti indipendenti e analisti – dal CSIS al New York Times – parlano di un ritiro dettato dalla debolezza e dal progressivo smantellamento dell’apparato Prigozhin dopo la sua morte nell’agosto 2023. […]
Secondo diversi osservatori, il Mali resta strategico per Mosca: sia per l’accesso alle risorse naturali, in particolare l’oro, utile a finanziare la guerra in Ucraina, sia per l’influenza geopolitica nel Sahel, area contesa con Francia, Stati Uniti e Cina. Il cambio di formato operativo non è quindi un passo indietro, ma un tentativo di consolidamento e professionalizzazione dell’impegno russo, dopo una fase caratterizzata da brutalità, improvvisazione e ambiguità giuridica.
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All’interno del Mali, la percezione della popolazione è ambivalente. Inizialmente sostenuta da parte dell’opinione pubblica urbana, Wagner ha perso consensi a causa dei risultati scarsi e delle accuse di abusi. […]
Il ritiro di Wagner non segna la fine della presenza russa in Mali, ma l’inizio di una nuova fase più formalizzata e potenzialmente più efficace. Resta da vedere se l’Africa Corps saprà evitare gli errori del passato e affrontare una realtà complessa, con minacce jihadiste attive, ribellioni etniche e uno Stato centrale fragile.
Per l’Occidente, l’uscita di Wagner può essere un’occasione per ripensare la propria strategia nel Sahel, ma servono proposte credibili e un approccio meno episodico. […]
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