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LA GUERRA IN UCRAINA? I RUSSI FINGONO CHE NON ESISTA - A MOSCA TORNA IL FESTIVAL “LETO V MOSKVE”, CON LE STRADE DELLA CITTA' ADDOBBATE CON FIORI, LUMINARIE E DECORAZIONI VARIE – E' UNA PARACULATA DI PUTIN, CHE VUOLE "OSCURARE" IL CONFLITTO CON KIEV. D'ALTRONDE IL POPOLO RUSSO NON HA ALCUNA VOGLIA DI RIBELLARSI AL CREMLINO E SI LASCIA ABBINDOLARE VOLENTIERI – LO PSICOLOGO DENIS VOLKOV: “ORMAI, PER LA MAGGIOR PARTE DEI RUSSI, L'OPERAZIONE MILITARE È DIVENTATA ROUTINE A CUI ASSISTERE SOLO DISTRATTAMENTE, ANCHE PER NON TURBARSI TROPPO…”
Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/esteri/2025/07/28/news/estate_a_mosca_russia-424756173/
La fotografa Nastja Karagodina ha un bel da fare. «Mai vista Mosca così. Tutti vogliono uno shooting». Quest'estate la capitale russa è un'unica smisurata scenografia. Le balaustre di ponti e lungofiumi strabordano di petunie colorate. Le strade pedonali sono bardate di luminarie e aiuole.
Nei viali si susseguono chioschi o tavoli da ping-pong, a ogni incrocio fantasiosi negozi di souvenir e palcoscenici nelle piazze. Tutto parte del festival Leto v Moskve, "Estate a Mosca", l'ultimo oppio del popolo russo per far dimenticare che, da qualche parte, in Ucraina, ancora si combatte e si muore. E un implicito segno che il Cremlino vuol andare avanti a oltranza incurante degli appelli a negoziare di Donald Trump.
Sotto il sindaco Sergej Sobjanin, Mosca era sempre stata teatro di perpetui festival all'aperto per i pretesti più disparati. Tutto finito con l'inizio dell'offensiva in Ucraina nel febbraio 2022, […] Ma da quando il conflitto è entrato nel quarto anno si è tornati agli antichi fasti. […] E stavolta si è proprio esagerato.
[…] «Il conflitto in Ucraina? Che dire? Ho smesso di aggiornarmi ossessivamente. È il mio meccanismo di difesa», ammette l'insegnante Alina, 38 anni. […] Non è la sola, spiega il sociologo Denis Volkov, a capo dell'istituto di sondaggi indipendente Levada.
«Ormai, per la maggior parte dei russi, l'operazione militare è diventata routine a cui assistere solo distrattamente, anche per non turbarsi troppo. Dopotutto, è impossibile influire su ciò che accade. La capacità di prendere le distanze, isolarsi o osservare gli eventi dall'esterno permette alla maggior parte della popolazione di sopravvivere, anche alle perdite umane. Nella testa della gente, i combattimenti in Ucraina riguardano soldati professionisti e volontari che sapevano a cosa andavano incontro. E le autorità russe fanno di tutto per alimentare l'illusione che la vita va avanti "come sempre". Non è un caso che i simboli dell'Operazione militare come le "Z" e le "V" siano scomparsi per far spazio ai festivi addobbi urbani».
[…] I luoghi che hanno subito la trasformazione più eclatante sono proprio le due piazze simbolo delle passate proteste moscovite: Piazza Bolotnaja, che nell'inverno 2011-2012 fu teatro delle oceaniche manifestazioni contro la ricandidatura di Vladimir Putin per un terzo mandato, è diventata un anfiteatro e piazza Pushkin, che fu il luogo di ritrovo delle proteste indette dal defunto dissidente Aleksej Navalny, è stata trasformata in un dehors con vista fontana recintata di cipressi.
Meglio scordare anche le passate ribellioni e scongiurarne di nuove con nuove leggi sempre più repressive che hanno messo al bando un fantomatico "movimento satanista internazionale" o introdotto persino il "reato di lettura" vietando non solo la pubblicazione di contenuti "estremisti", ma la semplice ricerca online. «Nell'aria russa c'è odore di temporale», commenta il politologo in esilio Vladimir Pastukhov, bollato dalle autorità come "agente straniero". «Il regime sta erodendo le residue libertà e in un futuro molto prossimo la Russia tornerà definitivamente e irrevocabilmente sovietica, senza più alcuna libertà politica e personale, proprio come nella tarda Unione Sovietica».
In Piazza Pushkin, sui finti scaffali di un padiglione a forma di biblioteca, sono riprodotti i dorsi dei più noti romanzi di Pushkin e Tolstoj, ma non i titoli moderni di Akunin o Ulitskaja che oramai circolano soltanto sotto forma di samizdat, copie clandestine. […]
[…] All'imbrunire, complici le notti moscovite quasi bianche, via Nikolskaja si trasforma in una discoteca all'aperto. I ragazzi ballano in strada sorseggiando cocktail. Quando da un bar parte la canzone Samaja Samaja di Egor Krid, al coro danzante di adolescenti si unisce anche un 70enne. Tutti insieme cantano a squarciagola: «Mamma mamma, sto impazzendo, ubriaco senza vino». Ma le estati moscovite sono rinomatamente brevi.
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