giuliana de sio

“HO FATTO 40 ANNI DI PSICANALISI E NON HO CAPITO NIENTE” – GIULIANA DE SIO MEJO DI WOODY ALLEN: “NON HO UN MESSAGGIO IMPORTANTE DA COMUNICARE ALL’UMANITÀ, SONO NOIOSA, D’ESTATE STUDIO OSSESSIVAMENTE I COPIONI E CHIEDO AI BAGNINI DI SENTIRMI LA PARTE. CON I PRIMI SOLDI, A 19 ANNI, HO CERCATO UN TERAPEUTA. MA NON HO CAPITO NIENTE. NON SO COME SAREI STATA SENZA: FORSE UGUALE, FORSE SOLO PIÙ RICCA. LA VECCHIAIA? IL MIO CORPO E LA MIA MENTE MI STANNO ABBANDONANDO. SONO TERRORIZZATA…”

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Estratto dell’articolo di Silvia M.C. Senette per www.corriere.it

 

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[…] Giuliana De Sio arriva a Bolzano con il suo tour e si racconta prima di portare in scena « Il gabbiano» di Anton Cechov, regia di Filippo Dini. L’attrice, 50 anni di carriera, dà corpo e voce a Irina Nikolaevna Arkadina, il personaggio principale, madre di Kostja, che ha un rapporto difficile con il figlio e vive una vita intensa e piena di passioni.

 

De Sio, che donna interpreta?

«Una delle grandi cattive. Arkadina è una donna anaffettiva, che non riesce ad amare il proprio figlio e gli dice cose che non uscirebbero mai dalla bocca di una madre normale. […]».

 

[…]

Perché ha accettato di confrontarsi con un testo così ingombrante?

«Senza falsa umiltà, di sfide difficilissime ne ho colte davvero tante, non so cosa potrei fare di più difficile.  […] sono esigentissima nei confronti di me stessa e quando lavoro con registi altrettanto esigenti le mie aspettative diventano impossibili da esaudire. Vivo nella delusione di me stessa pur sentendomi dire “brava” dagli altri».

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[…]

È cambiato il suo rapporto con il corpo in scena?

«Il corpo mi sta abbandonando per lo stress che deve affrontare tutte le sere. Vivo il confronto con me stessa come una malattia della vecchiaia: sono terrorizzata dall’invecchiamento del mio corpo e del mio cervello. Avevo una memoria di ferro, ma adesso lotto, annaspo, non ho più quella sicurezza granitica. È un’ansia anticipatoria, la paura di avere un vuoto di memoria vero».

 

Ha pensato di ritirarsi dalle scene?

«Ci penso continuamente. Fisicamente e psicologicamente, recitare è diventato devastante. L’ansia cresce con gli anni e mi rende sempre più fragile, è un continuo rischio di attacchi di panico. Non so se sarò più coraggiosa a lasciare o a restare, ma sono troppo riconoscibile: se volessi cambiare mestiere, dovrei passare la vita a spiegare perché non faccio più l’attrice».

 

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Ha avuto bisogno di aiuto?

«Ho fatto 40 anni di psicanalisi: con i primi soldi, a 19 anni, ho cercato un terapeuta. Ma alla fine, come dice Woody Allen, non ho capito niente. Non so come sarei stata senza: forse uguale, forse solo più ricca. Non mi sono mai chiesta “chi sono io”, non sono una feticista della mia biografia, non l’ho mai voluta scrivere anche se tutti me l’hanno chiesto. Ma non ho un messaggio importante da comunicare all’umanità, sono noiosa, d’estate studio ossessivamente i copioni e chiedo ai bagnini di sentirmi la parte».

 

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Si racconta volentieri: anche a «Belve» da Francesca Fagnani.

«Fagnani ha fatto della domanda sul “circoletto della De Sio”, una cosa detta forse 15 anni fa, una liturgia. Vado al bar e mi chiedono del circoletto. Un appello alla Fagnani: basta con questa frase, trovatene un’altra».

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