DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1 - L'ORRORE DI GIADA BUTTATA DAL CAVALCAVIA DAL COMPAGNO VIOLENTO
Estratto dell’articolo di Monica Serra per “la Stampa”
C'è un piccolo mazzo di gerbere bianche e gialle sul cavalcavia della morte. Qualcuno ha lasciato un bigliettino arrotolato, bagnato dalla pioggia che non dà tregua. C'è scritto: «Ciao Giada, sei stata luce». È questo il punto esatto in cui Giada Zanola ha perso la vita alle 3,45 di mercoledì notte, ammazzata dal compagno […]
Il trentottenne Andrea Favero è stato fermato per omicidio volontario aggravato dalla Squadra mobile dopo un giorno intero di «messa in scena» in cui tutti credevano Giada morta suicida, dopo un volo dal cavalcavia a un chilometro da casa a Vigonza, alle porte di Padova.
E a dieci chilometri da Vigonovo, proprio il paese di Giulia Cecchettin, dove Giada faceva la commessa in un negozio di prodotti per la casa. Stava per cambiare vita Giada, per allontanarsi da questa relazione tossica, da «litigi quasi all'ordine del giorno» per cui aveva anche deciso di annullare le nozze a settembre. A giorni avrebbe iniziato a lavorare alla stazione di servizio in cui è impiegato il nuovo compagno.
Presto sarebbe andata via da questa villetta dai muri beige con lo scivolo del figlio e la bici ancora in mezzo al prato incolto, dove oramai da marzo lei e Favero vivevano da «separati in casa». Lei non gli aveva nascosto nulla: «Lo sapevo, mi ha mostrato foto e chat che si scambiava con lui», ha raccontato il trentanovenne al pm Giorgio Falcone. Era «geloso» Favero. Tanto che a un'amica Giada «aveva confidato di avere paura di lui», di temere che qualche volta la drogasse.
Un rapporto «sempre più burrascoso – si legge nel provvedimento – con scontri fisici, minimizzati dall'indagato» che durante l'interrogatorio è arrivato a dire che «era la compagna ad aggredirlo e lui a difendersi». Che lui accettava tutto perché «il suo unico pensiero era il figlio».
giada zanola gettata da un cavalcavia
Un castello di bugie costruito davanti ai poliziotti della questura diretta da Marco Odorisio per nascondere il femminicidio. «Per allontanare da sé i sospetti», Favero ha inviato un sms a Giada la mattina dopo averla uccisa: «Sei andata al lavoro?? Non ci hai nemmeno salutato!!». Poi ha cambiato più volte versione, si è contraddetto, fino alla confessione di fronte agli agenti: «Giada non è caduta da sola» […]
Anche se le telecamere del cavalcavia non lasciano spazio a dubbi: la Ford Cmax di Giada torna a casa quando lei è già stata travolta da un camion sulla corsia di sorpasso dell'autostrada, in direzione Milano. Se è stata trascinata lì già morta, o stordita da qualche sostanza lo dirà oggi l'autopsia. Ma nel minuto e mezzo in cui l'auto si è fermata sul cavalcavia, con lei c'era Favero.
Senza lacrime ma come intontito, davanti al pm ha ricostruito: «Ho un vuoto e non riesco a mentalizzare la scena. Ricordo che eravamo a casa, abbiamo cominciato a litigare e Giada si è allontanata a piedi verso il cavalcavia. Ho preso l'auto e l'ho raggiunta facendola salire.
Ho fatto l'inversione e nel frattempo continuavamo a litigare, nel senso che lei mi sbraitava addosso come spesso ultimamente faceva dicendo che mi avrebbe tolto il bambino e non me lo avrebbe più fatto vedere. A quel punto - dice Favero - ricordo che siamo scesi ma qui i ricordi si annebbiano, non ricordo come ho reagito. Non ricordo se siamo saliti sul gradino della ringhiera che si affaccia sull'autostrada, quello del parapetto».
Giada aveva paura di lui. Alla sua migliore amica aveva mandato le foto dei lividi dopo l'ennesima lite lunedì: «Litigavano con cadenza quotidiana, anche per motivi economici». Almeno due volte lui «l'aveva afferrata per il collo». L'avrebbe anche minacciata di mandare in giro video dei loro momenti intimi. Era «ossessionato» dal «pensiero di non avere una via d'uscita». […]
2 - QUEI MESSAGGI INQUIETANTI ALLE AMICHE "HO PAURA CHE ANDREA MI AVVELENI"
Estratto dell’articolo di Laura Berlinghieri per “la Stampa”
«Giada non ci aveva mai detto che Andrea fosse violento o che la situazione fosse grave. Anche con noi, lui è sempre stato tranquillo e gentile. Ogni tanto litigavano, come tutte le coppie. Non sappiamo cosa sia successo». Daniel Zanola è ancora stordito, investito da un macigno enorme e improvviso. Parla della sorella, uccisa dal compagno. […]
Giada Zanola e Andrea Favero si sarebbero dovuti sposare domani. Poi avevano posticipato il matrimonio al 21 settembre. Avevano prenotato la chiesa, pagato il ristorante, acquistato gli abiti, scelto i testimoni. «Ma, conoscendomi, potrei dire no davanti al prete» ironizzava Giada, su Facebook, scherzando con le due amiche che aveva scelto per il suo giorno speciale.
È una parte della storia. L'altra si compone dei messaggi spaventati della donna alle amiche: «Ho paura che Andrea mi avveleni». Dei segni sul corpo di lei, impressi sulle fotografie, anche queste mandate alle amiche. Ma anche dei segni sul corpo di lui; lui che a sua volta li fotografava, per mostrarli ai suoi amici.
Giada e Andrea stavano insieme da 5 anni, si erano conosciuti nella ditta di soccorso stradale dove lavoravano entrambi. Due anni dopo era nato il loro bambino. Si erano trasferiti a Stra, nel Veneziano, e poi a Vigonza. Si sarebbero dovuti sposare, ma poi lei aveva cancellato tutto.
Via Prati, a 800 metri dall'orrore. Il campanello di casa indica i nomi di tutti e tre: papà, mamma e figlioletto. I due husky gironzolano spaesati nel cortile. […]
Giada si era trasferita in Veneto da Brescia. Da pochi mesi aveva perso la mamma Nadia. A Brescia aveva lasciato i fratelli Daniel e Federica e il papà Gino. Lavorava come commessa da Sirene blu, a Vigonovo, la cittadina della provincia di Venezia dove viveva Giulia Cecchettin. E mette i brividi questa sequenza di coincidenze.
Da qualche tempo nella vita di Giada era entrato un secondo uomo. E lei aveva deciso di licenziarsi dal negozio - oggi sarebbe stato il suo ultimo giorno - pronta a prendere servizio nel distributore dove lavorava il nuovo compagno. Con Favero vivevano da separati in casa e lui, nell'interrogatorio con il pm, ha ammesso i litigi incessanti. Ha raccontato che Giada lo minacciava, dicendogli che gli avrebbe tolto suo figlio. Ma sono ricostruzioni offerte dall'uomo durante l'interrogatorio, da verificare.
Quello che resta, senza bisogno di conferme, è lo strazio di due famiglie. Il racconto delle loro vite e il poco che rimane. Il mazzo di fiori bianchi e gialli, stretto al ferro della ringhiera del cavalcavia.
3 - LAVORAVA NELLO STESSO PAESE DI GIULIA CECCHETTIN «PER NOI SI RIPETE IL DOLORE»
Estratto dell’articolo di Giulia Zennaro per "il Messaggero"
Dopo Giulia Cecchettin tutti avevano sperato che quello sarebbe stato l'ultimo femminicidio. Così non è stato, anzi: il Veneto ha pagato un tributo altissimo, con già due donne uccise nel 2024. L'ultima, Giada Zanola, era «bresciana di nascita ma veneta nel cuore»: così si definiva sui social […]
A Vigonovo, dove lavorava in un negozio di profumi, c'è un'atmosfera straniata: è difficile, per una comunità così piccola, riuscire a spiegarsi un tale carico di dolore, a pochi mesi di distanza dal caso di Giulia, che abitava a poche centinaia di metri dal posto in cui Giada lavorava. Le sue colleghe, appena sentono il suo nome, scoppiano in lacrime.
[…] Vigonovo, a sette mesi dall'uccisione di Giulia Cecchettin, è di nuovo su tutti i giornali e basta parlare con chi conosceva Giada per trovare alcune analogie che stringono il cuore tra il suo caso e quello di Giulia. Anche Giada aveva perso la mamma da poco, lo scorso dicembre, come Giulia; e ora a portare il lutto della morte di una figlia sono due padri che, oltre alla tragedia, condividono anche il nome, Gino.
[…] Giada Zanola aveva scelto di vivere in Veneto nel 2011, quando si era trasferita a Santa Maria di Sala, dove era rimasta fino al 2018. Da lì si era spostata a Stra, dove aveva abitato insieme ad Andrea Favero fino al 2022. Poi il trasferimento della coppia con il bimbo a Vigonza.
I vicini di Stra li descrivono come una coppia estremamente ritirata, che nonostante quattro anni passati in una via piccola, dove si conoscono tutti, faticavano a legare. Mohammed Safsafi, che vive nell'appartamento sotto a quello occupato dalla coppia, giura di non aver mai sentito niente di più di qualche litigio domestico e che erano «una bella famiglia».
Nella sua terra d'origine, Brescia, che aveva lasciato per amore, le amiche la ricordano come «una ragazza generosa, solare e dolcissima - racconta Francesca Barbieri -. Ora sei in cielo con la tua mamma. Voglio ricordarti per la tua dolcezza, la tua grazia, la tua eleganza, la generosità». […]
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