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Marco Bardesono per il “Corriere della Sera”
Nei sentieri sulla montagna di Ramatz, teatro degli scontri violentissimi di quattro anni fa, della protesta e dell’attacco dei No Tav di allora, ieri si sentiva solo un odore: la puzza acre dei lacrimogeni lanciati da polizia e carabinieri contro un centinaio di giovani vestiti di nero che hanno scelto lo scontro diretto con le forze dell’ordine. Si sono lanciati contro i new jersey che delimitano il cantiere scagliando pietre e facendo esplodere petardi: si sono ritirati dopo quattro blitz la mattina, sono tornati dall’altro lato del cantiere nel tardo pomeriggio per ingaggiare nuovi scontri.
Non più di duemila i partecipanti alla manifestazione, 400 gli antagonisti che a turno e a più riprese si sono avvicinati alle reti del cantiere. La regia dei disordini è rimasta in mano al centro sociale Askatasuna, culla della protesta antagonista torinese. Pochi torinesi, invece, tra i black bloc. Sono arrivati a Chiomonte in pullman, treno e auto da Milano, Bologna, Genova e Roma. Qualcuno anche da Spagna e Francia. Assenti, ma attesi fino a ieri mattina, i greci. Feriti, fermi, denunce e sequestri, ma i numeri sono molto lontani da quelli del 2011.
Cure mediche per quattro manifestanti (tra loro una donna anziana e un giovane colpito in testa da un lacrimogeno) e altrettanti poliziotti. Quattro le persone fermate e denunciate, tra loro c’è anche il conducente del furgone noleggiato da Askatasuna, all’interno del quale sarebbero stati trovati bastoni, maschere antigas, petardi e pietre. Il mezzo è stato sequestrato.
Il ritorno dei No Tav in Val di Susa, dopo quasi un anno di silenzio, scandito solo da rinvii a giudizio e processi, ha suscitato le reazioni della politica. Se il M5S accusa polizia e carabinieri («Pessima la gestione dell’ordine pubblico in Val di Susa»), il Pd, con il senatore Stefano Esposito, si schiera contro i No Tav: «Abbiamo assistito alle sassaiole da parte dei soliti teppisti». Le parole più emblematiche su quanto avvenuto sono però di un funzionario di lungo corso della Digos di Torino: «L’incolumità di mamme e bimbi presenti alla manifestazione è stata messa a repentaglio da quei 400 scalmanati che li hanno usati come scudi umani».
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