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Estratto dell'articolo di Andrea Ossino per “la Repubblica - Edizione Roma”
Sequestrato, lasciato senza vestiti a patire il freddo invernale e pestato dentro una baracca. Gualtiero Giombini aveva pagato a caro prezzo la sua colpa: essersi fatto rubare 107 chili di cocaina. Perché quella droga apparteneva a Leandro Bennato, amico e nemico di Fabrizio “Diabolik” Piscitelli e protagonista, insieme al fratello Enrico e al killer Raul Esteban Calderon, della guerra dei narcos per il controllo di Roma dopo la morte di Diabolik. Almeno secondo la procura.
Leandro Bennato è stato fermato ieri a Ladispoli dai carabinieri del Nucleo investigativo di Roma. Il nipote del “ gattino”, boss di Casalotti, agiva insieme all’altro fermato, Elias Mancinelli. Ed era a piede libero solo a causa delle « condizioni di salute di sua madre».
Secondo i pm nel novembre scorso avrebbe tenuto segregato Giombini (morto due settimane dopo il pestaggio per ragioni da chiarire) per diversi giorni dentro una baracca, costringendolo a stare nudo, tenendolo legato a una sedia per ore e picchiandolo ripetutamente per capire chi avesse preso la droga che aveva il compito di custodire.
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